Sarebbe bello capire che diavolo di messaggio ritengano di trasmettere certe pubblicità. O meglio, capirlo tutto sommato si capisce. Quello che non si comprende è in che modo tutto ciò dovrebbe piacere a noi che dovremmo acquistare i prodotti pubblicizzati. Vedendo certe robe ci si pone delle domande. Forse noi non siamo il target, forse quegli spot sono rivolti ad altri, a un pubblico marziano o plutoniano o alfacentauriano. Forse fanno apposta a farli così deliranti così restano in mente. Un mistero degno del grande Alan Kadmon.

BAUSCIA VS TRAM – Uno spot altamente edificante è quello in cui c’è il conducente del tram che continua a frenare rischiando di far cadere i pendolari che sta trasportando perché deve guardare sognante un Suv che non si distingue più di tanto dalle miriadi di Suv che percorrono le città italiane triturando le strade. Tra l’altro ci manca poco che il fuoristrada in questione, nel fare la curva che lo porta lontano dal tram, spatasci una colonna perché il pilota gira sgommando come uno scemo. Qui c’è classismo, snobismo, apologia di infrazione stradale, disprezzo per chi fa la scelta ecologica di andare al lavoro con i mezzi pubblici (e di chi è così ecologico da essere al verde), presunzione d’invidia da parte di un dignitoso lavoratore nei confronti del professionista benestante. Poi magari il tizio del Suv scende dall’auto (si potrà chiamare auto un veicolo di tal fatta?) e si lamenta del traffico cittadino perché tutti vanno in giro in macchina o, peggio ancora, si lagna dei buchi che gruvierano i pavet dei centri storici. E magari, già che c’è, si chiede come mai la gente non si converta in massa all’acquisto di prodotti bio e a chilometro zero, che costano un po’ di più ma aiutano l’ambiente. Normale immaginarsi una continuazione perversa di una pubblicità tanto illuminante.

GRAZIE GRAZIELLA – Poi c’è quella della merendina in cui il padre presta la macchina alla figlia la sera prima e la mattina, quando le chiede com’è andata, lei domanda a quale auto egli si riferisca. Roba che un genitore di figli che si avvicinano all’età della patente passa ore a farsi orrendi scenari. Ma come, papà le presta cortesemente la macchina e l’ingrata ragazzina al posto di dirgli grazie fa pure la spiritosa alludendo a eventuali danni? E se poi quel pover’uomo esce e trova delle rovine fumanti e poi deve svenarsi dal carrozziere? Ma come stiamo allevando questa generazione? Altro che macchina. Se vuoi uscire la sera, caro il mio figliolo, quella è la Graziella del nonno: ringrazia, ripara le gomme e pedala.

GENITORI LEPECOSI – Si va dai genitori sciuri che non fanno un plissé se la figlia distrugge l’auto alla mamma e al papà lepecosi oltre ogni dire. Tutt’altra educazione infatti viene invece impartita dai genitori sparagnini del ragazzino che, dopo aver fatto i compiti, viene autorizzato a invitare gli amici a casa per giocare insieme. E cosa c’è da mangiare per tutta questa marmaglia di mocciosi? Uno scartoccino di gelatine che non basta nemmeno per uno. E il padre, non contento, ne vuole addirittura scroccare una. Che spilorci! Chi ha concepito questo spot o non ha figli o ha una prole con gravi problemi di socialità, perché è scientificamente provato che gli amici dei figli, appena entrano nel confine di casa tua, si trasformano in vampiri cannibali che svuotano la dispensa di ogni cibo solido e liquido. Mai visto nessuno che si accontentasse di una misera caramellina.

LA NONNA DI MASTRO LINDO – Un dato comune a molte pubblicità è che c’è sempre un mezzo di trasporto, auto, moto o bici che sia. L’unico che va in giro a piedi è Mastro Lindo (lui bisogna citarlo, perché è una leggenda, anzi un archetipo) di cui finalmente si è deciso di ricostruire l’infanzia. Pare che ci desse dentro con l’olio di gomito fin da piccolo e che fosse orfano, perché a quanto pare è stato cresciuto dalla nonna, un donnino piccolo ma tostissimo che ha come hobby, oltre che lustrare la casa, quello di spaccare legna con una poderosa ascia da boscaiolo. Comunque Lindo è uno che lavora sul serio, oltre al conducente del tram e ai pendolari condannati a invidiare il bauscia sul Suv. Lavorare sì, magari senza portarsi il lavoro a casa. Che dire infatti del marito direttore di supermercato che pure di notte affligge la moglie con le promozioni che ha in mente di fare? Ma dormi, per la miseria, che al due per uno ci pensi domani mattina. A proposito, chissà se prima di mettersi in pigiama si è ricordato di infilare il mega cappellino di lana alla sua auto, come suggerisce un altro spot. Cala che all’auto venga l’influenza e il giorno dopo lui arrivi in ritardo al posto di lavoro (che peraltro in altri spot frequenta di notte, dimostrandosi un discreto crumiro) e non possa elargire al mondo i suoi sconti prima delle nove. (-continua)

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