Germania, dall’anno zero al trionfo mondiale

15/07/2014 di Andrea Mollica

Giovane, multicultulturale, e con un sistema calcistico molto solido alle spalle, fondato su bilanci sani, diversificazione dei ricavi e forti investimenti nel settore giovanile, che hanno portato ad uno dei periodi di maggior successo nell’ambito delle competizioni internazionali per le fasce di età sotto i 21 anni. Il titolo di campione del mondo conquistato sul prato del Maracanã è la gemma più preziosa della rinascita del calcio tedesco iniziata nella seconda metà degli anni duemila.

Julian Finney/Getty Images
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LA GERMANIA CAMPIONE DEL MONDO E L’ANNO ZERO – In Germania la parola Weltmeister ha un sapore tutto particolare: il titolo di campione del mondo è la più grande ambizione per buona parte della società come dei media tedeschi. Un’ambizione che diventa ossessione quando si parla di calcio, lo sport nazionale, che dopo la tragica parentesi nazista è diventato uno dei miti fondativi della Germania come nazione democratica capace di rimanere una potenza mondiale. I Mondiali del 1954 sono stati il simbolo della rinascita morale e sociale vissuta dalla Germania occidentale dopo la fine della II guerra mondiale; il miracolo economico tedesco è stato simboleggiato dal miracolo di Berna, quando la Nationalmannschaft riuscì a battere la più grande squadra di tutti i tempi, l’Ungheria di Puskás. La vittoria ai Mondiali del 1974 giocati in Germania fu momento di grande orgoglio nazionale, con la sfida tra la Germania dell’Ovest e la sua sorella dell’Est vissuto per la prima volta nell’occasione sportiva più sentita, una partita dei Mondiali. La divisione dell’epoca del Muro di Berlino si dissolse nelle “notte magiche” del 1990, quando i tedeschi si riscoprirono un popolo unito festeggiando assieme la vittoria dei Mondiali italiani. Successi trasformati in ricordi malinconici dalla caduta del calcio tedesco di fine anni novanta, quando la nazionale fu eliminata per ben due volte di fila nella fase a gironi degli Europei, dopo due sconfitte ai quarti di finale nel 1994 e nel 1998. Risultati “normali”, con un breve interludio di successo ai Mondiali nippo-coreani del 2002, dove il DFB-Elf (l’undici della federazione calcistica tedesca) raggiunse la finale persa poi contro il Brasile.

 

MARCUS BRANDT/AFP/Getty Images
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LA GERMANIA CAMPIONE DEL MONDO E LA FAVOLA DEL 2006 – La Germania è stata negli ultimi decenni la squadra più costante nelle competizioni internazionali, con un record complessivo impressionante. Dal 1954 al 1990 la nazionale tedesca è arrivata sette volte su dieci tra le prime quattro squadre del torneo della Fifa, un primato di costanza ai massimi livello del calcio mondiale che è ritornato a partire dal 2006. Dai Mondiali organizzati in casa la Germania ha conseguito due terzi posti consecutivi, fino alla quarta stella conquista domenica 13 luglio sul prato del Maracanã. La ripartenza del calcio tedesco avviene il 6 luglio del 2000, quando la Fifa assegna alla federcalcio tedesca l’organizzazione dei Mondiali. L’altro momento rifondativo del movimento calcistico teutonico è il 26 luglio del 2004, quando dopo la deludente eliminazione nel girone eliminatorio la Germania assume Jürgen Klinsmann come nuovo allenatore della Nationalmannschaft. Klinsmann porta con sé Jogi Löw come vice, cambiando profondamente la natura del calcio tedesco. La Germania abbandona il calcio fisico e solido che tradizionalmente le ha regalato successi a ripetizione, per concentrarsi su un gioco più offensivo e dinamico, particolarmente attento ad elementi quali gioventù e freschezza. L’attenzione al movimento giovanile diventa prioritaria, tanto che i nuovi talenti del calcio tedesco, come Philip Lahm, Bastian Schweinsteiger e Lukas Podolsky diventano immediati protagonisti della nuova nazionale di Klinsmann e Löw.  La favola tedesca si interrompe a Dortmund contro l’Italia, ma il terzo posto inaspettato viene percepito ome un successo inaspettato. Assunti per evitare una figuraccia nei Mondiali giocati in casa, Klinsmann e Löw pongono le nuove basi  tecniche per il ritorno della Germania ai vertici del calcio internazionale. Il  successo di quest’operazione non sarebbe però stato possibile senza l’effetto di trascinamento che i Mondiali del 2006 assicurano all’intero movimento calcistico tedesco. I nuovi stadi, costati complessivamente cinque miliardi di euro, sono all’avanguardia, infrastrutture gioiello che diventano una fonte di reddito molto cospicua per aumentare i ricavi di squadre da sempre attente ai bilanci e poco restie agli avventurismi finanziari che caratterizzano i tornei europei più importanti.

