Strage di Ustica: spuntano le carte segrete

Particolari inediti sul disastro aereo di Ustica avvenuto il 27 giugno 1980. È ciò che emerge dalle prime carte desecretate in virtù del decreto Renzi sulle stragi che fino a ieri erano state custodite dal Ministero degli Affari Esteri. Si tratta di appunti, informative e carteggi riservati consultabili ora presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma che svelano risvolti mai conosciuti della diplomazia segreta internazionale relativi a quanto accadde a quel velivolo DC-8 della compagnia Itavia, decollato da Bologna e diretto a Palermo con a bordo 81 persone, che si squarciò in volo cadendo tra le isole di Ustica e Ponza.

 

Ustica(Foto da archivio LaPresse. Credit: AP Photo / Emiliano Grillotti)

 

GLI AMERICANI NEGANO LA LORO PRESENZA – Ne parlano oggi Enrico Bellavia e Alberto Custodero su Repubblica. Emergono ora migliaia di fascicoli catalogati come «segreto» o «segretissimo» che vanno dalle accuse al leader libico Gheddafi per le sue «attività criminali» ai misteri che hanno accompagnato le indagini, come quello del casco americano ritrovato in mare e poi sparito. Tanti documenti che non risolvono però gli interrogativi. Tra le carte emergono ad esempio anche le resistenze degli Usa ad ammettere la presenza dei propri mezzi militari in zona al momento della strage. In particolare in un documento datato 3 luglio 1980 gli americani affermavano che «nell’area dell’incidente non vi era alcuna nave nè aereo statunitense, ivi compresi quelli della stessa flotta». Risulta però, al contrario, il movimento di diversi aerei americani, alcuni dei quali non identificati perché privi di sigla ma decollati da portaerei americane o francesi.

 

Ustica(Foto da archivio LaPresse. Credit: Ap Photo)

 

IL MISTERO DEL CASCO – È un informativa della Farnesina invece a ricordare il ritrovamento in mare, nella zona in cui precipitò il DC-9 del casco con la scritta John Drake da attribuire ad un pilota americano, decollato da un mezzo navale, che aveva dovuto lanciarsi in mare «qualche tempo» prima dell’incidente di Ustica. Il casco era finito all’aeroporto palermitano di Boccadifalco insieme ad altri reperti ripescati in mare, ma fu poi smarrito o «con più probabilità» fu «fatto sparire».

 

Ustica(Foto da archivio LaPresse. Credit: AP Photo / Bruno Mosconi)

 

LA PISTA LIBICA – Infine, la pista libica. È il 3 maggio del 1992, dodici anni dopo il disastro aereo, che l’ambasciata del Cairo informa il nostro ministero degli Esteri che il giudice Rosario Priore ha chiesto ed ottenuto che venga interrogato l’ex primo ministro libio Abdel Hamid Baccouch. Quest’ultimo avrebbe confermato che «il bombardamento dell’aereo dell’Itavia fu opera «di un aereo libico per ordine diretto di Gheddafi». La strage sarebbe stata, dunque, «un episodio anti-italiano organizzato come reazione all’azione italiana di garanzia della neutralità di Malta che annullava il controllo esclusivo da lui (Gheddafi, nda) tentato sul primo ministro maltese Dom Mintoff».

 

(Foto copertina da archivio LaPresse. Credit: AP Photo)

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