Le donne che difendono le strade di Baghdad con l’Ak47

La Cnn ci racconta la storia di Zahra Hassan e di tante donne come lei che pur di difendere le strade di Baghdad dall’avanzata delle milizie dell’Isis sono pronte a tutto, anche ad usare un Ak-47, fucile d’assalto di fabbricazione sovietica conosciuto in tutto il mondo con il cognome del suo progettista, Mikhail Kalashnikov.

(Photocredit Video CNN)
(Photocredit Video CNN)

TRA MODA ED ARMI – Nello specifico si racconta la confidenza di Zahra con l’arma, tenuta con una mano mentre con l’altra la donna tiene una borsetta dal colore coordinato con i suoi abiti. La venticinquenne, coperta con il suo Hijab, il velo tradizionale musulmano che copre la testa delle fedeli, partecipa ad una lezione tenuta da un uomo vestito con una divisa militare  che le mostra come utilizzare il fucile senza correre il rischio di farsi male. Arrivato il suo turno la ragazza dalle ballerine rosse si prepara a sparare. Il botto è forte e sembra scomporla ma è solo un attimo. L’uomo subito dopo le ricorda d’inserire la sicura.

 

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IL CORSO CONTRO I MILITANTI DELL’ISIS – La ragazza frequenta un corso della durata di cinque giorni offerto dalla Brigata Badr, una potente milizia sciita composta, si stima, da 10.000 membri, alle mogli, alle madri, alle sorelle ed alle figlie dei militanti. Non si stanno allenando per combattere in prima fila contro gli uomini dell’Isis ed i loro alleati sunniti, bensì si preparano a difendere le proprie case, le proprie strade e le proprie città dall’eventuale assalto del nemico. Gli uomini sono al fronte e le ragazze come Hassan non hanno altre alternative, devono dare il loro contributo. «Devo farlo» ha spiegato la venticinquenne alla Cnn. Dall’inizio dell’anno sono 450 le donne che hanno iniziato l’addestramento, ovvero a partire dall’assalto dei militanti dell’Isis alla città di Falluja.

L’AUMENTO DELLE VOLONTARIE – Kareem Abdullah, membro delle Brigate Badr, ha spiegato che sono migliaia le donne che dovranno essere addestrate. L’uomo, seduto nel suo ufficio nella struttura fortificata di Yarmouk, quartiere misto sciita-sunnita di Baghdad, ha spiegato che il numero delle volontarie è cresciuto improvvisamente dopo l’attacco dell’Isis alla città di Mosul e la volontà dichiarata di attaccare Baghdad per rovesciare il governo sciita. «Le donne difenderanno le loro case», ha spiegato Abdullah. Zahra Hassan, dal canto suo, conosce bene cosa significa lo scontro tra sciiti e sunniti che dal 2003 ad oggi ha quasi lacerato a metà il Paese, visto che suo fratello, il 36enne Ali Hassan, è tra le migliaia di persone scomparse nel corso delle battaglie di questi ultimi anni.

UN MORTO PER QUESTIONI RELIGIOSE IN QUASI OGNI FAMIGLIA – L’ultimo giorno in cui l’ha visto era il 28 maggio 2007. Ali uscì da casa sua a Mahmoudiya, città sunnita di 500.000 persone conosciuta come la porta d’ingresso di Baghdad a causa della vicinanza con la capitale e non è più tornato a casa. Non si è più saputo nulla di lui ma la famiglia sospetta che sia una delle vittime della violenza religiosa. La giovane, guardando il fucile, si chiede: «L’avranno rapito? Sarà morto in un’esplosione?». Zahra non è sola. Tre quarti delle donne presenti all’addestramento, la cui età è compresa tra 14 e 60 anni, ha in famiglia qualcuno deceduto.

A DIFESA DELLA CASA E DEI BAMBINI – L’istruttore, Jaffar Hassan, spiega che alla fine del corso le allieve saranno in grado anche di uccidere, se necessario. Tra le donne presenti c’è anche la quattordicenne Ageel Fadhil, con a tracolla il suo fucile. È l’unica ad indossare l’Hijab bianco, segno della sua giovinezza, mentre le altre vestono tutte di nero. Sua madre, Shama, è un poliziotto addestrato dagli Stati Uniti nel corso della guerra in Iraq di ormai 11 anni fa. Shama peraltro è a sua volta istruttrice della Brigata Badr. Ageel dovrà difendere come le altre la sua casa. Ma lei dovrà pensare anche al suo fratellino di sette anni, Ali. E la madre spiega che il suo compito è importantissimo: «Chi lo difenderà da eventuali assassini se io e suo padre siamo a lavoro?».

LA QUATTORDICENNE DISPOSTA AD UCCIDERE – In Iraq è periodo di vacanze estive per gli studenti. Ageel ha chiesto ai suoi compagni di scuola se volessero arruolarsi anziché leggere riviste o guardare la televisione ma solo in pochi l’hanno fatto. Al momento di sparare Ageel lo fa con sicurezza ricevendo i complimenti dell’istruttore e della madre, vestita con una divisa mimetica, che le accarezza la schiena: «Non è ciò che una madre spera per sua figlia -ha spiegato Shama Fadhil- ma in Iraq si tratta della realtà». Ed Ageel, quattordici anni ed un Kalashnikov al collo, si muove sicura e ad una domanda relativa al fatto che possa uccidere qualcuno la piccola guarda la mamma prima di rispondere: «Se Dio vuole, si». (Photocredit copertina video CNN)

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