Capece (Sappe): «Ilaria Cucchi aveva abbandonato il fratello»

«Ilaria Cucchi doveva fare un discorso preventivo sulla questione: il fratello è stato abbandonato dalla famiglia, se avesse seguito più da vicino Stefano probabilmente lo avrebbe salvato dalla cattiva strada intrapresa, cioè quella dello spaccio della droga». Questo il commento di Donato Capece del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) intervenuto ieri ai microfoni de La Zanzara sul caso Cucchi. «Ritengo che le parole più volte perpetrate nei confronti della polizia penitenziaria siano offensive e soprattutto ledano l’immagine di questo corpo di polizia che con abnegazione e sacrificio svolge quotidianamente il suo lavoro nelle carceri di questo paese» spiega Capace nel corso del programma condotto da Cruciani e Parenzo su Radio24 (da minuto 08:05 a 24:24)

 

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L’INTERVISTA – Capece spiega i motivi che hanno spinto il Sappe a depositare una denuncia per istigazione all’odio contro la sorella di Stefano: «Sicuramente l’opinione pubblica non avrà un ottimo giudizio sull’operato della polizia che in maniera umile e silenziosa svolge il proprio lavoro salvando la vita a decine e decine di detenuti che tutti i giorni tentano il suicidio. Non è demagogia, è la realtà». Il Sappe respinge ogni accusa e anzi rilancia: «La famiglia doveva recuperare Stefano: aveva bisogno di essere seguito anziché esser abbandonato al proprio destino. Quando è stato al Pertini, ed ero io responsabile di quell’area protetta, disse al personale di servizio di non voler avere niente a che fare con la famiglia. Come mai oggi la signora Cucchi si interessa tanto del fratello?». Dai microfoni di Radio24 arriva poi l’invito a rispettare le sentenze: «La polizia penitenziaria è stata assolta per ben due volte in due giudizi, è al di sopra di ogni sospetto. Le fratture e le botte sono pregresse: rigettiamo l’idea di trovare un capro espiatorio a tutti i costi». Infine una stilettata ai tanti vip che hanno alla famiglia Cucchi: «Gli appelli di Celentano e Jovanotti? Hanno perso una grande occasione, dovrebbero riflettere prima di parlare. Perché interessarsi del caso Corona e del caso Cucchi quando nelle carceri ci sono 54mila detenuti, molti di questi poveri cristi?»

(Foto di copertina di Daniele Leone da archivio LaPresse)

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