Serie A 1998-1999, il torneo più pazzo degli ultimi anni

Dopo le prime due giornate di campionato sono tre le squadre finora a punteggio pieno, Juventus, Roma e Milan. Gli equilibri sembrano già definiti, eppure visto l’andamento della stagione scorsa è lecito aspettarsi sorprese di qualunque tipo. Difficilmente però si potrà arrivare al campionato delle sorprese, ovvero la famosa Serie A 1998-1999, campionato vinto dalla meno forte delle squadre di prima fascia, il Milan guidato da Alberto Zaccheroni.

Thomas Helveg, Milan, e Zinedine Zidane, Juventus (Getty Images / Allsport UK /Allsport)
Thomas Helveg, Milan, e Zinedine Zidane, Juventus (Getty Images / Allsport UK /Allsport)

È opportuno fare un salto indietro nel tempo. In questi sedici anni sono cambiate molte cose e buona parte del pubblico attuale ha una vaga idea di cosa accadde in quell’anno a dir poco strano che seguì anche in quel caso un Mondiale, nella fattispecie Francia ’98. Le squadre di Serie A erano 18, l’onore del meridione venne tenuto alto da Salernitana e Bari. C’erano il Perugia di Luciano Gaucci con Vujadin Boskov in panchina, la Roma di Zdenek Zeman, la Fiorentina di Giovanni Trapattoni, la Juventus di Zinedine Zidane, il Parma di Malesani con una squadra nata per la vittoria dello scudetto, la Lazio di Cragnotti, l’Inter di Simoni prima, di Lucescu e Castellini durante e di Roy Hodgson poi ed il Milan «udinese» di Zaccheroni, Thomas Helveg e Oliver Bierhoff, protagonisti dello splendido terzo posto dei friulani della stagione precedente.

Delle squadre di grido solo il Milan nella stagione precedente non aveva fatto risultati, con un decimo posto che appariva come una delle pagine più buie della gestione Berlusconi. E le premesse non sembrava dovessero confermarsi. La Juventus aveva Zidane, Del Piero, Inzaghi. L’Inter acquistò Roberto Baggio, Andrea Pirlo dal Brescia e Nicola Ventola dal Bari. Il Parma oltre a Buffon in porta e Fabio Cannavaro in difesa poteva contare sul Campione del Mondo Alain Boghossian, su Juan Sebastian Veron e su Diego Fuser. La Lazio acquistò Fernando Couto, Sinisa Mihajlovic, Sergio Conceicao, Dejan Stankovic, Marcelo Salas e Christian Vieri. La Fiorentina aveva in panchina il Trap ed in campo Rui Costa, Edmundo ma sopratutto Gabriel Omar Batistuta.

Allora la Serie A era davvero il campionato più bello del mondo. Con certi nomi potevi giocartela con chiunque, fino a vincere. Lo dimostrano i successi di quegli anni. Ma proprio quella stagione insegnò che nel calcio il nome non basta. Serve il gruppo, la coesione, l’entusiasmo, la voglia di remare nella stessa direzione. Succede così che la Fiorentina, campione d’inverno, si perde dopo l’infortunio di Batistuta. La Juventus a fine stagione perderà con l’Udinese lo spareggio per la Coppa Uefa a causa dell’infortunio di Del Piero. Il Parma, vincitore della Coppa Italia, si rivelò l’incompiuta che era, così come la Roma.

E poi restava la Lazio che dopo aver recuperato Alessandro Nesta e Christian Vieri iniziò a macinare punti, arrivando ad un +7 sul Milan. I rossoneri però recuperano grazie alle due sconfitte dei biancocelesti nel Derby e con la Juventus. Il Milan, dopo il pareggio a reti bianche proprio con la Lazio del 3 aprile 1999 iniziò un travolgente filotto di vittorie trascinato da Oliver Bierhoff, da un George Weah in forma sontuosa, da uno Zvonimir Boban ritrovato. Il Milan si portò alla penultima giornata ad un punto di distacco. I rossoneri vinsero con l’Empoli già retrocesso. La Lazio pareggiò a Firenze. Il sorpasso. L’ultima giornata la Lazio vinse per 2-1 col Parma ma il Milan trionfò al Renato Curi di Perugia. 2-1, Guglieminpietro-Bierhoff. Milan campione d’Italia per la sedicesima volta.

Per dare un’idea di cosa fosse davvero quella squadra, basta analizzare l’andamento delle italiane in Champions League l’anno dopo. La Lazio, seconda in classifica, dopo aver superato il primo girone con 14 punti ed il secondo con 11, sempre da prima qualificata, uscì ai quarti con il Valencia poi finalista. Il Milan? Fuori subito, ultimo nel primo girone con sei punti, frutto di una vittoria ed una sconfitta con il Galatasaray, due pareggi con il Chelsea (che non era quello di Abrahmovic), un pareggio ed una sconfitta con l’Herta Berlino. Dimenticavamo. La Fiorentina, terza quell’anno, vinse a Highbury con l’Arsenal e sconfisse il Manchester United per 2-0 al Franchi.

A dimostrazione che quel Milan non poteva, anzi non doveva, vincere quello scudetto. Eppure ci riuscì. Ed oggi dopo 16 anni potrebbe accadere una cosa simile. Le forze in campo sono ben delineate ma basterebbe una strana concatenazione di eventi a cambiare le carte in tavola. Ed i pretendenti sono molti, l’Inter di Mazzarri, il Milan di Inzaghi, paradossalmente le due genovesi, in grado di sopperire al deficit tecnico con cuore, grinta e calore del pubblico. E chissà, forse il calcio italiano ha bisogno di uno shock del genere, come quello che diede il campionato di Serie A 1998-1999, il campionato più pazzo degli ultimi anni.

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