#LostinFrentani: L’alieno sul pianeta rosso. E bolscevico

Potevo essere alla variante di valico, con Matteo Renzi. A Bologna con Matteo Salvini. O almeno sotto la macchina del segretario della Lega. Potevo persino trovarmi a Roma, a manifestare accanto alla Camusso, ormai drogata di gadget e merchandising, tra t-shirt antipremier e spille a forme di gettoni. E invece no, il mio direttore mi ha spedito al Centro Congresso Frentani. Al convegno Viva la Rivoluzione Sovietica! E questo dovrebbe farmi capire la considerazione di cui godo da parte del Sommo.

Vi comunico subito la cosa fondamentale: la regina Roberta Maggio non c’era. E questo ha inciso nelle mie motivazioni, ma noi alieni siamo zelanti e sono andato lo stesso. Lo ammetto, subito. Pensavo che Marco Rizzo mi avesse fatto i complimenti per il suo ritratto per paura di essere solo a celebrare la lieta ricorrenza di quell’ottobrata russa di inizio secolo. Lo aveva fatto pochi minuti dopo la pubblicazione del pezzo. Ho pensato fosse stato avvertito da una sezione deviata e superstite del KGB, poi ho pensato a Google Alert (ricordate il culto della personalità?).

Sbagliavo, il Centro Congressi era più gremito di quando c’era Lui (Bertinotti). E pure Loro (Ferrero e Vendola). Solo una volta, con Ken Loach, l’ho visto con più gente in platea. E c’erano tanti ragazzi che conoscevano canzoni – ah sì, s’è cantato e suonato parecchio – più vecchie dei loro nonni. Entro. Mi metto in fondo. Neanche faccio in tempo a sedermi che si alzano tutto. Sembra una messa, in cui si alternano momenti seduti e altri di preghiera. Una tromba intona l’Internazionale, tutti la cantano. Mi sento escluso. Ma ammetto che un po’ di emozione mi scuote per quell’esperienza collettiva di cui sono testimone. “Il partito è l’unica certezza”. Così dice il rappresentante del partito comunista albanese. Ma la star è l’uomo del PCUS russo, faccia da impiegato della posta che ha esagerato con la vodka e che ha portato due lettere ufficiali dall’ex URSS: una ringrazia il partito comunista italiano, l’altra la Banda Bassotti per la sua tournée nell’Est Europa. Dice due parole in russo, poi l’interprete legge un intervento da 20 pagine scritte avanti e indietro, degno dei congressi d’un tempo. Agli applausi sorride. Poi, appena possibile, scattano i selfie: qui vogliono un souvenir della sua apparizione neanche fosse Lady Gaga. Mi assale la tenerezza, anche se mi colpisce quello smartphone ultima generazione, simbolo del capitalismo, che registra tutto nelle mani di un militante duro e puro. Qualcuno glielo può spiegare che se dovesse sorgere il Sol dell’Avvenire, quel telefono avveniristico glielo esproprierebbero seduta stante? C’è grande confusione.

Nel frattempo scopro di avere “un’errata concezione del Parlamento come organo che esprima la volontà popolare”. Ah sì? E allora a che cosa serve? Poi si parla di revisionismo. Ma a sinistra. Penso che parlino di Stalin, dei milioni di morti che ha fatto, di quanto è sbagliato ignorarlo anche in un incontro così. No, parlano di Kruscev e Gorbaciov, del loro “socialismo revisionato”. Il vate della Perestrojka è addirittura chiamato “traditore”. Da tutti. Qui è considerato peggio di Scilipoti. Stupido io a pensare che senza di lui saremmo caduti in un’apocalisse nucleare.

