I bambini curdi torturati dall’Isis

L’Isis ha torturato un centinaio di bambini curdi per diversi mesi secondo le testimonianze raccolte dall’Ong Human Rights Watch. I terroristi dello stato islamico hanno rapito i bambini che studiavano nella città di Aleppo, picchiano in modo particolarmente violento coloro i quali avevano genitori o parenti militanti nell’esercito curdo. I bambini erano sottoposti a percosse con i cavi elettrici, e costretti a guardare i video delle decapitazioni degli infedeli.

LE TORTURE DELL’ISIS – L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha raccolto le testimonianze di quattro ragazzi, tra i 14 e i 16 anni, sulle torture inflitte dall’Isis a un centinaio di studenti curdi rapiti a fine maggio. Secondo il racconto di questi adolescenti, che ora vivono in Turchia, l’organizzazione terroristica guidata da al-Baghdadi ha sequestrato 153 bambini e ragazzi di Kobane dopo che questi avevano concluso i loro esami scolastici nella città di Aleppo. Sulla via del ritorno verso casa a Kobane l’Isis ha fermato più di 250 studenti, liberando immediatamente le ragazze ma portando la maggior parte dei maschi in una scuola nella città di Manbij, a circa 55 km dall’enclave curda. I 4 ragazzi hanno raccontato a HRW come l’Isis abbia imposto loro un corso di indottrinamento molto severo. I giovanissimi non potevano parlare in curdo, venivano costretti a lunghi corsi sul Corano e a pregare 5 volte al giorno, e chi non imparava a memoria i versetti veniva immediatamente picchiato. I ragazzi dormivano in stanze da otto persone, sul pavimento e con sole 3 coperte per tutto il periodo di detenzione, e avevano il permesso di farsi il bagno solo una volta ogni due settimane.

I BAMBINI CURDI E L’ISIS – Le guardie dell’Isis picchiavano i bambini con cavi elettrici e tubi di metallo, e costringevano i ragazzi a guardare video di guerra, in cui erano filmate anche le decapitazioni dei nemici. I bambini della scuola di Manbij non potevano mai giocare, visto che alcuni dei rapiti erano riusciti a scappare durante i momenti di svago. Particolare durezza era riservata ai ragazzi che avevano genitori e parenti che militavano nell’Unità di protezione del popolo, Ypg, l’organizzazione militare curda che in queste settimane ha difeso Kobane dall’assalto dei jihadisti sunniti. I ragazzi che hanno testimoniato le violenze a Human Rights Watch hanno spiegato come le guardie dell’Isis chiedessero ai bambini di dare dare loro gli indirizzi delle famiglie, cugini, zii, dicendo, gli uomini dell’Ypg sono kafir, infedeli in italiano. Le violenze più crudeli erano compiute dalle guardia siriane, la nazionalità più diffusa tra i guerriglieri dell’Isis che presidiavano la scuola di Manbij. Secondo i ragazzi, le guardie e i docenti di religione provenivano da varie nazioni, Tunisia, Libano, Siria, Libia, Giordania e Arabia Saudita.

L’ISIS E IL RILASCIO IMPROVVISO – Il periodo di detenzione nella scuola coranica organizzata dall’Isis per l’indottrinamento dei ragazzi curdi è finito all’improvviso, senza alcuna spiegazione. I miliziani hanno consegnato ai rilasciati 150 lire siriane, circa un euro, e un Dvd contenente materiale religioso, spiegando come il loro periodo di formazione islamica fosse concluso. I 75 ragazzi liberati a fine settembre però non sono potuti tornare nelle loro case di Kobane, ma hanno deviato verso la Turchia vista la lunga battaglia tra la resistenza curda e le milizie dell’Isis. Human Rights Watch ha rimarcato come la cattura e la tortura degli ostaggi sia un crimine di guerra vietato dalle Convenzioni internazionali, e come questo episodio dimostri ancora una volta il disprezzo per i diritti umani fondamentali mostrato dai jihadisti che fanno riferimento al califfato di al-Baghdadi.

Photo credit: Spencer Platt/Getty Images)

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