Guido Bergmann/Bundesregierung via Getty Images
Guido Bergmann/Bundesregierung via Getty Images

LA GERMANIA E LA GENERAZIONE D’ORO – I Mondiali del 2006 hanno generato un’ondata di attenzione per il calcio che ha favorito il ritorno della Bundesliga ai vertici del calcio continentale. Nei primi anni novanta, segnati dalla rivoluzione dell’avvento delle TV a pagamento nello sport, la Bundesliga aveva perso posizioni rispetto alla Liga spagnola, alla Premier League inglese oppure alla Serie A, competizioni beneficiate dalle centinaia di miliardi garantiti dalla televisioni satellitari. Gli stadi così come il marketing, oltre che all’arrivo di Sky in Germania, assicurano però da diversi anni cospicue fonti di ricavo alle società tedesche, che grazie a forti investimenti nei settori giovanili, favoriti anche dalle politiche federali, sono diventate il motore di un movimento sportivo che continua a collezionare successi.  Il momento simbolo del ritorno della supremazia teutonica nel calcio è stata la Champions League del 2013 tra il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund. Società semi fallita dopo i fasti degli anni novanta, i giallo-neri della Vestfalia sono tornati in una finale di Champions League grazie ai massicci proventi garanti dal loro impianto, Signal Iduna Park, e la crescita di una generazione d’oro subito lanciata in prima squadra da uno degli allenatori più importanti della Germania, Jürgen Klopp. Mats Hummels, Mario Götze sono diventati giovanissimi protagonisti del calcio tedesco grazie alla forte scomessa fatta sui giovani da Klopp e dalla società del Borussia. Un esempio seguito anche dal Bayern Monaco, che in questi anni ha sfornato dal proprio vivaio una delle generazioni più forti della sua storia di grande successo. Dai veterani Schweinsteiger e Lahm passando per le giovani stelle  Thomas Müller e Toni Kroos, la squadra di Monaco di Baviera è tornata a macinare record a livello nazionale rifornendo così la Nazionale di grandi giocatori come ai tempi di Franz Beckenbauer e Gerd Müller, l’epoca di maggior successo del calcio tedesco.

PATRIK STOLLARZ/AFP/Getty Images
PATRIK STOLLARZ/AFP/Getty Images

LA GERMANIA E IL SUCCESSO NAZIONALE – I successi ai Mondiali, in particolare il primo ed il terzo titolo, hanno avuto significati politici e sociali particolarmente rilevanti. Nella vittoria brasiliana gli aspetti sportivi sono ovviamente preminenti, ma la conquista del primo successo mondiale della Germania unita arriva a suggello della ritrovata centralità di questa nazione sullo scenario europeo e mondiale. Gli sforzi massicci compiuti per la riunificazione – le stime sono diverse e difficilmente precise, ma si parla di somme nell’ordine del Pil italiano, ben più di mille miliardi di euro – avevano indebolito l’economia società, e reso più cupa e pessimista la società tedesca. La ristrutturazione severa ed a tratti del sistema industriale, le riforme politiche di inizio anni duemila, in particolare con l’Agenda 2010 del governo Schröder e la conquista dei mercati principali dei paesi emergenti, sopratutto la Cina, hanno permesso alla Germania di tornare alla tradizionale egemonia esercita sul suolo europeo. Una dinamica favorita dall’arrivo dell’eurocrisi, che ha coinciso con l’indebolimento relativo della Francia così come dell’Italia. Il successo della nazionale tedesca, composta da giocatori con origine straniere  come Özil, Khedira, Boateng o Mustafi, ha rimarcato il positivo percorso di integrazione e il multiculturalismo che da ormai diversi decenni caratterizzano la Germania. Il cuore sportivo del quarto titolo di campione del mondo, il legame con il Bayern Monaco, ha un sapore antico, visto che in qualche modo ricorda il trionfo del 1974. A livello sociale le simbologie sono però cambiate, e la vittoria ai Mondiali brasiliani suggella anni di positiva crescita dell’economia e della società tedesca, che ha visto ormai dissolti i dubbi sul suo futuro presenti a inizio secolo. La speranza della Germania è ora proseguire su questo percorso. L’impresa sarà per certi versi più facile a livello sportivo, dove la giovane età della maggior parte dei calciatori potrebbe garantire uno storico bis ai Mondiali russi, una nazione che in epoca passata così come attuale ha sempre avuto un ruolo di grande rilevanza nella storia tedesca.

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