Cosa succede con il crollo del rublo

Il crollo del rublo è diventato uno dei più importanti fattori di destabilizzazione dell’economia mondiale. I timori verso la bancarotta della Russia sono schizzati verso l’alto sui mercati dei capitali, e ci sono diversi timori sull’esposizione da circa 130 miliardi di euro delle banche europee verso Mosca. Benché un default al momento non sia giudicato probabile, la crisi economica che sta colpendo la Russia potrebbe fornire un ulteriore elemento negativo alla congiuntura.

IL CROLLO DEL RUBLO E LA RUSSIA – Dall’inizio del 2014 il rublo si è deprezzato di circa il 60% nei confronti di euro e dollaro. Il crollo registrato in questi giorni è stato favorito dalla contemporanea diminuzione del prezzo del petrolio, fattore fondamentale dell’economia russa. Circa metà delle entrate statali dipendono dall’export enegetico, una percentuale che evidenzia quanto la Russia sia dipendente dalla quotazione del barile di greggio. Vladimir Putin ha rotto per la prima volta il suo silenzio sul crollo del rublo verificatosi in questi giorni sui mercati dei capitali, confermando una previsione di crescita per il 2014, per quanto con un incremento del Pil pari a solo lo 0,6%, e auspicando un rapido rimbalzo dopo che diversi fattori esterni, non spiegati, hanno contribuito alla caduta della valuta. L’apprezzamento del rublo è la priorità della Russia in questo momento, come si nota dall’importante intervento della banca centrale. Mosca dispone di più di 400 miliardi di riserve valutarie, e ha iniziato a intaccarle per difendere la sua moneta,e il potere d’ acquisto dei russi minacciato pesantemente da una svalutazione così drastica.

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IL CROLLO DEL RUBIO E LA CRISI – Per contenere gli effetti della recessione che si annuncia per il 2015, e forse già per il 2014, ed evitare una crisi valutaria che porti alla bancarotta diversi economisti interrogati da Bloomberg non escludono una restrizione alla libertà di movimento dei capitali russi. In queste settimane ci sono stati imponenti deflussi, e la Russia non può permettersi il loro proseguimento. Un’eventuale bancarotta di Mosca avrebbe un’importante effetto recessivo. I derivati che proteggono dal rischio di default, i Cds, sono schizzati a valori massimi, che mancavano dal 2009 in epoca di crisi finanziaria globale, mentre si sono praticamente azzerati i 15 miliardi di derivati che avevano scommesso sulla crescita del rublo. La crisi valutaria subita dalla Russia in questi giorni potrebbe provocare un collasso delle banche interne, visti gli effetti negativi dell’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse su un’economia sempre più infragilita dal calo del petrolio. La recessione potrebbe colpire in modo severo Mosca, che però può ancora beneficiare di un basso indebitamento. Il rapporto debito/Pil è pari al 13%, un valore particolarmente contenuto se lo si paragona a quello delle maggiori economie mondiali.
IL CROLLO DEL RUBLO E L’EUROPA – È indubbio che la flessione pronunciata dell’economia russa colpirà in particolar modo l’Europa, visti i legami commerciali esistenti tra Mosca e l’UE. La crisi valutaria renderà sempre più arduo il servizio del debito per i creditori russi, un problema acuito dalla dipendenza dei prezzi energetici della maggior parte delle imprese. L’aumento del profilo di rischio del debito privato russo potrebbe provocare i maggiori contraccolpi a livello internazionale alle banche europee. Gli istituti di credito hanno un’esposizione verso la Russia pari a 128 miliardi di euro, secondo i dati della Banca internazionale dei pagamentidel 30 giugno 2014. Particolarmente esposte sono le banche francesi con crediti per 37 miliardi, seguite dagli istituti italiani con 21. La Germania ha un’esposizione complessiva per 15 miliardi, mentre Bank Austria ne ha una, da sola, da 14 miliardi. Visti gli effetti negativi sull’export europeo già osservati dopo l’adozione delle sanzioni l’Europa appare l’area economica che verrà più colpita dalle difficoltà russe, specie in caso di aggravamento della crisi valutaria. La Banca centrale europea per ora non vede però motivi di particolari preoccupazioni. Danielle Nouy, capo della vigilianza bancaria, ha rimarcato come l’esposizione delle banche europee ha dimensioni tali da non suscitare motivi di forte preoccupazione, anche se il nervosismo dei mercati dovrebbe rimanere elevato nelle prossime settimane.

Photo credit: ALEXANDER NEMENOV/AFP/Getty Images

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