Brasile: il rapporto sulla tortura durante i 20 anni di dittatura. Roussef si commuove

17/12/2014 di Mazzetta

La Comissão Nacional da Verdade (CNV) ha terminato i suoi lavori, durati tre anni, e ha consegnato al presidente del Brasile Dilma Roussef il risultato della sua indagine sulla repressione durante il periodo che è corso dal 1965 al 1984, gli anni della dittatura.

 

La sede del 12° reggimento a Belo Horizonte, uno dei centri nei quali si praticava la tortura
La sede del 12° reggimento a Belo Horizonte, uno dei centri nei quali si praticava la tortura

 

VERITÀ E GIUSTIZIA – Argentina, Uruguay e Cile hanno già indagato quello che successe in quel periodo, nel quale tutti questi paesi sudamericani e altri furono soggiogati da dittature d’ispirazione fascista, sostenute dagli Stati Uniti in chiave anticomunista. Un sostegno che è bene ricordare si spinse fino all’esecuzione del Piano Condor.  I tre paesi hanno anche processato e condannato alcuni dei responsabili, una prospettiva che in Brasile appare meno probabile e non solo perché al paese è servito molto più tempo solo per arrivare a istituire la Commissione Nazionale per la Verità. Per ottenere giustizia potrebbe non esserci tempo.

 

 

L’INDAGINE DELLA COMMISSIONE – Commissione composta da sette persone e fortemente voluta dal presidente Roussef dopo che sono trascorsi inutilmente i primi due mandati con il suo Partido dos Trabalhadores (PT) al potere e il presidente Luiz Inácio Lula da Silva che ha mostrato di avere altre priorità. Non così Roussef, che all’epoca finì tra le mani dei torturatori, tra le altre cose appesa a testa in giù e torturata con la corrente elettrica. La commissione non ha avuto vita facile, perché gli archivi militari sono stati distrutti e ovviamente i responsabili sono abbastanza restii a parlare.

CENTINAIA DI CASI PROVATI – La commissione ha così potuto provare solo alcune centinaia di casi su un numero che realisticamente non è azzardato pesare con la misura delle decine di migliaia. Un numero relativamente piccolo di casi che ha comunque consentito di concludere per l’esclusione della teoria delle «poche mele marce» e nel certificare che la repressione fu istituzionalizzata, diffusa, e brutale come già accertato anche nelle nazioni vicine. Il rapporto, agghiacciante in molte delle sue sezioni, esaurisce i lavori della commissione, che non ha competenze giudiziarie e si conclude con una serie di raccomandazioni, su tutte quella di annullare o ignorare l’amnistia che si era data nel 1979 lo stesso regime sostenuto dai militari. Posizione condivisibile anche in punta di diritto, perché i crimini contro l’umanità sono imprescrittibili, così come la tortura.

LA COMMOZIONE DI ROUSSEF – Presentandolo al paese Dilma Roussef, altrimenti conosciuta come una lady di ferro tempratissimo, si è commossa. Quelle pagine raccontano e ricordano le vite e spesso la morte di molte persone conosciute dalla stessa presidentessa del Brasile, che è stata a lungo in prima fila nella lotta ai regimi anticomunisti, anche in qualità di loro vittima, essendo attiva nei ranghi di una formazione d’ispirazione marxista.

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