Apologia di Tiki Taka

Qualcuno avrà pensato: ci mancava solo Massimo Ferrero. E magari non aspettava altro che uno come il presidente della Sampdoria, un po’ pittoresco avrebbe detto Enrico Montesano, e già canzonato da Crozza per decidere finalmente di cambiare canale e lasciare al proprio destino quel circo pallonaro di paillettes che è Tiki Taka.

Quel qualcuno, diteglielo, si sbaglia, e di parecchio. Il traboccante patron blucerchiato – autodefinitosi proprio ieri sera nel salotto di Italia1 un «uomo distintivo, di momenti. Un last minute» – è il personaggio perfetto per la baraonda del ‘capocomico’ Pardo. Impetuoso, caciarone, spesso senza scaletta. Brillo e ubriacante. Si direbbe che Ferrero sia quasi la personificazione della parte più farsesca del programma.

Tiki Taka è un trash così sfrontato da risultare simpatico: spudorato, guascone e quindi irresistibile. Una Zanzara televisiva meno acida e politicamente più corretta. Divertente perché Zeman litiga con Mughini su Calciopoli e l’attimo dopo diventa «Clint Estvod» (cit. sempre Ferrero). Pardo è un barman esperto, che shakera alto e basso in parti uguali: il suo Tiki Taka non è un Negroni, troppo alcoolico per essere definito piacevole, né un Sex on the Beach, esageratamente aggraziato. È un Cuba Libre, popolare e sfascione al punto giusto. Nei suoi studi va Domenico Quirico, il giornalista della Stampa rapito in Siria, così come Barbara D’Urso. La mamma di Ciro Esposito e Pio e Amedeo, Acerbi che ha appena vinto un tumore e Pupo. Carlo Tavecchio e Stefano De Martino.

La formazione, oltre al ritmo, è il punto di forza. Ci sono sempre almeno una penna di livello e un un paio di opinionisti disturbatori d’antan. C’è sempre poi una dose di cosce quanto basta, perché se non si scade va bene dare all’occhio la sua parte: Satta e Barra le titolari, poi convocate random Autieri, Canalis, Cannavò, Caracciolo, Chiabotto, Nargi, Santarelli. Perfino la Parietti. Pardo insomma ha vinto: gli ascolti lo premiano (a novembre il record con il 12.62%, ieri sera l’8,71%), lui si diverte senza sensi di colpa. E noi insieme a lui.

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