Quelli che diventano ricchi con un bug nei videopoker

13/10/2014 di Redazione

Una slot machine popolarissima, due amici che scoprono un suo punto debole e passano all’incasso, l’industria del gioco che li accusa di tutto, ma  alla fine risultano colpevoli di niente, una tipica storia americana.

slot machine barista

UNA SCOPERTA FORTUITA – John Kane e il suo amico Andre Nestor sono diventati famosi per aver messo nel sacco l’industria del gioco d’azzardo  e in particolare quella che s’affida alle slot machine. Kane nel 2006 ha scoperto un difetto in una delle macchine più popolari e diffuse, ma all’epoca l’addetto al quale cercò di spiegare quel che era successo disse che si era sicuramente sbagliato e gli pagò la vincita. Arruolato l’amico Andre, un giocatore con una spiccata dipendenza dalle slot,i due provarono e riprovarono fino a che non riuscirono a capire che un bug nel programma permetteva retroattivamente di aumentare le puntate e quindi le vincite. Si potevano puntare per ore pochi centesimi alla volta e alla prima occasione di vittoria incassare come se si fosse puntato grosso.

UN BUG DIFFUSISSIMO –  Le macchine erano quelle della International Game Technology, le Game King 5.0., quotata in borsa del 1981 e la prima, fin dagli anni ’70, a sfruttare la versatilità dell’elettronica per offrire slot versatili nella grafica come nell’accettare puntate d’importi diversi. La release del modello 2005 conteneva lo stesso bug, che nessuno aveva mai scoperto prima e che dal 2006 Il 2009 avrebbe trasformato John e Nestor in invincibili mungitori di slot. I due hanno incassato un gran numero di vincite da diverse migliaia di dollari, fino a che la sicurezza di un casinò non si accorse che John stava vincendo somme al di fuori di ogni logica matematica.

LA FINE DEI GIOCHI – Così nel 2009 la pacchia è finita e prima John e poi Nestor sono stati arrestati, le macchine analizzate e il bug scoperto e (si spera) rimediato, ma ai due è toccato aspettare fino al 2013 per vedersi finalmente assolti e quindi liberi di godersi le vincite accumulate nel frattempo. L’industria del gioco aveva spinto fino a portare i due di fronte a una corte federale, accusati di hacking e «frode via cavo», due accuse che però non hanno retto, perché il sistema scoperto dai due non prevedeva alcuna incursione informatica e nemmeno il sabotaggio delle macchinette, i due si limitavano semplicemente a premere gli appositi bottoni, nulla di più.

L’ASSOLUZIONE FINALE – Sul finire del 2013 la procura federale provò anche a metterli l’uno contro l’altro, una volta che fu chiaro che non c’erano appigli legali per condannarli, ma i due rifiutarono entrambi e così al tribunale dell’US Ninth Circuit Court of Appeals non restò che mandarli assolti.

 

 

 

 

 

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