Perché gli Usa insistono sugli F-35?

11/07/2014 di Redazione

Perché il governo americano insiste nel seguire il programma militare degli aerei F-35 nonostante i seri problemi di sicurezza riscontrati, ancora una volta, nelle ultime settimane? È questo l’interrogativo che si pone Foreign Policy in un lungo articolo provando a spiegare la linea del governo e delle forze armate a stelle e strisce. L’autorevole rivista americana dedicata alle relazioni internazionali spiega, neanche a dirlo, che alla base delle decisioni ci sono soprattutto ragioni economiche e una serie di interessi trasversali che è un po’ difficile sradicare e che impedirebbero ogni rivisitazione di quanto finora stabilito.

 

UK Accepts Delivery Of First Lockheed Martin F-35 Lightning II Fighter Jet

 

L’INCIDENTE E LO STOP AI VOLI – L’ultimo allarme sul volo degli F-35, un caccia nato per sostituire vecchi aerei in dotazione all’Aeronautica americana, alla Marina e ai Marines (ovvero a United States Air Force, United States Navy e United States Marine Corps), è nato lo scorso 23 giugno nella base militare di Eglin, in Florida, quando gli aerei militari che sarebbero dovuti essere il fiore all’occhiello delle forze armate statunitensi sono rimasti fermi per problemi (un incendio al decollo) che ad oggi non sono stati ancora chiariti. A tre settimane di distanza non è ancora noto dunque se i caccia verranno presentati al salone areonautico britannico che si terrà il 19 e 20 luglio a Farnborough, ma è evidente che un piano alternativo non c’è e che gli aerei, in un modo o nell’altro, dovranno essere tutti realizzati.

I COSTI ELEVATI – Gli F-35 sono realizzati dall’azienda aerospaziale americana Lockheed Martin, vincitrice di una gara contro Boeing, che per l’occasione aveva realizzato il prototipo X-32, e valgono oggi un giro d’affari di ben 399 miliardi di dollari, pari a circa 290 miliardi di euro al cambio attuale. I costi si stima siano lievitati a circa 112 milioni di dollari per aereo, oltre 82 milioni di euro. Ed il bilancio complessivo pare possa superare addirittura i 1.000 miliardi di dollari se si considerano i costi degli anni a venire relativi alla manutenzione. Mandare tutto all’aria non è semplice, visto che Lockeed si è accuratamente accordata con fornitori e subappaltatori in ogni stato per assicurarsi che più o meno tutti o quasi tutti i membri del Congresso siano in qualche modo interessati a mantenere in vita il programma.

L’INTRECCIO TRA AFFARI E POLITICA – In altre parole ci sarebbe un intreccio tra affari e politica, aziende e istituzioni, lobbies e uomini del Congresso, capace di porre un freno ad ogni cambiamento delle norme e dei piani finora approvati. Fornitori e subappaltatori interessati allo sviluppo degli F-35 sono sparsi precisamente in 45 stati degli Stati Uniti. Particolare, quest’ultimo, che, stando a quanto riferisce Thomas Christie, un ex alto funzionario del Pentagono, basta e avanza per invogliare con successo ogni sorta di legislatore a rifinanziare il programma. Quali sono i rischi dunque? Quello maggiore è senz’altro rappresentato dalla capacità o incapacità di raggiungere un livello di sicurezza ottimale dei voli, un livello da raggiungere possibilmente nel minor tempo disponibile visto che, stando a quanto approvato negli Stati Uniti dal Congresso, nel 2015 dovrebbero essere acquistati altri 38 aerei F-35. La Difesa intanto minimizza. «Nessuno vuole correre il rischio che gli aerei vadano in cielo prima di sapere esattamente cosa sia successo e che gli investigatori abbiano la possibilità di fare il proprio lavoro», ha dichiarato il segretario per i rapporti con la stampa del Pentagono, il contrammiraglio John Kirby.

L’INCHIESTA IN CORSO – Di F-35 vengono realizzate tre differenti versioni, una per ogni corpo, Air Force, Navy e Marines. Ma la parte più importante, il motore, viene condivisa da tutti i tipi di aereo. Al progetto partecipano anche otto partner internazionali: Regno Unito, Italia, Olanda, Turchia, Canada, Australia, Danimarca e Norvegia. Nessuno di essi per ora ha però segnalato cambiamenti di programma da quando gli aerei sono a terra. Ma le critiche forti sono cominciate a spuntare proprio in casa. Il senatore dell’Arizona John McCain ad esempio, uno dei più ostili rispetto all’acquisto degli aerei, ha aspramente condannato al Congresso l’operazione condotta prima di una completa sperimentazione e ha definito gli F-35 il peggior esempio di intreccio tra interessi militari, industriali e congressuali. Si tratta di malcontento e un allarme per ora contenuto, in attesa di responsi più chiari. Le fonti del Paramento americano e della Difesa dicono che il 23 giugno l’incidente (l’incendio) è avvenuto ad un F-35A, la variante Air Force, poco prima che si alzasse da terra. Il pilota a quanto si apprende sarebbe riuscito ad interrompere la fase di decollo e ad uscire in tempo dal velivolo. La causa principale resta ancora oggetto d’inchiesta, dice il Pentagono. Mentre la Lockheed Martin fa sapere di lavorare a stretto contatto anche con i partner di settore per portare a termine le indagini. Il copione finora è rispettato. Poi, chi vivrà vedrà.

(Foto da: Getty Images. Credit: Tom Pennington)

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