Borghezio: «Le madri che piangono Davide Bifolco sono l’Italia di m…»

«Davide? Era un teppista, anche se è morto». Così Mario Borghezio ha commentato la morte di Davide Bifolco, il sedicenne ucciso venerdì scorso da un poliziotto durante un inseguimento nel rione Traiano di Napoli. Intervistato dai microfoni de La Zanzara, l’europarlamentare della Lega Nord ha avuto parole durissime non solo per il ragazzo, ma anche per la città di Napoli e sui suoi cittadini. 

Foto: Andrea Raso/Lapresse
Foto: Andrea Raso/Lapresse

«DAVIDE? ERA UN TEPPISTA» – Per Borghezio Davide Bifolco non sarebbe stato altro che «un teppista» e bolla come «buonismo» le manifestazioni di cordoglio degli ultimi giorni. E ai microfoni del programma di Radio24 afferma:

Questi teppisti erano e teppisti rimangono Anche se morto. Così si chiama uno che gira senza casco e non si ferma all’alt dei carabinieri. Non mi unisco al buonismo nazionale, le manifestazioni in quel rione sono una vergogna nazionale.

 

LEGGI ANCHE: Davide Bifolco, parla il carabiniere: «Chiedo perdono. Non sono un Rambo»

 

«LE MAMME DEL RIONE SONO L’ITALIA DI MERDA» – Borghezio ha poi proseguito la propria invettiva addossando alla stessa città di Napoli la responsabilità della morte di Davide e usando parole offensive nei confronti delle famiglie che abitano nel quartiere dove viveva il ragazzo:

Davide è morto per colpa di Napoli. Sono indecorose quelle mamme urlanti del rione Traiano che pretendono di fare quel cazzo che vogliono. Questa è l’Italia di merda, come dice la figlia di uno dei marò.

 

«CI VOGLIONO I RASTRELLAMENTI» – Borghezio ha citato anche il generale Cesare Mori, il “Prefetto di ferro” che durante il Ventennio fu nominato prefetto di Trapani prima e di Palermo poi, dove portò avanti una durissima repressione della malavita e delle attività mafiose, ricorrendo talvolta anche alla tortura dei detenuti, con il benestare di Mussolini:

Per Napoli ci vuole uno come il generale Mori ai tempi del fascismo. Ci vogliono dei rastrellamenti nei rioni di camorra.

(Photocredit copertina: Roberto Monaldo/LaPresse)

Share this article