«La nazionale azzurra è la colla che unisce l’Italia»

La Nazionale italiana è il mastice che tiene unito il nostro paese, almeno nel lasso temporale che durano i Mondiali. Un viaggio del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung rimarca quanto gli Azzurri siano ancora nel cuore di tutta l’opinione pubblica, nonostante in questi anni sia cambiata la percezione nei confronti di un mondo del pallone scosso dagli scandali.

Mondiali 2014 Italia 6

MONDIALI 2014 ITALIA E CALCIO – «Quando gioca la nazionale italiana di calcio, avviene un momento di identificazione collettiva. Ed è giusto che sia così. La nazionale è come la nostra bandiera, come il nostro inno, come le istituzioni della nostra Repubblica. Gli Azzurri non vengono messi in discussione». L’ex ministro dello Sport ed attuale presidente del museo MAXXI Giovanna Melandri spiega al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung perchè nel nostro paese la squadra di calcio sia così importante. Una rilevanza accresciuta quando inizia la competizione sportiva più seguita nel mondo così come nel nostro paese, la Coppa del Mondo organizzata ogni quattro anni dalla Fifa. Tra pochissimi giorni cominciano i Mondiali in Brasile, e l’Italia scenderà in campo sabato 14 contro l’Inghilterra. Ancora una volta verranno dimenticati gli scandali e la corruzione che dominano la vita pubblica del nostro paese, così come il calcio. In questi ultimi anni è cresciuta secondo Süddeutsche Zeitung la disaffezione degli italiani verso lo sport più amato del mondo, a causa di vicende  come Calciopoli, l’inchiesta sulle scommesse dei calciatori di seria A o la violenza che impera negli stadi del nostro paese.

MONDIALI 2014 ITALIA E CULTURA- L’analisi di Süddeutsche Zeitung parte da un raffronto tra il mondo del calcio, uno  i simboli del nostro paese all’estero, e quello dell’arte e della cultura, anch’essi ambiti molto rappresentativi dell’italianità nel resto del mondo. Il quotidiano tedesco ha interrogato su questo tema l’ex ministro dello Sport del governo Prodi Giovanna Melandri, ora alla guida del MAXXI, il museo dell’arte del XXIesimo secolo. La Melandri racconta di esser stato poco apprezzata, un eufemismo secondo il quotidiano tedesco, dall’establishment del calcio italiano quando si è battuta per modificare la legge sui diritti televisivi delle squadre della Serie A. La vecchia normativa prevedeva una contrattazione individuale con le società calcistiche che premiava i grandi club. Per l’ex parlamentare di Ds e PD calcio e cultura rimangono due mondi separati, e ammette come l’Italia sarebbe progredita in questi anni di crisi se i suoi uomini più ricchi avessero investito maggiormente nell’arte piuttosto che nell’industria del pallone.

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MONDIALI 2014 ITALIA E POTERE – Una particolarità del nostro paese, rispetto al resto d’Europa, è infatti rappresentata dal fatto che il calcio sia uno specchio dei rapporti di forza dell’establishment economico. Dalla Juve degli Agnelli, la famiglia che controlla la più grande industria italiana, al Milan di Berlusconi, l’uomo più potente del nostro paese negli ultimi vent’anni, fino alla Fiorentina di Diego Della Valle. Il fondatore e presidente del gruppo Tod’s così come la Fiat, rimarca Sz, hanno però investito molti soldi nell’arte, e secondo il quotidiano tedesco non è casuale che al momento entrambi sostengano la nuova figura del potere italiano, Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio e leader del PD nella valutazione di Süddeutsche Zeitung è stato capace di riconciliare il rapporto tra l’opinione pubblica progressista e il mondo del calcio, segnata dai continui scandali e dall’abuso del “racconto calcistico” fatto da Silvio Berlusconi durante i suoi tanti anni al potere. Quando però in campo scendono Balotelli e Pirlo, rimarca Süddeutsche Zeitung, « ci sarà con loro un intero paese. Ultrà e intellettuali, berlusconiani e neocomunisti, settentrionali e meridionali, disoccupati e boss dell’economia. Il calcio rimane il calcio, ma la Squadra Azzurra è più di questo: è il mastice che tiene unito il paese di Raffaello e Leonardo, Michelangelo e Caravaggio, Burri e Fontana, Boetti e Pistoletto, Cattelan e Ancarani».

Fabio Ferrari – LaPresse, Fabio Ferrari – LaPresse,  Fabio Ferrari – LaPresse, Fabio Ferrari – LaPresse, Alfredo Falcone – LaPresse,  Marco Cantile/LaPresse

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