Chi sono veramente i Black Bloc

20/10/2011 di Mazzetta

Quelli che a Roma hanno causato ingenti danni facevano parte di questo “movimento”?

La definizione di Black Bloc è stata una delle più usate e abusate degli ultimi giorni, dopo il riot di Roma tutti i media italiani o quasi hanno infatti deciso di adottare la definizione senza pensarci troppo, anche se ben coscienti che si tratta di una semplificazione, usando la quale si confondono i lettori più che accompagnarli nella comprensione di quello che accade. Black bloc è sicuramente una definizione che nell’immaginario dell’italiano medio si accompagna a una valenza negativa e forse il motivo della scelta sta semplicemente nella scelta politica di tante redazioni, che schierandosi contro i facinorosi non hanno mancato di aggiungere sensazione ed enfasi a una serie di vandalismi che poi la condotta della polizia ha trasformato in un confronto fisico con altri manifestanti.

UN PO’ DI STORIA – Black Block è il nome di una tattica, emersa a cavallo delle contestazioni altermondiste a cavallo del 2000. Il “manuale del Black Bloc”, un agile pamphlet che declinava filosofia e istruzioni, prevede quando numericamente possibile la costituzione di un blocco all’interno di un corteo, nel quale tutti sono vestiti in maniera omogenea di nero e dal quale ci si stacca per colpire luoghi e simboli legati al potere finanziario per poi tornare a rendersi irriconoscibile mescolandosi con il blocco. Fino a qui niente di diverso dai tradizionali spezzoni degli anarchici, usi a sfilare in nero e insieme e in effetti il Black Bloc è una tattica d’ispirazione evidentemente anarchica. Il manuale offre però anche suggerimenti per l’azione di piccoli gruppi a prescindere dalla presenza di un vero e proprio blocco nero. Il Black Bloc quando agisce in piccoli gruppi partecipa alla manifestazione senza vestirsi di nero. Al momento opportuno il gruppo si raduna, si cambia d’abito in genere sovrapponendo l’abbigliamento nero a quello normale, agisce e poi compie il procedimento inverso tornando nel corteo.

ORIGINALI – Diversamente da tutti gli altri modi di stare in piazza, che prevedono tutti più o meno un confronto per la conquista del territorio con le forze dell’ordine, il Black Bloc ha infatti sviluppato un approccio del tutto originale nel rapporto con le forze dell’ordine, niente resistenza attiva o passiva, ma una fuga veloce e risolutiva per allontanarsi dalla minaccia e possibilmente continuare le azioni. Perno della tattica Black Bloc sono infatti il rifiuto del confronto fisico con le forze dell’ordine e dell’attacco alle persone. I Black Bloc non esercitano violenza fisica sulle persone e non affrontano la polizia. Se anche a Roma si sono intravisti piccoli gruppi di gente organizzata alla Black Bloc, intendendo con questo i gruppetti che hanno dato vita a parte dei vandalismi precedenti gli scontri di Piazza San Giovanni, è quindi del tutto incoerente usare la definizione per definire all’ingrosso i manifestanti che sono stati impegnati negli scontri con la polizia il 15 ottobre.

INCOMPATIBILI – Polizia che non ha esitato a caricare brutalmente spezzoni di corteo innocui e nemmeno, cosa mai vista, a lanciare i blindati in mezzo alla folla pacifica e tranquilla in piazza San Giovanni. Attacchi al corteo e alla piazza che hanno provocato reazioni dai manifestanti, che non possono certo essere ascritte ai Black Bloc, che se c’erano dovevano essere altrove a far danni approfittando del caos e della decisione della polizia di accanirsi sulla piazza. Molte delle azioni registrate a Roma sono inoltre incompatibili con le modalità proprie del Black Bloc, ma anche degli anarchici, spesso tirati in ballo altrettanto a sproposito e ugualmente vestiti di nero. Gli uni e gli altri sono di solito precisi e rigorosi nella scelta degli obbiettivi delle azioni, il loro obiettivo non è la massima distruzione casuale, ma il colpo alle manifestazioni fisiche e simboliche delle politiche che contestano.

NON FANNO COSI’ – Colpiscono banche, agenzie per l’intermediazione del lavoro, uffici governativi e sedi di istituzioni internazionali, cose così; se bruciano una macchina la scelgono tra quelle di lusso e immatricolate da poco. A Roma possono aver bruciato ad esempio le Range Rover sbadatamente parcheggiate dai proprietari lungo il percorso del corteo, ma difficilmente sarà loro la firma sui roghi delle utilitarie o di alcuni negozi, mentre sono coerenti con la filosofia gli assalti ai “Compro Oro” spuntati come funghi a rappresentare uno degli aspetti più odiosi della crisi economica e finanziaria. Ugualmente incompatibili sono gli assalti ai luoghi di culto, scene come quelle dell’ossesso che ruba e spacca un’immagine sacra e le aggressioni alle persone.

PINK BLOC – Negli anni successivi al 2001/2002 il fenomeno Black Bloc non ha mai coinvolto più di piccoli gruppi di persone, sebbene la tattica si sia dimostrata valida e funzionale non si adatta alla comunicazione politica e non ha sortito effetti rilevanti. Un destino che condivide con il Pink Bloc, tattica alternativa basata sulla tactical frivolity, la frivolezza tattica, che ha segnato successi notevoli, ma che è stata abbandonata lo stesso, principalmente a causa dell’indifferenza dei media nei suoi confronti. Fu il blocco rosa a raggiungere i palazzi del potere a Praga mentre i neri si picchiavano come fabbri con la polizia e anche in Italia i gruppi rosa hanno segnato buoni risultati in diverse manifestazioni nelle quali hanno accompagnato ad esempio San Precario, ma il disinteresse e l’ostracismo dei media è stato unanime, nemmeno la conquista del tappeto rosso alla Mostra del Cinema di Venezia ha avuto più di un trafiletto nelle cronache locali, mentre foto e video della manifestazione facevano il giro del mondo. Il blocco rosa non è serio, la frivolezza non piace ai politici e nemmeno ai politicanti, figurarsi ai rivoluzionari, i media s’adeguano.

ABUSO – A parte chiamare in causa l’approssimazione e il livello scadente di certe redazioni, è quindi evidente che ci si trovi di fronte ad un abuso del termine, un abuso motivato politicamente perché i media italiani usano il termine Black Bloc solo quando parlano di proteste italiane. Fa impressione in questi giorni fare il confronto con le maniere e i termini usati per descrivere le proteste, anche violente all’estero. Ieri in Grecia ci sono stati scontri violentissimi, ai quali ha preso parte molta gente camuffata e vestita di nero, ma nessuno dei nostri media ha usato per loro la definizione di Black Bloc e nemmeno altre definizioni negative come teppisti o vandali, li hanno chiamati tutti manifestanti, anche se tiravano le molotov direttamente sui poliziotti. Il giorno prima, più o meno tutti, parlando dei fatti di Roma hanno invece usato il termine Black Bloc alla nausea. Evidente l’intento criminalizzante, che è esteso ben oltre i confini della compagine governativa e non si esaurisce nemmeno dalle parti di Di Pietro, lesto a chiedere leggi speciali come il più tonto dei fascisti. Le rivoluzioni vanno bene quando le fanno negli altri paesi, qui da noi chi cerca di disturbare la quiete pubblica e i deliri della politica, può essere solo dipinto come un criminale.

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