La storia della docente licenziata da scuola perché (forse) lesbica

«La domanda che mi ha fatto la madre superiora è offensiva, perché ha leso i miei diritti di cittadina e di insegnante. Forse sono lesbica, forse no. Ma chiedermi di smentire voci sul mio orientamento sessuale, e far dipendere dalla risposta il rinnovo del contratto, è stato inaccettabile». A sfogarsi su Repubblica è la docente silurata dell’Istituto cattolico parificato Sacro Cuore di Trento. Alla donna non le sarebbe stato rinnovato il contratto a causa del suo orientamento sessuale. Il caso è stato denunciato nei giorni scorsi dai comitati trentini della Lista Tsipras e si è scatenata nel giro di poco tempo una forte polemica.

 

 

 

LA VERSIONE DELL’ISTITUTO – Eugenia Libratore, la madre superiora che dirige la scuola che non ha riassunto la docente, ha negato la motivazione dell’omosessualità sostenendo che il divieto sarebbe arrivato a causa di motivi economici. Ma, sempre la superiora, al Corriere della Sera ha precisato il blocco per «tutelare l’ambiente scolastico».

«Le ho detto che ho sentito queste voci e che speravo fossero solo voci, perché devo tutelare l’ambiente scolastico. Dovendo scegliere un insegnante per una scuola cattolica, devo fare anche valutazioni dal punto di vista etico morale. Qui ci sono mille studenti. Il problema sussiste, la scuola cattolica ha una sua caratteristica e un insieme di aspetti educativi e orientativi: a noi sembra di doverla difendere a tutti i costi».

Smentire la versione della docente per poi confermare sul Corriere l’impianto d’accusa. Sulla vicenda, con contorni ancora poco chiari, è intervenuta anche la responsabile del dicastero dell’Istruzione Stefania Giannini ha precisato che «valuterà il caso con la massima rapidità». E, se emergesse un episodio «legato a una discriminazione di tipo sessuale, agiremo con la dovuta severità».

«ROBA DA MEDIOEVO» – Come riporta il blog la 27esima Ora per la portavoce di Sel in Trentino Renata Attolini si sarebbe «violato l’articolo tre della Costituzione, secondo cui tutti i cittadini sono uguali e non possono essere discriminati per motivi di condizioni personali e sociali». Il caso è decisamente delicato perché se confermato riguarderebbe comunque la privacy dell’insegnante che ben poco ha a che vedere con la sua attività di docenza nell’istituto. «Poiché non avevo intenzione di svelare niente – ha spiegato la docente licenziata su Repubblica – suor Eugenia ha osservato che ‘stavo dimostrando la fondatezza delle voci’. Sembrava mi volesse umiliare. Stavo per andarmene e a quel punto lei prova a rimediare, facendomi capire che era disposta a chiudere un occhio se avessi dimostrato di voler ‘risolvere il problema’. Ammesso che sia gay, dovrei guarire da qualcosa?». «In Italia la professionalità, la bravura, non conta niente. Quel che mi è successo è roba da Medioevo», ha concluso la maestra che ora chiede a gran voce al ministero dell’Istruzione «un reale controllo sui finanziamenti erogati alle scuole paritarie». «Ce ne sono alcune che non li meritano – ha chiuso – voglio solo coerenza».

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