#jobsacta: la rivolta delle partite Iva invade il web

La discussione sul Jobs Act di Matteo Renzi non finisce nelle aule parlamentari ma si estende alla Rete: a far sentire la propria voce, attraverso un petizione che è già diventata virale, sono i lavoratori italiani con partita IVA, grandi esclusi dal testo della riforma.

Stefano De Grandis/LaPresse
Stefano De Grandis/LaPresse

IL JOBS ACT E LE PARTITE IVA – Sul sito socialbombing.org è stata lanciata la petizione #JobsActa: l’obiettivo è quello di far arrivare al premer Renzi «un messaggio che non potrà ignorare» sulla situazione dei  lavoratori indipendenti italiani, tra ritardi nei pagamenti, pressione fiscale e mancanza di tutele.  Questo il testo della petizione:

In questo Jobs Act il lavoro indipendente è il grande assente. Esistono solo dipendenti e imprenditori, ma scompaiono tutti i lavoratori indipendenti, che vivono e lavorano nella fascia meno protetta del mercato del lavoro, molto colpita dall’attuale crisi in termini di carenza di lavoro, contrazione dei compensi, ritardo nei pagamenti. Noi lavoriamo per imprese, enti pubblici, terzo settore: non possiamo che fatturare tutti i nostri servizi. E su questi pagare le tasse sino all’ultimo centesimo, con una pressione fiscale analoga a quella dei dipendenti, ma senza le tutele. Siamo oltre un milione e mezzo. Non siamo false partite IVA, ma veri lavoratori indipendenti, fondamentali per lo sviluppo e lo svecchiamento di questo Paese. Le stime, anche quelle sindacali, calcolano che le false partite IVA rappresentino non più del 10-15% di questa quota. Siamo quindi contribuenti di serie A, ma cittadini di serie B. Siamo la categoria sottoposta al prelievo previdenziale INPS più alto, che non ci lascia risorse da investire in forme integrative, ma abbiamo una prospettiva pensionistica di povertà. Non abbiamo parità di diritti su aspetti fondamentali: maternità e paternità, malattia e disoccupazione, certezza del diritto.

 

JOBS ACT E FREELANCE – Promotrice dell’iniziativa è Acta – l’associazione dei freelance italiani, che pubblica una sorta di manifesto dichiarandosi «contribuenti di Serie A ma cittadini di Serie B», dovendo onorare un consistente prelievo fiscale senza ricevere in cambio alcuna tutela:

Il Jobs Act stabilisce interventi immediati a sostegno del reddito da lavoro sotto i 25.000 euro annui. Bene! Anche il lavoro indipendente deve beneficiarne, senza il vincolo della monocommitenza: 1.500 euro al mese hanno lo stesso valore sia che provengano da una, due, tre o infinite fatture! […] Chiediamo che il Jobs Act ponga le basi per rivedere il welfare e dare cittadinanza ai diritti di tutti i lavoratori, dipendenti o indipendenti che siano. E da subito chiediamo la cancellazione della norma che vuole portare al 33% la nostra aliquota INPS.

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JOBS ACT: IL MESSAGGIO A RENZI DA PARTE DEI LAVORATORI INDIPENDENTI – La petizione, che ha già superato il milione di utenti “raggiunti”, è stata sottoscritta anche da volti noti dello spettacolo come Giorgio Panariello, Mara Maionchi e la conduttrice e cantante Elena Di Cioccio. Invece che sottoporre a Renzi tutte le firme raccolte, il premier “riceverà il messaggio” attraverso metodi decisamente non convenzionali, dalle azioni sui social network all’entrata in scena di “uomini-sandwich”, il tutto per generare rumore mediatico e dare voce alle richieste dei lavoratori.

(Photocredit copertina: socialbombing.org/jobsACTA)

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