Monti ha davvero scritto sul Corriere che sarebbe meglio se «lo Stato favorisse ristrutturazione o chiusura» di molte attività

Le sue "condizioni" per la fiducia al governo

17/01/2021 di Redazione

Mario Monti e i ristori, un intervento sul Corriere della Sera, nella sezione degli editoriali. Uno spazio che il senatore a vita si è preso per dire la sua sull’attuale crisi di governo, nell’anti-vigilia del voto – decisivo – al Senato. Dove l’attuale esecutivo, evidentemente, conta anche sul suo supporto. Tuttavia, il titolo dell’editoriale sembra essere già abbastanza eloquente: Le condizioni per la fiducia. Non un’intervista, in cui ci sarebbe potuto essere un certo contraddittorio, ma un articolo scritto di suo pugno, che si trova a insistere su alcuni passaggi che possiamo definire senz’altro controversi. E che non sono affatto sfuggiti al popolo dei social network, che ha iniziato a far circolare alcune frasi dell’articolo scritto dal senatore a vita.

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Mario Monti e i ristori, la frase contestata

In modo particolare, su Twitter ci si è stupiti della posizione tenuta da Mario Monti in merito all’ormai noto decreto ristori, che è stato approvato nei giorni scorsi e che rappresenta la base per una nuova infornata di aiuti. È già pronto, infatti, un nuovo accordo per prevedere altra liquidità per tutte quelle attività che, a causa delle restrizioni imposte dal governo per contenere la pandemia, sono rimaste chiuse o hanno avuto un volume d’affari decisamente limitato rispetto al passato.

Il ragionamento dell’economista e senatore a vita è il seguente: dal momento che questi ristori vengono elargiti con fondi che saranno destinati ad aumentare il debito pubblico – e che quindi influiranno sulle generazioni future -, lo stato dovrebbe favorire la ristrutturazione o la chiusura delle attività a rischio. Testualmente, Monti lo riporta in questo passaggio:

«Diviene perciò importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a «ristorare» con debito, cioè a spese degli italiani di domani, le perdite subite a causa del lockdown, quando per molte attività sarebbe meglio che lo Stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura, con il necessario accompagnamento sociale, per destinare le risorse ad attività che si svilupperanno, invece che a quelle che purtroppo non avranno un domani».

Si tratta di un passaggio che prelude alla vera “condizione” per la fiducia, ovvero la prospettiva di inseguire meno il consenso, di essere più severo in alcune misure, di affrontare temi scomodi che spesso sono stati sottovalutati, quando non proprio evitati.

Non si tratta di una chiusura da parte di Mario Monti all’esecutivo di Giuseppe Conte, ma di un invito a proseguire su una strada diversa. Una strada che, tuttavia, non sembra convincere nemmeno quelle persone che hanno avuto, fino a questo momento, fiducia cieca nel lavoro del presidente del Consiglio.

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