Poi arriva lui, il mio nuovo idolo, Marco Rizzo. “Non ci farebbero schifo i voti, ma se li prendiamo con la nostra faccia, il nostro nome, le nostre idee. Senza camuffarci dietro strane sigle come arcobaleni, rivoluzioni civili e simili”. Insomma, il Parlamento non conta nulla, ma alla fine ci si può stare se proprio ce li mandiamo. Ma loro “vogliono cambiare il mondo”. Mica come i grillini, “noi siamo un distillato di scienza sociale”. Io, a dirla tutta, vedo visi che hanno gustato altri distillati, e anche in buona quantità, a giudicare da slogan e modalità di canto non proprio armoniche. “Il capitalismo non cambierà nulla e neanche i tumulti che seguiranno”. Loro sì, ma con calma. Perché andare in piazza in fondo? Loro aspettano, hanno tempo. Poi, non so perché, Rizzo sente il bisogno di dire che uno degli uomini “più ricchi del mondo, il messicano Carlos Slim, fa il filo alla Sofia Loren”. Perché come ci insegna Bertinotti, prima della rivoluzione, un passaggio nei salotti giusti e nei pettegolezzi che contano va fatto. Forse per conoscere il nemico dall’interno? Chissà. Già mi immagino la diva napoletana come spia del KGB, nome in codice La Ciociara.

“Abbiamo due articoli della costituzione, il 42 e il 43, che ci consentono di espropriare la proprietà privata”. Ha studiato Marco. Magari per far passare una ferrovia o un’autostrada. Ma sono dettagli, intanto nazionalizziamo. “Iniziamo con chi ha ricevuto aiuti di Stato”. Sospiro di sollievo: casa per ora me la lasciano. Forse.

Penso di poter andare via, ma il leader rosso non ha finito. C’è la lezione di storia. E qui non si salva nessuno. “Fino a Stalin eravamo la seconda economia al mondo”. Eravamo? Quindi siamo russi e non me ne ero accorto. Quindi Giornalettismo mi paga in rubli? Lo sapevo che c’era la fregatura. Poi, per prevenire le mie rimostranze sulla violenza del compagno Giuseppe, aggiunge “mica c’aveva contro Vendola”. Ah, ok. Insomma Baffone c’aveva le sue ragioni per sterminare i controrivoluzionari, e che diamine. “Aveva contro Hitler, gli americani che hanno lanciato due bombe atomiche: lo vogliamo dire o no che sono gli unici ad avere usato nella storia le armi di distruzioni di massa?”. E diciamolo. Poi ce n’è pure per Benigni, ma non per i compensi eccessivi in Rai. “Per vincere l’Oscar ha fatto liberare Auschwitz agli americani ne La vita è bella. Vergogna, ignorante, lo sanno tutti che furono i russi”. E’ vero, niente da dire. Roberto, lo sanno tutti, è uno 007 della Cia, nome in codice Johnny Stecchino. Hai capito il cinema, sì? Non si può prescindere dalla Settima Arte per conquistare il mondo. Rizzo lo sa e per dare l’ultima stoccata alla superpotenza a stelle e strisce, ormai terrorizzata, cita Wall Street e il monologo di Gordon Gekko sull’avidità. Obama, già mi ti  immagino, con le mani alzate a consegnarti al tribunale del popolo. Per te è finita.

E ce n’è pure per il Papa, maledizione. “Bergoglio è  un ottimo propagandista, ma neanche nella Chiesa hanno più valori. Gli unici ad averli siamo noi, i diritti sociali sono figli della rivoluzione sovietica”. Ecco. Non si salva nessuno.

“Comunisti per tutta la vita”. Finisce così. Io ora sono sicuro, sono sul guzzantiano pianeta di Marte, pianeta rosso, bolscevico e traditor (ma solo quando gorbacioviano). Parte l’Internazionale. Poi Avanti Popolo. Mi alzo anche io. Sono l’unico seduto. Canticchio. Sembra la Leopolda, ma è Frentani. Solo che qui si inneggia a Stalin, “terrore dei fascisti e dei falsi comunisti”. Un po’ come Matteo Renzi, in fondo.

Vado. Mi hanno quasi convinto. Ma trovo che questo pianeta sia popolato da pazzi. Poi guardo magliette e bandiere. Lo dicevo io che falce e martello è un gran logo. Le vendono come se non ci fosse un domani. Ma il merchandising non è capitalista? Basta domande. Vado ad ascoltare Pietrangeli.

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