I grillini che vogliono liberare i macachi dell’Università

Nella serata di giovedì, sulla pagina Facebook di Paolo Bernini – il deputato del Movimento 5 Stelle famoso per la storia del «microchip sottopelle per controllare le persone» e per le teorie cospirazioniste sull’11 settembre – è comparsa la foto di una lettera inviata al rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, per chiede la liberazione di quindici esemplari di macaco dai laboratori dell’Ateneo, dove sono impiegati per una serie di studi sul funzionamento del cervello. Studi che, come si legge nella richiesta dei parlamentari grillini, dovrebbero essere interrotti immediatamente. Nel commento alla lettera, Bernini definisce «inutile e senza orizzonti» il lavoro svolto dai ricercatori emiliani e termina con un appunto sulle «caramelle fatte di pezzi di maiale» che non dovrebbero essere parte della dieta dei macachi.

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Click sull’immagine per ingrandire – Foto: Facebook/Bernini Paolo – M5S

«INTERROMPETE GLI STUDI E LIBERATE I MACACHI» – L’appello, di cui Bernini è il primo firmatario, è stato sottoscritto da  80 Deputati e Senatori del Movimento 5 Stelle e nella lettera si chiede al Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia di «interrompere tale attività sperimentale e di cedere i macachi alle Associazioni disposte a farsene carico per metterli a dimora in centri di recupero idonei» come già successo nel 2012, quando uno degli esemplari fu ceduto a un centro specializzato del bolognese.

Click sull’immagine per ingrandire – Foto: Facebook/Bernini Paolo – M5S

«LIBERATELI E METTETE A TACERE IL CLAMORE» – Nella missiva si ricorda anche l’entrata in vigore del decreto legislativo del marzo scorso sulla sperimentazione animale che vieta l’allevamento del territorio italiano di alcune specie animali, primati compresi. E nella lettera si legge:

Si sono verificate quindi le condizioni affinché cessi al più presto questo tipo di sperimentazione nell’ateneo che lei dirige. Chiediamo che lei accetti la proposta delle Associazioni animaliste, senza alcun onere per la sua Università. Tale scelta, non solo metterebbe a tacere il clamore sollevato dalla vicenda dei macachi sottoposti a sperimentazione, ma anzi sarebbe un segnale positivo e lungimirante nei confronti di una pratica, la vivisezione, avversata dalla grande maggioranza dei cittadini italiani. […] Riteniamo che i tempi siano maturi per scelte coraggiose in materia di sperimentazione animale. L’Università che, in collaborazione con le associazioni di tutela animali, compirà per prima un passo così importante sarà presa ad esempio e seguita da molte altre, non solo in Italia.

 

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I COMMENTI – Come prevedibile la lettera è diventata oggetto di un’accesa discussione tra i commentatori della pagina di Bernini: tra ricercatori, animalisti e semplici cittadini poco convinti da alcune affermazioni del deputato grillino – tipo quella delle caramelle – si annida pure qualche probabile troll che contribuisce al “vivace” scambio di opinioni sulla sperimentazione animale e la ricerca scientifica.

Leggi i commenti:

LA STORIA NON È NUOVA – La questione, in realtà, non è nuova. Già nel maggio scorso la LAV aveva chiesto la liberazione di tutti i macachi presenti nello stabulario dell’ateneo modenese e, anche allora, l’Università aveva spiegato che i primati venivano impiegati in un importante programma di ricerca per lo studio delle funzioni audiovisivo-motorie della corteccia cerebrale, considerato un fiore all’occhiello della ricerca italiana. Non solo. Dall’Università avevano fatto sapere che il laboratorio si era subito messo in regola con la nuova normativa approvata nel marzo scorso e che le ispezioni hanno messo nero su bianco che i macachi non vivono «in una latrina di gabbia» come la definisce la lettera di Bernini, bensì in condizioni che gli esperti hanno giudicato ottimali:

«Le nostre strutture hanno prontamente recepito le attuali normative che, purtroppo, ci impongono la separazione di alcuni componenti del nucleo familiare per evitare la possibilità che i macachi possano ulteriormente riprodursi – spiegano – Pur rammaricandoci dello stress che la separazione comporta, i macachi sono ospitati in condizioni giudicate ottimali nel corso delle ispezioni che si sono susseguite con regolarità».

(Photocredit: Facebook/Bernini Paolo – M5S)

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