L’agente della Polizia Penitenziaria suicida a Roma

Un agente di Polizia penitenziaria si è suicidato la sera del quattro giugno nella propria casa di Roma, sparandosi con la propria pistola, avvolta in un asciugamano. Ancora sconosciute le cause del gesto dell’uomo che lascia la moglie ed un figlio. A comunicare l’accaduto il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe, Donato Capece.

(Mauro Scorbogna/Lapresse)
(Mauro Scorbogna/Lapresse)

IL SESTO DALL’INIZIO DELL’ANNO – Capece ha spiegato che con il suicidio di Roma dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita sei agenti appartenenti alla Polizia Penitenziaria. «È una tragedia senza fine. Siamo sgomenti – spiega -, sconvolti e impietriti per questa nuova immane tragedia, anche perchè avviene a brevissima distanza di tempo dal suicidio di altri appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, in servizio a Vibo Valentia, a Padova, Siena, Volterra e Novara». Capece ha riferito che negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 30 poliziotti, mentre dal 2000 ad oggi il loro numero supera le cento unità.

 

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LA RICHIESTA D’INTERVENTO – A questi vanno aggiunti il suicidio di Armida Miserere, direttore del carcere di Sulmona, morto nel 2003 ed il suicidio di Paolino Quattrone, dirigente generale toltosi la vita nel 2010 a Cosenza. «Bisogna intervenire con soluzioni concrete, con forme di aiuto e sostegno per quei colleghi che sono in difficoltà -ha continuato Capece- E anche se nel caso specifico non si tratta di un poliziotto che lavorava in carcere, bisogna comprendere e accertare quanto ha eventualmente inciso l’attività lavorativa. Ma il Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ndr) non fa nulla di concreto per favorire il benessere dei nostri poliziotti: neppure fornisce i dati ufficiali sul numero degli agenti suicidi, che raccogliamo noi attraverso i nostri dirigenti sindacali presenti in tutte le sedi d’Italia». (Photocredit copertina Lapresse)

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