Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti: «Non fu uccisa nel campo di Chignolo»

Yara Gambirasio «non è stata uccisa nel campo di Chignolo d’Isola dove è stata trovata senza vita il 26 febbraio del 2011 e a infierire sul suo corpo è stata più di una persona». È la tesi formulata dalla difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore 44enne che risulta essere unico accusato per l’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra. Ad esprimerla è il criminologo Ezio Denti, consulente che affianca gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni.

 

Ritrovato in un campo il corpo privo di vita di Yara Gambirasio(Il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio. Foto da archivio LaPresse)

 

«COME AVREBBE POTUTO DA SOLO RAPIRLA E SPOGLIARLA?» – Secondo l’esperto negli atti sono «molti e forti gli elementi di cui ancora non si è avuto riscontro». «Oltre al Dna – ha spiegato – non ci sono evidenze tali da avvalorare la responsabilità di Bossetti, mentre sussistono numerosi elementi non ancora presi in seria considerazione». Denti sostiene in sostanza che l’omicidio di Yara sia avvenuto in un luogo diverso dal campo di Chignolo e si chiede «come avrebbe potuto da solo (Bossetti, ndr) rapirla, spogliarla, aggredirla, rivestirla, occultarne il corpo per poi andarlo a riprendere, trasportarlo e abbandonarlo in un luogo così accessibile e aperto? Non ci sarebbe nemmeno la corrispondenza temporale». Per il criminologo quini, se da una parte è vero, come dimostra il test del dna, che il presunto omicida ha avuto un contatto con Yara, «è altrettanto probabile che qualcun altro sia coinvolto nell’omicidio e ancora resti nell’ombra, coperto dalla schiacciante evidenza di quella traccia genetica che resiste da mesi al centro della scena giudiziaria e mediatica».

«IL CORPO NON SAREBBE PASSATO INOSSERVATO» – A sostegno della sua tesi il consulente dei legali di Bossetti ricorda la testimonianza del pilota di elicotteri che sorvolò il luogo del ritrovamento del corpo di Yara. «Nonostante si sia recentemente ricostruita la scena, dimostrando che la presenza di un corpo in quel luogo non sarebbe potuta passare inosservata, la sua attenzione – dice Denti – non fu mai catturata da nulla che facesse pensare ad una persona, tra l’altro vestita di nero e pertanto ancor più individuabile anche in presenza di neve». L’esperto fa infine riferimento anche al fazzoletto trovato a pochi metri dal corpo della ragazza e intriso di sangue: «Quel fazzoletto può essere rimasto lì per così tanto tempo senza deteriorarsi, oppure è stato lasciato volontariamente in occasione del ritrovamento della ragazza?». Il Corriere della Sera ricorda che la circostanza dell’omicidio avvenuto altrove è stata già esclusa da Cristina Cattaneo, anatomopatologa che ha seguito l’autopsia sul corpo di Yara.

(Foto di copertina: Spada / LaPresse)

Share this article