Sinodo della Famiglia: «I gay hanno doti e qualità utili alla Chiesa»

Sinodo della Famiglia, Papa Francesco ha presieduto oggi la Congregazione Generale in cui il relatore, cardinale di Budapest Peter Erdo ha pronunciato la Relatio Post Disceptationem, ovvero la relazione intermedia che conclude il primo giro di discussione. Si tratta di un documento che non può non sorprendere per l’apertura che la Chiesa sembra dimostrare su molti temi e che pone le basi per la successiva discussione sia nei Circula Minores che partiranno oggi, e sopratutto per il Sinodo Ordinario dei Vescovi che si terrà l’anno prossimo, dal 4 al 25 ottobre 2015, e avrà come tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel Mondo moderno“.

SINODO DELLA FAMIGLIA, IL DOCUMENTO CORAGGIOSO – Un documento che per moltissimi versi non può non essere definito coraggioso, che spinge la riflessione della Chiesa fino agli estremi limiti in cui essa può essere condotta nelle situazioni attuali e che, è da ritenerlo, pone le basi per poterli estendere in futuro. Sugli omosessuali, sulle unioni civili, sui divorziati risposati, parole di inedita apertura; e sulla riflessione sulla famiglia nel mondo moderno si sottolinea più e più volte come il problema stia nella precarietà della condizione vita, non senza citare “l’eccessivo spazio” dato nella società “alla logica del mercato” . Ma è certamente sulle cosiddette “situazioni pastorali difficili” che il documento sorprende.

SINODO DELLA FAMIGLIA, “I GAY SONO PREZIOSI PER LA CHIESA” – Partendo dalla fine, quasi rivoluzionarie appaiono, nel documento, le parole sulle persone omosessuali. Esse, dice Peter Erdo, “hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana“, e il relatore chiede al Sinodo: “Siamo noi in grado di accogliere queste persone, garantendogli uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Le nostre comunità sono in grado di essere accoglienti, accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio?” Ancora: “Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre”, e qui troviamo ancora una volta parole di inedita apertura, “la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso“. Intendiamoci, di rivoluzioni vere e proprie non c’è da aspettarsene: “La Chiesa peraltro afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna“, né è accettabile che “si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori” in questo senso.

Il cardinale relatore Peter Erdo
Il cardinale relatore Peter Erdo

MATRIMONI CIVILI E UNIONI DI FATTO – Insomma, riaffermazione della tradizionale dottrina ma al contempo una Chiesa che sceglie di incamminarsi sulla la via dell’accoglienza, del mantenuto giudizio su queste situazioni sì, ma con un linguaggio nuovo e comprendendo quali segni d’amore le persone omosessuali possano dare alla Chiesa. Le sorprese non finiscono qui: i matrimoni civili e, “fatte le debite differenze, “le convivenze” devono essere “colte come realtà positive”. Molto spesso, la Chiesa mostra così di accorgersi, le convivenze sono “ad experimentum” non perché non ci si voglia sposare, piuttosto per cementare meglio l’unione e, prevalentemente, per motivi economici e sociali – è infatti pesante “l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso)”. Spesso poi “sposarsi è un lusso, cosicché la miseria materiale spinge a vivere in una unione di fatto”. E in queste unioni, e ben di più nei matrimoni civili, è possibile cogliere “autentici valori familiari o almeno il desiderio di essi”; situazioni dunque che vanno affrontate “in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio”, con “pazienza e delicatezza”.

LA VIA PER I DIVORZIATI – Divorziati e risposati, anche in questo capitolo non mancano parole coraggiose, con esiti peraltro già ampiamente anticipati nei precedenti giorni del Sinodo: innanzitutto la Chiesa si pone il problema dello sveltire le pratiche di nullità rotale dei matrimoni (“superamento della doppia sentenza conforme”, “via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo diocesano”, “processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria”: tutto come previsto); importante notare che “secondo proposte autorevoli” andrebbe valutata anche “la fede dei nubendi” in ordine alla validità del vincolo – sta a dire: sposarsi in Chiesa tanto per fare e senza una reale e approfondita fede cattolica potrebbe diventare causa di nullità dell’unione. Viene poi ripetuto in più parti del documento che la Chiesa deve rifarsi alle parole del Concilio Vaticano II sull'”ecumenismo” e sui “semi di Verità” sparsi oltre i confini della Chiesa stessa: un accenno mai esplicito alla possibilità di approfondire la prassi, più volte citata durante i giorni del Sinodo, della chiesa Ortodossa sulla benedizione delle seconde unioni.

 

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DIVORZIATI E SACRAMENTI – Ma nel breve periodo, cosa fare delle coppie divorziate? Quale accompagnamento per loro? Innanzitutto si legge che “le persone divorziate ma non risposate vanno invitate a trovare nell’Eucarestia il cibo che le sostenga nel loro stato”, una frase che non può non essere vista come un passo deciso verso le tendenze più progressiste dell’assemblea sinodale. Il Cardinale Erdo chiude la discussione sinodale certificando che esiste questa differenza di pensiero fra i padri Sinodali: “Alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare sofferenze”. E in questi ultimi casi si suggerisce “un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo e un impegno chiaro a favore dei figli”. Viene dunque messa in discussione la dottrina della semplice “comunione spirituale con la Chiesa” alla quale i risposati parteciperebbero senza aver bisogno di altro: se i divorziati hanno questa, molti Padri Sinodali chiedono, “perché non possono accedere a quella sacramentale?”. Sul punto il Sinodo chiude questa parte della discussione sollecitando “un maggiore approfondimento teologico”. Come a dire, ci si tornerà.

LA CONTRACCEZIONE – Poche sorprese invece sulla questione della procreazione e della contraccezione. La dottrina dell’Humanae Vitae sulla contraccezione naturale viene ribadita in pieno; è vero che occorre “un linguaggio realista che sappia partire dall’ascolto delle persone”, ma è vero anche che su questo linguaggio deve poggiare “un adeguato insegnamento circa i metodi naturali” testimoniato da famiglie laiche che forniscano “un accompagnamento fatto di testimonianza viva”. Il messaggio dell’Humanae Vitae di Paolo VI ” va riscoperto” e la dignità della persona e la valutazione morale “dei metodi di regolazione della natalità” vanno rispettati. Su questa base di discussione partirà, totalmente aperta pur senza prendere alcuna posizione definitiva, il cammino del Sinodo dell’anno prossimo, dopo le discussioni informali dei Circula Minores; un Sinodo ordinario che a questo punto potrebbe davvero riservare delle sorprese.

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