La montagna che mangia gli uomini

02/10/2014 di Redazione

Un’inchiesta della BBC indaga le condizioni di lavoro dei minatori sul Cerro Rico, un’antica miniera d’argento attiva da 500 anni, che ha reclamato la vita di milioni di minatori spinti prima dalla schiavitù e poi dal bisogno a rischiare tutto nelle viscere delle montagna.

Il Cerro Rico visto da Potosì
Il Cerro Rico visto da Potosì

LA MONTAGNA DELLA MORTE – Turni di lavoro massacranti, stipendi da fame, misure di sicurezza inesistenti o del tutto inadeguate, questa è anche oggi la realtà dei minatori all’opera nelle viscere del Cerro Rico, la Collina Ricca alle pendici della quale s’estende la città boliviana di Potosì. Alcuni vivono all’imbocco delle gallerie della miniera con la famiglia, un tunnel abbandonato come latrina e una baracca sulle loro teste.

UN OLOCAUSTO IN MINIERA  – Questo è il destino di tanti poveri boliviani che provano a sfruttare quel che rimane di una ricchissima miniera d’argento che ha fatto la fortuna della Spagna, che si calcola ne abbia ricavato più di cinquanta tonnellate d’argento durante l’epoca coloniale, quando si guadagnò il soprannome di Montagna che Mangia gli Uomini, spegnendo le vite di otto milioni di uomini spinti nelle sue viscere a frustate dai conquistadores.

MIGLIAIA DI DANNATI – Oggi ci sono circa 15.ooo persone che lavorano sulla montagna, dove muoiono una quindicina di persone al mese, stando alle statistiche comunicate dalla locale associazione delle vedove di minatori: tra esse c’è quella spaventosa dell’aspettativa di vita media dei lavoratori, che arriva appena a 40 anni. Adulti, ma anche ragazzini e adolescenti, qualche centinaio in totale,  che entrano nella montagna per sfuggire alla miseria, ma che troppo spesso finiscono per rimanerci.

LA SUPERSTIZIONE COME PROTEZIONE – I pericoli sono numerosi, dai crolli alle emissioni di gas, e le concessioni sono divise tra 38 società che non provvedono che a una parvenza di misure di sicurezza, preferendo ricorrere alla sistemazioni di statue dedicate a El Tio, una specie di divinità cornuta come il diavolo che i locali identificano con la montagna mangia-uomini, alla quale i poveretti recapitano offerte sperando nella sua benevolenza.

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