Il padre di Renzi indagato per bancarotta fraudolenta

La notizia è riportata dal Secolo XIX: Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, sarebbe indagato per bancarotta fraudolenta dalla procura di Genova.

Un’indagine avviata da tempo e collegata al fallimento di una società di distribuzione di giornali. Nei giorni scorsi ha ricevuto un avviso di prosecuzione delle indagini e dunque l’iscrizione nel registro degli indagati risale verosimilmente a diversi mesi fa. La società è fallita nel 2013, quando il padre di Renzi l’aveva già ceduta a un imprenditore genovese.

 

Matteo Renzi - Foto: LaPresse/Marco Alpozzi
Matteo Renzi – Foto: LaPresse/Marco Alpozzi

MATTEO RENZI E IL SUO LEGAME CON LA CHIL SRL – Secondo quanto si legge ancora sul quotidiano genovese, tra il 1999 e il 2004 la società sarebbe stata intestata proprio a Matteo Renzi e alle sue sorelle e risulterebbero anche dei contributi figurativi versati all’attuale capo di Palazzo Chigi. Il Secolo XIX si era già occupato della vicenda del 2013, dopo che si era scoperto di come la Chil srl  – questo il nome della società in questione – fosse stata venduta e poi dichiarata fallita, mentre i creditori aspettavano i propri soldi. Un contenzioso nato nel 2006, attorno a una società che tre anni prima aveva visto come dirigente proprio Matteo Renzi, che nel 2003 era appena all’inizio della sua carriera politica Scriveva Marco Grasso, in un articolo dell’8 maggio 2013:

Per capire come inizia questa storia bisogna ritornare al biennio tra il 2003 e il 2005. È questo il periodo in cui Tiziano Renzi, vulcanico impresario ed ex amministratore democristiano, sbarca in Liguria. Chil srl, sede a Rignano sull’Arno, apre una filiale nella centralissima via Fieschi, dove per un periodo collabora anche con Il Secolo XIX, per cui cura il servizio porta a porta. L’inizio di quell’avventura coincide con il primo exploit del figlio, che a soli 29 anni, riceve l’endorsement dell’Ulivo per la corsa alla presidenza della Provincia di Firenze.

Appena qualche giorno prima di presentare la propria candidatura alle Provinciali, Renzi cede le sue quote societarie – pari al 40% – ai genitori e viene assunto dalla Chil srl come dirigente. «Una mossa – scriveva Grasso – che gli ha consentito di incassare i relativi contributi per 9 anni, a spese dello Stato». E, allo stesso tempo, una mossa che suscitò più di una polemica. 

 

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IL FALLIMENTO DELLA CHIL SRL – Nel 2005, la Chil srl cessa le attività e sgombera i locali, senza pagare gli ultimi tre mesi di affitto, lasciando l’immobile in «pessime condizioni» e portandosi via anche parte dell’arredamento che non apparteneva alla società. A seguito di un decreto ingiuntivo, il tribunale condanna la Chil a un risarcimento di undicimila euro. La storia, però, non finisce qui. Così proseguiva Grasso:

Tiziano Renzi nel dicembre del 2010 ha ceduto un ramo d’azienda alla nuova sigla di famiglia, Eventi 6 srl (4 milioni di euro di fatturato nel 2011), che fa sostanzialmente le stesse cose e ha sede nella natia Rignano sull’Arno. Chil Post srl passa nelle mani di Gian Franco Massone, 75 anni, originario di Castelletto d’Orba e residente a Varazze. […] Il resto è nella relazione del curatore fallimentare, il commercialista Maurizio Civardi. Chil srl lascia all’asciutto i creditori (non solo l’ex proprietario dei muri) a marzo del 2013 è dichiarata fallita. Anche se la nuova sede, una stanza di un appartamento in Galleria Mazzini 3, era già abbandonata nell’ottobre 2011.

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