Roma: la mafia, lo skipper con la droga e la segretaria delle bustarelle

Mafia a Roma, l’inchiesta sulla Piovra della Capitale è iniziata con una storia strana. Un sequestro di 500 kg di cocaina in una barca al largo della Sardegna, guidata dallo skipper Roberto Grilli. Una perquisizione da parte della guardia di Finanza, un’audizione da parte dei magistrati sardi, una trasmissione per competenza dell’inchiesta a Roma: Mafia Capitale è partita così.

MAFIA A ROMA, IL SEQUESTRO DELLA DROGA – Ne parla il Messaggero. Il 26 dicembre 2011 la Guardia di Finanza intercetta la barca di Grilli al largo di Alghero una perquisizione rivela oltre 500 kg di cocaina dentro la stiva, un valore stimato da 200 milioni di euro. “A incastrare lo skipper è un’avaria, anche se lui non lancia alcuna richiesta di aiuto alla Capitaneria di porto”, ma sembra che le Fiamme Gialle avessero comunque identificato la nave in avaria “durante una missione di ricognizione nel nord della Sardegna per la repressione dei traffici illeciti in mare”. Insomma, a cinque miglia da Alghero comincia la perquisizione e viene trovata la cocaina: una dinamica troppo, troppo strana. Tanto che sono in molti a pensare che Grilli sia stato tradito da qualcuno.

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MAFIA A ROMA, L’INCHIESTA COMINCIA COSI’ – Davanti al tribunale del Riesame Grilli fa scena muta. Davanti ai Pm romani, invece, inizia a parlare: “Noi prendevamo in giro Riccardo Brugia”, braccio armato della cupola romana: “Gli ho detto ‘state a posto, potete fa’ la guerra alla Germania” con “tutti i soldi che avete fatto”. Grilli è il primo a dire ai magistrati quali sono i ruoli interni, scrive il Messaggero, nella banda di Mafia Capitale: “Se io do un milione di euro a Iannilli”, indagato per Fastweb e Finmeccanica, “può darsi, io non lo so, tendo a escluderlo, ma che Iannilli mi sòli. Invece penso che prima di solàre Carminati, magari Iannilli ci ragioni qualche attimo di più”. Da qui, da queste dichiarazioni è partita l’indagine “Mondo di Mezzo” che ha portato ad arresti e inquisiti per mafia e corruzione.

IL LIBRO NERO – Arresti che stanno iniziando a dare i primi frutti se è vero che la segretaria personale di Salvatore Buzzi, Nadia Cerrito, sta iniziando a parlare. Le sue testimonianze le riporta il Fatto Quotidiano. C’era un libro mastro, “un libro nero” dove sono registrate le mazzette che il sistema romano pagava a politici e imprenditori. “Buzzi mi portava i soldi in contanti, mi diceva di prepararli e io li mettevo in buste di carta”, racconta Cerrito: “Mi diceva che riguardavano pagamenti riservati. Sapevo perfettamente che era illegale, lo capivo, ma non potevo rifiutarmi. Mi avrebbero licenziata e non potevo permettermelo, mio padre sta male”. La Cerrito fa alcuni nomi: “Ricordo Franco Panzironi”, ex ad di Ama, in Carcere; “ho sentito il nome di Riccardo Mancini”, ex di Eur Spa ” e di Luca Gramazio”, ex capogruppo di Forza Italia, dimissionario.

BUZZI PRONTO A PARLARE? – Mirko Coratti, Daniele Ozzimo, Micaela Campana “dice di non conoscerli”. E Carminati? “So chi è ma non l’ho visto”, dice Cerrito ai Pm, che però tirano fuori un’intercettazione ambientale da cui risulterebbe che il ragioniere Paolo di Ninno, “in sua presenza”, faceva un resoconto della contabilità ufficiale “delle cooperative a Buzzi e Carminati”. Insomma, come è possibile che la Cerrito non abbia mai visto Carminati? La segretaria si chiude nel silenzio, prende tempo, con ogni probabilità tornerà sul discorso: e non solo lei. Perché l’avvocato di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi, afferma che “stiamo valutando quale atteggiamento assumere” e che dopo aver studiato le carte “chiederà presto un interrogatorio per il suo cliente”. Insomma, il re delle cooperative a Roma potrebbe presto parlare. 

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