Sanità, ecco gli ospedali che sprecano di più

In tempi di spending review la razionalizzazione della spesa pubblica e l’eliminazione degli sprechi risultano fondamentali. Soprattutto nel mondo della sanità, che rappresenta una delle voci più pesanti del bilancio dello Stato e che il governo Renzi ha individuato come il campo ideale dove scovare i costi inutili. L’impresa è senz’altro delicata, visto che l’assistenza e cura dei pazienti rappresenta uno dei servizi più importanti che il settore pubblico deve garantire ai cittadini, ma non è certamente impossibile, se si considera che tra diversi ospedali il costo per l’acquisto degli stessi beni o delle stesse prestazioni a volte è nettamente diverso.

SPESE PER PULIZIE E TELEFONO BALLERINE – A dimostrarlo sono in particolare gli ultimi dati del ministero della Salute pubblicati online sull’attività economico-sanitaria, relativi al 2011, dai quali emerge una fotografia di sprechi e inefficienze. Ne parla Simona Ravizza sul Corriere della Sera. Al Cardarelli di Napoli i costi per la pulizia sono più che doppi rispetto al Sant’Orsola di Bologna: 17.583 euro per posto letto contro 6.518. Con una media di 7.957. Al De Lellis di Catanzaro intanto la spesa per utenze telefoniche è tripla rispetto agli altri ospedali italiani , 2.782 contro 910 euro per posto letto. Al Careggi di Firenze e al Niguarda di Milano poi, a parità di dimensioni, c’è una differenza di dieci volte in termini consumo elettrico, 6.737 contro 604 euro a posto letto. All’Umberto I di Roma c’è bisogno di più di 500mila euro per ogni letto utilizzato, mentre al San Matteo di Pavia ne bastano 380mila. Per la spesa di personale medico e paramedico (tra dipendenti, universitari e precari) il Policlinico Giaccone di Palermo sopporta un costo di 182mila euro per ciascun posto letto contro i 130mila dell’Ospedale universitario di Parma. I margini per dare la caccia a centinaia di milioni, o miliardi, di euro sembrano dunque esserci. Se infatti da un lato va ribadito che i dati del ministero vanno presi con le molle e che non necessariamente primi e ultimi posti indicano strutture efficienti e meno efficienti, va anche detto che le cifre spesso ballano troppo. E provare ad omogeneizzare i costi rappresenterebbe un primo significativo passo in avanti sulla via del rigore dei conti.

(Foto copertina da archivio LaPresse)

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