#Bringbackourgirls, la campagna globale per le studentesse nigeriane rapite

Il mondo si mobilita per chiedere il ritorno a casa delle 223 studentesse nigeriane rapite nei giorni scorsi dall’organizzazione Boko Haram che minaccia di venderle come schiave e spose perché, a loro dire, in quanto ragazze non devono frequentare la scuola ma vivere in casa. E per farlo ha scelto di unirsi sotto un hashtag, #Bringbackourgirls, letteralmente «portate indietro le nostre ragazze».

#Bringbackourgirls, la campagna per il ritorno a casa delle studentesse nigeriane

L’APPELLO DI MALALA – A lanciare l’appello su Twitter lo scorso quattro maggio è stata Malala Yousafzai, la giovane studentessa pakistana minacciata dai talebani per la sua mobilitazione a favore dell’istruzione femminile:

 

E tale messaggio è stato raccolto in tutto il mondo, non solo in Nigeria dove le donne locali si stanno mobilitando per chiedere il ritorno a casa di quelle che sono state definite le loro figlie o le loro sorelle.

 

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IL SOSTEGNO DI PIERO PELÙ – Si è mossa anche Michelle Obama, che si è fatta fotografare con un cartello con su scritto l’hashtag #Bringbackourgirls. E tra i promotori c’è anche Piero Pelù. La voce dei Litfiba nei giorni scorsi ha pubblicato sul proprio profilo Twitter il suo messaggio di sostegno e ieri sera, nel corso della puntata di The Voice, la sua squadra ha esposto una serie di cartelli che composti insieme facevano appunto la scritta #Bringbackourgirls. Bisogna ora sperare che tali appelli funzionino e non cadano nel dimenticatoio, visto che i miliziani di Boko Haram ha rapito altre otto ragazze.

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