Mediolanum, Berlusconi costretto a vendere la sua parte

Fininvest dovrà rivedere la sua partecipazione in Mediolanum: dovrà scendere almeno al 9,9% dalla percentuale attuale, attestata al 35,13%. A dare la notizia è stata la stessa holding della famiglia Berlusconi: “Nel contesto del procedimento relativo all’iscrizione di Mediolanum nell’albo dei gruppi bancari e a seguito della sopravvenuta perdita dei requisiti di onorabilità in capo al proprio controllante indiretto Silvio Berlusconi (Condannato nel processo sui diritti tv di Mediaset, ndr.), Banca d’Italia – d’intesa con la vigilanza delle assicurazioni, l’Ivass – ha disposto le misure previste dalle norme (art. 24 e 25 Tub) ivi inclusa la dismissione della partecipazione in Mediolanum eccedente il 9,9% che potrà anche avvenire mediante il conferimento in un trust ai fini della successiva alienazione a terzi entro 30 mesi dalla data della sua istituzione”, riporta il Fatto quotidiano. Fininvest spiega che su questa quota eccedente sono sospesi i diritti di voto e che per questo viene meno l’efficacia del patto di sindacato con l’altro socio Fin. Prog. Sapa di Ennio Doris.

Foto: Mauro Scrobogna /LaPresse
Foto: Mauro Scrobogna /LaPresse

L’ANNO NERO DI MEDIOLANUM – La notizia arriva in un momento in cui le quotazioni di Mediolanum non sono proprio al massimo: nell’ultimo anno il titolo ha perso oltre il 12% del suo valore e da settembre continua a perdere. Come se non bastasse nel 2013 il bilancio di Mediolanum è in rosso: -428,4 milioni di euro contro la perdita di 285 milioni del 2012. Una perdita quasi certamente attribuibile alla sentenza per il Lodo Mondadori, che ha pesato sui conti della holding per 491,3 milioni. In seguito alla “scoperta” del buco la società aveva dato il via ad una raffica di cessioni: il 3% di Mondadori, il 50% di Mediolanum assicurazioni (controllata di Mediolanum), la sede del Giornale in via Negri a Milano e il golf club di Tolcinasco. Ciò nonostante gli incassi non sono stati sufficienti per racimolare un dividendo da dare agli azionisti. Questo accade anche perché nel 2013 Mediaset è tornata in utile per un pelo solamente grazie ai tagli, mentre Mondadori è andata in perdita con – 185,4 milioni. Per non parlare del Milan, che ha accumulato un rosso di 15,7 milioni contro i 6,8 del 2012 e continua ad avere bisogno del supporto del suo azionista di maggioranza.

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LE SPESE DI MEDIASET – Come se non bastasse, tutto ciò accade nell’anno in cui Mediaset è fortemente impegnata nell’acquisizione di diritti tv con un esborso di 700 milioni per la Champions League 2015-2018 e di 373 milioni per la Serie A. Se da una parte si spende, dall’altra Cologno Monzesa ha venduto Digital Plus n Spagna per 365 milioni, l’11,11% della pay tv italiana Premium per 100 milioni di euro e il 25% delle torri di trasmissione di Ei Towers per 283,7 milioni. “In virtù del consolidato rapporto tra la famiglia Doris e Silvio Berlusconi esprimiamo totale solidarietà a quest’ultimo anche in questa circostanza”, ha fatto sapere Mediolanum in una nota precisando che la società ”mantiene e persegue la sua stabile e consolidata presenza nel mercato, così come avvenuta e riconosciuta in questi anni, forte della garanzia e della continuativa partecipazione della famiglia Doris, che detiene oltre il 40% delle azioni”

(Photocredit: Daniele Leone/LaPresse & Mauro Scrobogna /LaPresse)

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