Torrevecchia: la vera storia del campo nomadi a due passi dalle scuole

A Torrevecchia siamo stanchi. A Roma sta salendo la campagna sulle periferie, e ora tocca a questa zona“: sono amareggiati, e anche impauriti, gli studenti delle scuole della periferia nord-ovest romana, che incontriamo in un bar di una stazione ferroviaria della Roma-Viterbo. Studenti protagonisti delle cronache cittadine delle ultime settimane, prima che in città scoppiasse la bomba più grossa degli ultimi anni: gli arresti di Massimo Carminati e degli altri 37 indagati nell’ambito delle indagini sulla Mafia Capitale.

TORREVECCHIA, ROMA, E I CAMPI NOMADI – Un intreccio di politica, neofascismo e criminalità organizzata che ha uno dei suoi tronchi proprio nella gestione e nelle politiche dell’accoglienza e dell’immigrazione: le cooperative di Salvatore Buzzi e i campi nomadi. Proprio per il campo nomadi di via Cesare Lombroso le scuole di Torrevecchia sono finite sulle cronache romane: “I ragazzi entrano ed escono da scuola tra gli insulti, le offese. Spesso i rom gli lanciano anche bottiglie e sassi, a volte sono costretti a vedere gente che fa i bisogni“, dicevano i giornali; “niente di tutto questo”, hanno risposto le istituzioni, dirigenti scolastici e cariche municipali e comunali: “Siamo davanti ad una notizia costruita ad arte”, dichiarava il presidente del Municipio Valerio Barletta dopo il presidio organizzato dal Blocco Studentesco, organizzazione giovanile di Casapound, davanti all’entrata della scuola: “Monte Mario non è tutto ciò e i numeri che ci forniscono le nostre Forze di Polizia sconfessano quanto riportato i questi giorni“; “è una manovra della destra”, ha ribadito al telefono una rappresentante di istituto di uno dei licei coinvolti. In una girandola di notizie, di prese di posizione politica e di stranezze, una ricostruzione dei fatti che si avvicini quanto più possibile alla verità, sfugge.

FRA VERO E FALSO – Non è un mistero, invece, l’amarezza degli studenti che abbiamo contattato rintracciando i rappresentanti degli alunni del liceo Tacito. Ragazzi che si sentono presi in mezzo fra opposte ricostruzioni: entrambe vere, ma entrambe false. A via Lombroso il campo nomadi confina con la scuola. Anzi, volendo essere più precisi, potremmo dire che la scuola e il campo nomadi hanno sostanzialmente l’ingresso in comune; che per arrivare alla scuola bisogna percorrere un lungo vialone che costeggia l’insediamento e dal quale è diviso solo da una grata. “Ed è tutto vero“, ci dicono i ragazzi: “Gli abitanti dell’insediamento ci tirano le pietre, un mio compagno di classe è stato colpito da un mattone. E abbiamo paura di andare a scuola, tutte le mattine. Ma è vero anche che la notizia è stata ingigantita, perché queste cose succedono da sempre, da almeno dieci anni a questa parte, sempre uguali, e sapete perché saltano fuori solo adesso? Perché fanno comodo ad una parte politica che deve soffiare sul fuoco. E perché, forse, c’è un costruttore che sta edificando proprio accanto alla zona. E ha interesse a far sì che i nomadi vengano levati da lì“.

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I ROGHI TOSSICI, I FURTI, LA PAURA –“Io vivo a 100 metri dalla scuola, e ogni mattina mi sveglio con i fumi tossici che salgono dal campo. Fumi, roghi, immondizia bruciata, incendi del rame che bruciano, apro la finestra ed entra tutto questo”, ci dice uno dei ragazzi. “Alla stazione Monte Mario ad un mio amico hanno rubato il telefono, passi per strada e se li guardi troppo ti minacciano col coltello“, continua un altro: “Un mio amico ha cambiato proprio scuola, è andato a Caprarola. Perché io devo avere paura a girare per il mio quartiere? Perché mia madre si deve far venire a prendere sotto casa quando va alle riunioni a scuola? Qui una volta era quasi come stare in campagna, era un quartiere tranquillo quando ero piccolo. Ora le ragazze hanno paura ad uscire per via di Torrevecchia“, ci raccontano: “Non è sicuro. E la situazione è ulteriormente peggiorata da quando i nomadi hanno aperto una sorta di mercatino interno, un mercato dell’usato che secondo me è una rivendita di roba rubata”.

