Cosa fa il Vaticano coi suoi soldi

Fino all’arrivo di Papa Francesco le finanze vaticane erano sinonimo di oscurità, e ancora oggi è difficile ricostruire con esattezza la situazione patrimoniale della Santa Sede. La Chiesa dovrebbe avere un patrimonio di circa 10 miliardi di euro, con ingenti investimenti in società immobiliari che controllano molti appartamenti in numerose città italiane ed europee.

Mario Cartelli/LaPresse
Mario Cartelli/LaPresse

IL PATRIMONIO DELLA CHIESA – Il quotidiano elvetico TagesAnzeiger dedica un approfondimento al patrimonio della Chiesa cattolica. Il viaggio della testata svizzera tra i beni vaticani inizia da Avenue de Florimont a Losanna, una delle più importanti città elvetiche. In questa via residenziale ci sono diversi caseggiati che hanno un locatore molto interessante, ovvero la Santa Sede. In Romandia, la parte francofona della Svizzera, la Chiesa possiede almeno una dozzina di condomini a Ginevra e a Losanna, controllate da otto società per azioni e due società commerciali, la Profirma SA di Ginevra e la la Divesa SA di Friburgo. Gli investimenti immobiliari in Svizzera sono una lunga consuetudine del Vaticano. La Profirma lavora dal 1929 insieme alla Santa Sede, ed è stata utilizzata per investimenti in tutto il mondo. I primi acquisti di immobili svizzeri sono iniziati negli anni trenta, guidati da Bernardino Nogara, il leggendario banchiere di Dio. La tradizionale misteriosità degli investimenti ecclesiastici iniziò allora, visto che Nogara impose il silenzio sulla destinazione dei soldi della Chiesa.

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LA CHIESA E GLI INVESTIMENTI IMMOBILIARI – Dopo la firma dei Patti lateranensi con cui lo Stato italiano riconobbe la Città del Vaticano, Pio XI assunse Bernardino Nogara per gestire l’importante contributo finanziario assicurato da Mussolini alla Chiesa per risarcirla della spoliazione dei beni ecclesiastici. Si trattò all’epoca di 1 miliardo e 75 milioni di lire, che corrispondono a circa 13 miliardi di euro al potere d’acquisto attuale. Un’importante quantità di denaro che Nogara investì nel mattone così come nei lingotti d’oro, i beni tradizionalmente più sicuri, oltre che in numerose azioni. A Parigi, tramite la Sopridex, la Chiesa controlla molti appartamenti nel cuore del centro cittadino, come ha rivelato recentemente un’inchiesta firmata da L’Espresso citata anche da TagesAnzeiger. Gli investimenti di Nogara a Londra sono la base dell’odierna società britannica Grolux Investments Ltd. Tra i locatari di prestigio della Chiesa cattolica c’è stato il presidente francese François Mitterand, mentre la sede londinese di Bulgari a New Bond Street è di proprietà della Santa Sede.

LA CHIESA E LA TRASPARENZA DEGLI INVESTIMENTI – In Italia la Chiesa cattolica ha fatto ingenti investimenti immobiliari, che appartengono all’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. L’inchiesta dell’Espresso indicava in un miliardo i beni posseduti dalla Chiesa; l’unico dato paragonabile è stato fornito da un rapporto del Consiglio d’Europa sul riciclaggio di denaro, che evidenziava come l’Apsa amministrasse beni per 680 milioni di euro. I rappresentanti del Vaticano spiegano come questi numeri siano frutto di speculazioni, anche se le nuove nomine di Papa Francesco dovrebbero portare ad una nuova trasparenza. L’economista maltese Joseph Zhara è stato chiamato dal pontefice per far parte della Segreteria per l’economia, il nuovo organismo che ha assunto parte delle competenze dell’Apsa e che assumerà la guida delle politiche di controllo in merito alla gestione economica della Santa Sede. Nelle settimane scorse Zhara ha rimarcato come in futuro verranno pubblicati i dati relativi agli investimenti del Vaticano. Parole che preannunciano una vera e propria rivoluzione per le abitudini della Santa Sede. La valutazione del patrimonio immobiliare della Chiesa si aggira intorno ai 10 miliardi di euro, anche se ovviamente questo dato non comprende i beni artistici in suo possesso che sono senza prezzo visto il loro valore inestimabile.

Photocredit foto copertina: AP Photo/Alessandra Tarantino

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