Il calcio del futuro con Premier Manager 99

16/10/2016 di Giordano Giusti

Romantici, fanatici, visionari, matti da legare, disturbati, geni. Chiamateli come volete: si autodefiniscono persone non normali. Loro sono un gruppo di ragazzi che si sono messi su Facebook, hanno aperto una pagina e hanno fatto in modo di rispondere a una precisa e scomoda domanda: come sarà il calcio del futuro? Il nome può portarvi fuori strada: Fan di Premier Manager 99. Fin qui non ci sarebbe nulla di pazzoide ai limiti del patologico, se non fosse che il gioco di calcio manageriale è stato portato avanti. Instancabilmente e inesorabilmente, di stagione in stagione: “Aggiornamenti sull’avanzamento del gioco da parte dei più accaniti fan!” si legge nelle informazioni della pagina. Siamo arrivati all’anno 2900, una follia.

 

 

Poche regole, facciamo tre: si gioca su Playstation (la 1, certo) e rigorosamente su schermi Grundig o al massimo Mivar. Si festeggia ogni passaggio di secolo – definito ‘superbotto’ – sorseggiando Jolly Cola. E l’unico dio riconosciuto porta il nome di Elio Bergkamp. Per il resto è il caos totale e vale veramente tutto: il pallone del futuro – stirato a forza da un gioco caduto in disuso dodici mesi dopo la sua messa in commercio e la cui copia in mano agli allucinati fan si sarebbe dovuta rendere illegibile già da un po’ – è un bug che si autoalimenta, un miscuglio continuo di nomi, cognomi e squadre, numeri a casaccio e bit impazziti.

 

(ATTENZIONE SPOILER)

Succede così che nell’Udinese il bomber a venire Per Minotti ricopre ben sei ruoli dalla difesa in su; che il Bari può battere il Cosenza in trasferta sotto di 6 (sei) uomini; che in una stagione si giocano 34 partite e quella successiva solo 31. Solitamente la squadra di casa non tira mai in porta e non vince mai, il portiere della sfortunata formazione incassa almeno 5 gol a partita ma prende voti altissimi in pagella, spesso 10. In qualche caso i paganti sono in numero negativo: 17 marzo 2725 Coppa Anglo Italiana Cesena-Udinese all’Olimpico, – 37680 spettatori. Solo una cosa resta forse la stessa, i bilanci in rosso: il Treviso segna una perdita di 1.939.431.304. Di lire, chiaramente.

Sulle rose a disposizione dei mister dell’avvenire Premier Manager 99 si sbizzarrisce, si lascia andare alla più pazza fantasia. I giocatori del passato e del presente sono ancora lì, ma nel frattempo i loro simulacri elettronici hanno figliato, e i loro figli hanno fatto lo stesso e così per generazioni. La Top 11 del caotico calcio del 2751 è la seguente: Tony Toldo in porta, Carl Bergomi, Bratislav Maldini, Saliou Galante e Miroslav Grava in difesa, Nazzareno Pirlo, Francis Pecchia e Edwin Luis Enrique a centrocampo, Andre Di Vaio, Harald Comandini e Mattia Adailton nel tridente d’attacco. Se si gioca in 12 – a volte capita – spazio al genio di Marcelo Rivaldo, probabilmente più forte del pro-pro-pro-pro-zio ex Pallone d’Oro. In panchina l’ingegnoso innesto Emerson Cafu e il redivivo Re del Pop datosi al pallone sotto mentite spoglie Mikael Jackson. Insomma, uno spasso per nostalgici e collezionisti di figurine.

Prima che possano festeggiare i 4000 like o l’anno 3000 con un bicchiere di cola scadente in mano passateli a trovare. Se il calcio italiano di oggi non vi sconfinfera, perso tra sessioni di mercato da far piangere, stadi vuoti, moviole e l’ennesimo ritorno di Clouseau Delneri, quello del futuro è tutto in un dischetto di 15 anni fa. Ed è bellissimo. Un sogno inutile, come lo chiamano i loro stessi eroi, ma per questo meraviglioso, appassionante, tenero. E ostinato.

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