Le 10 cose che non dimenticheremo di Giorgio Faletti

Muore un artista che ha segnato, con le sue prove comiche, letterarie e attoriali, almeno un paio d’età di questo paese. Muore un uomo che aveva rifiutato il sistema dell’autoreferenzialissimo star-system di scrittori e televisivi per vivere la sua vita, da autore e da persona, senza le ipocrisie dei rispettivi mondi.Muore un uomo che ci ha regalato qualche modo di dire, ha quasi vinto Sanremo, ha venduto più libri di tutti i mammasantissima venerati allo Strega e dintorni e ci ha fatto ridere al Drive-In, trasmissione televisiva che, con La Ruota della Fortuna, ha cambiato, pare, la storia politica di questo paese.

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Noi proviamo a ricordare dieci momenti che ci renderanno Giorgio Faletti indimenticabile.

1. Minchia, signor tenente. Canzone stonata, per volontà e necessità. Canzone che ti graffia e che va a un Festival in cui la superficialità, con lui, diventa riflessione diversa. Non radical chic, mai ideologica. Umana, quasi corporea, dolorosa. Tutti, oggi, l’hanno salutato parafrasandone il titolo.

2. Porco il mondo che ho sotto i piedi. Un mantra, quello di Vito Catozzo, poliziotto obeso e cugino dell’Oscar Pettinari verdoniano: tipico personaggio anni ’80, ne raccontava di più grosse della sua pancia. E ci faceva più rabbia che ridere, perché ci somigliava troppo.

3. Cemento armato. Un film sottovalutato e maltrattato. In cui Giorgio Faletti fa il cattivo. E fa pure una brutta fine, Mondo Cano (e questa è per pochi).
Un cattivo senza redenzione né giustificazione, più di quelli che si trovavano nei suoi libri. E poi perseguita Nicolas Vaporidis, il sogno di molti giovani italiani maschi, invidiosi del successo dell’allora ragazzo d’oro del cinema italiano. Scherzi a parte, una delle sue prove d’attore meno conosciute e più interessanti.

4. Un tempo si poteva ridere anche delle divise sacre. Lui fu Suor Daliso. Non uno dei suoi personaggi più riusciti, ma prima di diventare il sosia italiano di Peter Gabriel, lo abbiamo visto anche così. Si intenda, nessuna presa in giro alla cantante. Lui per Fiordaliso ha scritto molte canzoni. Una, ovviamente, si chiamava Mascalzone.

5. Il valore di un uomo si giudica anche da quello dei nemici. A volte è inversamente proporzionale al loro. Una delle medaglie che possiamo appuntare al petto di Giorgio Faletti, anche in memoria, è il giudizio che dà di lui Nicole Minetti. Meglio di una recensione positiva di Cesare Segre.

6. Sì, nel suo ritorno sullo schermo, quello grande, nell’esordio di Fausto Brizzi, il cult Notte prima degli esami, Faletti è stato anche Giorgio ‘a Carogna. Guardate qua: capirete perché poi, in Cemento Armato, il nostro perseguiterà Vaporidis

7. Figuriamoci se uno come lui, poteva ripetersi. Il successo straordinario del film di Brizzi lo porta a tornare nel sequel solo come “partecipazione speciale”. In un viaggio nel tempo.

8. In un paese limitato come il nostro, un piccolo capolavoro come Il segreto di Rahil è rimasto invisibile. Cinzia Bomoll mise su un bel cast attorno a una bella storia di (dis)integrazione. Tra questo c’era uno sbirro dal cuore d’oro. Già, proprio Giorgio Faletti: altra prova da applausi.

9. Torniamo a Drive In, anche se a lui forse roderebbe un po’. Ma questo testimone di Bagnocavallo, forse il meno conosciuto dei suoi personaggi, era anche il più divertente. Peraltro qui assomiglia a Bill Murray.

10. Difficile fare una galleria di video e parlare della sua carriera di scrittore. Per quella, vi toccherà leggere.
Noi però qui ricordiamo un’autopromozione ingenua, ironica, timida. Di Io sono Dio. Perché Faletti era uno che vendeva quanto i più grandi scrittori americani, ma non se ne vantava. Ci scherzava, dalla sua Isola d’Elba. Fuori dai salotti romani dei romanzi. Era uno che diceva “Quando non scrivo, non leggo. Che poi se trovo in un libro qualcosa che mi piace e avrei voluto scrivere io, rosico”.

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