Reggio Calabria e il flop a 5 stelle: M5S sotto il 3 per cento

Giuseppe Falcomatà del Pd, è il nuovo sindaco di Reggio Calabria. Il candidato supera il primo turno con una alta percentuale: 60,99 per cento. Dietro lui Lucio Dattola – in corsa per Fi, Ncd, Fdi – che si ferma al 27,33%. E il Movimento 5 Stelle? Con Vincenzo Giordano ha preso solo il 2,5%. Niente consigliere per i pentastellati. L’unico in grado di superare la soglia minima del 3% è stato Paolo Ferrara con la sua lista civica.

Giuseppe è figlio dell’ex sindaco Italo, morto prematuramente nel 2001 per una leucemia. «Il confronto con mio padre – ha commentato il neosindaco – per me non è un peso ma un punto d’orgoglio». L’eredità del dem è però pesante. Reggio è un comune commissariato per mafia e con pesanti problemi finanziari. Per i 5 stelle non è bastato l’impegno in campagna elettorale da parte dei parlamentari Sebastiano Barbanti e Francesco Molinari. Non solo: in Calabria, tra i 5 stelle, ci sono altri problemi.

ESCLUSIONI E DELUSIONI – È infatti di qualche ora fa una nota del candidato M5S alle regionali Cono Cantelmi: «Pur non avendo esponenti indagati, in coerenza con i suoi princìpi morali il Movimento Cinque Stelle ha deciso di ritirare la candidatura di Fernanda Rombolà, di San Ferdinando (Reggio Calabria), per dare un esempio concreto di come prevenire possibili mire della ‘ndrangheta sulle elezioni regionali in Calabria». Una esclusione che lascia di stucco diversi attivisti. Cantelmi precisa: «In Calabria non bastano le liste pulite, che noi garantiamo con tutti i certificati, ma è necessario impedire alle organizzazioni criminali di avvicinare qualcuno, anche ingannevolmente, per passare poi all’incasso». «Nel caso specifico – ha sottolineato – Rombolà è attivista specchiata e coraggiosa, ma l’arresto per ipotesi di ‘ndrangheta di Giovanni Pantano, consigliere comunale di San Ferdinando eletto nella lista civica ‘Futuro migliore’ e poi infiltratosi nel locale Meet Up, ci ha imposto una scelta netta, di là dai risvolti penali delle indagini che lo riguardano». In pratica per “colpa” di un attivista poco chiaro si esclude una compagna 5 stelle dello stesso meet up. Senza che di fatto lei sia coinvolta in attività illecite o indagini. «Non potevamo correre rischi di sorta – conclude Cantelmi – perché il contrasto delle mafie parte dagli esempi e, come raccomandava Paolo Borsellino, senza aspettare i giudizi definitivi della magistratura. Abbiamo così preservato il lavoro di tutti gli attivisti sul territorio, per proseguire con credibilità e autorevolezza la nostra lotta culturale e politica per l’emancipazione e il riscatto della Calabria».

DI BENE IN PEGGIO – La parabola dei 5 stelle calabresi è in calo. Nel 2013 M5S raccolse 185 mila voti circa per il Senato e 233 mila alla Camera. Alle europee 160.828 voti, mentre ora alle comunali di ieri 2.381 voti. Giulia Di Vita, deputata M5S commenta sui social: «2,5% a Reggio Calabria e partono le riflessioni. Legittimo, ma vi dirò di più. La riflessione a parer mio andava fatta con la vittoria a Bagheria e a Livorno, che in preda all’euforia quasi le abbiamo etichettate come “perfetta congiuntura astrale”, e perché? Perché le elezioni comunali sono in assoluto le più difficili per un movimento che non va avanti a favori, raccomandazioni, clientelismo, voto di scambio e rete di conoscenze/amicizie, quindi la consapevolezza di non riuscire a ottenere chissà quali risultati è sempre stata molto forte, soprattutto al sud». Il problema delle comunali è però il solito problema 5 Stelle. Quello dove il Movimento 5 Stelle conquista solo piccole roccaforti ma non gran parte dei municipi italiani.

(Copertina LaPresse/Emiliano Albensi)

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