A 34 anni dalla Strage di Bologna. Con due assassini in libertà

Alle 10.25 del 2 agosto 1980, la sala d’aspetto della stazione ferroviaria di Bologna saltava in aria insieme a quella valigia lasciata su un tavolino, imbottita di esplosivo. La forza dell’esplosione fu tale da provocare il crollo di gran parte dell’edificio, colpendo anche un treno che in quel momento sostava al primo binario. I morti furono ottantacinque e si contarono oltre duecento feriti. Da quel giorno, l’orologio alla stazione di Bologna è rimasto fermo sull’ora della strage.

Foto: Twitter/@akappa25
Foto: Twitter/@akappa25

 

LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DELLA PISTA PALESTINESE – Sono passati trentaquattro anni dalla strage di Bologna e ieri, alla vigilia delle commemorazioni, è arrivata la notizia della richiesta di archiviazione, da parte della Procura di Bologna, della cosiddetta “pista palestinese“, che negli ultimi anni ha tenuto banco sul giornali e tra l’opinione pubblica. Tale pista vedrebbe infatti il possibile coinvolgimento del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e del gruppo tedesco Separat del “comandante Carlos” nell’attentato, un’ipotesi supportata dal fatto che quel 2 agosto, a Bologna, si trovavano Thomas Kram e Margot Christa Frohlich, due terroristi tedeschi sospettati di avere legami con il gruppo di Carlos e, tramite questo, con il gruppo palestinese. Ma Kram, indagato in un’indagine aperta successivamente, poco più di un anno fa ha dichiarato ai magistrati di essersi semplicemente trovato «nel posto sbagliato all’ora sbagliata». Da qui la conclusione dei pm: non c’è nessuna pista palestinese, nonostante le ipotesi dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che ne parlò per primo. 

GIUSVA FIORAVANTI E FRANCESCA MAMBRO – Nel corso degli anni Cossiga, che all’epoca della strage era presidente del Consiglio, diede diverse spiegazioni di quanto successo quella mattina a Bologna: inizialmente sostenne la tesi dell’incidente, parlando di una caldaia esplosa nello scantinato della stazione, ma le indagini rivelarono subito la presenza dell’esplosivo: un tipo di esplosivo utilizzato dai gruppi eversivi di stampo fascista. Le successive indagini portarono poi a Giuseppe Valerio Fioravanti e a Francesca Mambro, due membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari, di ispirazione neo fascista, identificati e condannati come esecutori materiali della strage. Fioravanti e la Mambro pur essendo stati dichiarati colpevoli della peggior strage della nostra storia ora sono in libertà. Un qualcosa di incredibile e di ingiusto. I due – che pur si sono dichiarati colpevoli di molti omicidi – oggi sono completamente liberi. A Francesca Mambro nel 1998 viene concesso il regime di semilibertà. Nel 2002 una la detenzione domiciliare speciale. Infine il 16 settembre 2008 il tribunale di Roma le ha concesso la libertà condizionale. Tutto questo ad un’assassina conclamata, che, giudicata colpevole della più importante strage della storia d’Italia, la cui pena è stata estinta definitivamente il 16 settembre 2013.

Lo stesso vale per l’altro stragista, Fioravanti, suo sodale e compagno. Nel 2009 la sua pena è stata considerata estinta.  Uno schiaffo ai parenti delle tante vittime di Mambro e Fioravanti, uno schiaffo di cui lo stato italiano si è reso complice.

Guarda l’edizione straordinaria del Tg1 del 2 agosto 1980:

 

34 ANNI DI INDAGINI – I mandanti della strage di Bologna, tuttavia, restano ancora sconosciuti: in questi trentaquattro anni le innumerevoli indagini hanno vagliato diverse ipotesi oltre a quella della strategia della tensione, protagonista dell’Italia di quel periodo. Si parlò di un attentato per sviare le indagini su un’altra strage, quella di Ustica, accaduta poco più di un mese prima, e anche dell’Italia finita al centro della “guerra segreta” tra Nato e blocco sovietico negli anni della Guerra Fredda. Ma queste ipotesi, insieme alla già citata pista palestinese, non porteranno mai alla piena verità.

 

LEGGI ANCHE: La strada in salita della Mogherini nella corsa ad Alto rappresentante Ue

 

LA VERITÀ SULLA STRAGE DI BOLOGNA – Verità che, ancora, cercano i famigliari di coloro che quel giorno a Bologna persero la vita: Paolo Bolognesi presidente dellAssociazione dei Familiari delle Vittime delle Strage di Bologna, ha sempre sottolineato la necessità di concentrare le indagini su un mandante “italiano”, considerando le cosiddette piste estere prive di consistenza. Sulla strage di Bologna aleggia ancora lo spettro della P2 di Licio Gelli – condannato per il depistaggio delle indagini – e del SISMI, che avrebbero coperto accordi segreti, trame occulte che ancora oggi celano la verità sulla strage. 

(Photocredit copertina: Gianfilippo Oggioni – LaPresse)

Share this article