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“IL PROBLEMA E’ LI'” – Le periferie romane che abbiamo incontrato finora nel nostro giro della Megalopoli capitolina vivono di problemi incrociati, stratificati; una situazione complessa composta da più tragedie: la mancanza del trasporto pubblico, il decoro e la sicurezza idrogeologica, la mancanza dei servizi. Secondo i ragazzi di Torrevecchia, invece, il problema nel loro quartiere è uno e uno solo: “Il quartiere è bello, la vita funziona, i trasporti sono comodi perché c’è il treno. Quel che non va è questo benedetto campo nomadi. E’ una situazione di ingiustizia. Noi se sgarriamo ci massacrano, e loro? Sono tutelati dalla normativa europea, difenderli fa comodo ad una parte politica qui da noi, e non hanno il rispetto di niente. Poi dici: chiama la polizia. E che fanno? Se li prendono? Non hanno documenti, non hanno nomi, non hanno identità. Va a sapere: noi vogliamo che li tolgano da qui. Per questo abbiamo partecipato al corteo di Casapound negli scorsi giorni, e torneremo in piazza”. Sabato, infatti, le associazioni di estrema destra hanno convocato un nuovo presidio davanti al Tacito: “E la scuola ci sarà“.

LA DESTRA E LA SINISTRA – Anche se questa protesta è guidata da un’organizzazione di estrema destra? “Noi non abbiamo mai fatto manifestazioni, io non sono mai stato ad un corteo in vita mia“, ci dice uno di loro: “Ma qui mi sento chiamato in causa. Nessuno di noi è fascista e non abbiamo nessun interesse ad apparire tali, ma al corteo ci saremo con uno spezzone ed uno striscione della scuola: ci siamo dati una regola, se il corteo degenera saremo i primi a farci indietro perché dobbiamo difendere le ragazze della nostra scuola”, dice lo studente. “D’altronde su questo tema c’è Casapound, loro sono presenti e il fine, per noi, giustifica i mezzi. Sono venuti anche gli studenti di sinistra nella nostra scuola e hanno chiesto un’assemblea per parlare della situazione nel Kurdistan, a Kobane. A me non interessava ma ho fatto in modo che quelli di primo anno si stessero zitti perché il militante che era venuto potesse parlare: argomento degnissimo, molto importante, ma qui i problemi sono altri”.

IL PRESIDIO – La mattina, davanti all’ingresso della scuola, i militanti di destra volantinano per preparare il presidio di sabato.

Le sigle organizzatrici sono saldamente piazzate sulla destra dello scenario politico; il Foro 753 è una delle storiche occupazioni di destra a Roma, che sul suo sito, riguardo la fiaccolata di sabato, scrive: “Noi rifiutiamo categoricamente la parità di diritti tra immigrati e cittadini italiani.Prima costruisci la nazione che ti ospita, parla italiano, pensa italiano. Solo dopo potrai definirti tale“. Controtempo, sulla sua pagina Facebook, inneggia ad Eric Priebke. L’associazione Roma Nord ha sede nel circolo ex-MSI di Monte Mario e l’animatore dell’associazione e della manifestazione di sabato è Stefano Oddo, già delegato alle politiche giovanili dell’ex presidente del Municipio Alfredo Milioni e finito sulle cronache per uno striscione che inneggiava ai soldati uccisi a via Rasella.

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LA PAURA – “In fondo, a noi”, concludono i ragazzi del liceo incontrati una delle sere precedenti questo volantinaggio, “fa anche comodo che si parli diel quartiere in questo modo, questa campagna di stampa ci fa gioco, magari il problema si risolve“. Saliamo su una delle loro automobili per un giro del quartiere: via di Torrevecchia è una lunga strada che da via di Boccea, una delle grandi arterie di Roma Ovest, arriva fino all’altezza del policlinico Gemelli, snodandosi fra condomini bassi, negozi e zone residenziali della classe media. Un quartiere non particolarmente popolare, né che dia l’impressione di essere disagiato.

 

Passiamo davanti al complesso di Santa Maria della Pietà, ex manicomio, ora parco pubblico: “Qui dentro non si può più passare, io sono venuto a suonarci con un mio amico e la vigilanza ci ha detto di uscire, perché i nomadi ogni tanto vengono e minacciano le persone di scippi e furti, e loro non possono far niente perché ‘loro non li possiamo toccare, ci dicono“. Ci avviciniamo al campo nomadi e tentiamo di fare alcune foto; è già buio e sta per piovere: “Sali in macchina, corri”, ci dicono i ragazzi: “Quello è un furgone, sali“; dietro l’auto si avvicina infatti un furgone proveniente dal campo nomadi. L’automobile parte e il furgone, per alcune centinaia di metri, sembra seguirla; il ragazzo alla guida accelera e, dopo alcune curve, il furgone svolta. Un vero inseguimento, da presidio del territorio palmo a palmo? O solo un meccanismo istintivo di risposta, e tanta paura? Dirlo è impossibile: “Hai capito, la situazione, come è qui?“, ci dice, spaventato, il ragazzo.

Per il video grazie a Stefania Carboni @fioskyna

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