Crevit, cosa c’è dietro la «moneta complementare» (cinese)

Viene sbandierata come «gratuita», una «moneta complementare» che consente «acquisti senza denaro». Un’alternativa alla richiesta del finanziamento in banca, in tempi di credit crunch. In grado di offrire, di fronte alla crisi e ai prodotti fermi nei magazzini di imprenditori e commercianti, la possibilità di «smobilizzare l’invenduto». Da settimane Crevit viene pubblicizzata tra i cartelloni della penisola e con pubblicità sui maggiori quotidiani nazionali. «Un’unità di conto non convertibile in denaro rappresentativa di beni e servizi, spendibile esclusivamente presso gli utenti titolari di Conto Crevit», si precisa sul sito. In realtà, come ha spiegato Giuseppe Bottero su “La Stampa”, questo vale soltanto se si tratta di crediti. Al contrario, i debiti diventano reali ed effettivi. 

 

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Photocredit: Facebook/Crevit

 

CREVIT, COS’È LA MONETA ALTERNATIVA –  Più che una “moneta”, Crevit è in realtà una sorta di buono spesa virtuale emesso da un utente, che accetta di emettere e ricevere gli stessi buoni chiamandoli Crevit. Il valore convenzionale di un crevit? «Un euro», si spiega sul sito. Sul quotidiano piemontese si spiega come funziona:

«Per entrare nel meccanismo Crevit ci si registra e si apre un conto, poi si consultano le offerte sul portale: dalle case alle opere d’arte,  passando per telefonini e capi d’abbigliamento, racconta Marco Melega (che aveva fondato nel 2009 la società Crevit Italia Srl)». 

Ma il termine “moneta” è soltanto un “espediente” per attrarre i potenziali utenti interessati: «Il termine va messo tra virgolette. Parliamo di moneta per cercare di semplificare il processo», si è difeso sulla Stampa Melega.

COME GUADAGNA CREVIT –  Crevit guadagna soprattutto attraverso le commissioni. Con tassi pari al 5% dell’importo del fido che gli iscritti chiedono prima di aver realizzato vendite in «moneta» complementare e al 2% su ogni accredito ricevuto.  Tradotto in numeri, «per un abito messo in vendita a “mille Crevit” occorre pagare subito l’equivalente di 50 euro». E poi?

«A quel punto l’utente entra nel circuito e ha due anni per rimborsare il fido. Sulla carta dovrebbe pubblicare a sua volta offerte di beni o servizi, oppure vendere le proprie competenze professionali, infine guadagnare «monete» partecipando a programmi promozionali. Magari, portando altri utenti nel sito. Naturalmente, è prevista anche l’opzione più antica: sanare il debito in denaro, attraverso dei piani di rientro. È questo che fa storcere il naso ai puristi delle nuove monete e ha fatto suonare un campanello all’interno delle associazioni dei consumatori», continua il quotidiano piemontese. 

In pratica, per chiudere un conto a debito, una volta passati due anni, ricompaiono gli euro. A vantaggio della stessa Crevit, come sottolinea anche il Corriere della Sera. 

LA SEDE AD HONG KONG – Ma c’è anche un altro “giallo”, legato alla struttura societaria. Infatti, se la Crevit Italia ha sede a Milano, questa è in realtà una controllata di Crevit International Holdings Ltd. Cioè, una “unlimited company” che ha sede ad Hong Kong. Per Melega, però, niente di strano. La scelta si spiega con il fatto che quella asiatica sia «la piazza finanziaria più importante del mondo e ci sono investitori che stanno puntando su di noi per un piano di internazionalizzazione importante», ha replicato sulla “Stampa”, cercando di allontanare le ombre.

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