Forza Italia e lo scontro per la successione

05/05/2014 di Alberto Sofia

Due correnti in lotta, in un partito in calo di consensi, ormai sotto il 20% e senza un leader di peso nelle liste per le Europee del prossimo 25 maggio. All’interno di Forza Italia l’ipotesi della  «successione dinastica» in favore di Marina Berlusconi non sembra entusiasmare gran parte della “vecchia guardia” forzista. «Oggi no, domani forse», aveva replicato la presidente di Finivest con un’intervista al Corriere della Sera, rispetto alla possibilità di un impegno attivo in politica. Già più volte smentito e allontanato in passato. Un’idea che non è stata esclusa nemmeno da Silvio Berlusconi, nel corso dell’intervista con Lucia Annunziata a “In mezz’ora”: «È preparata, ha intuito e carattere. Però è una decisione che non riguarda me, ma mia figlia e gli elettori. Saranno loro a decidere», ha replicato l’ex Cavaliere. Eppure, non manca chi, tra i parlamentari forzisti, ha interpretato le parole del leader, condannato e ineleggibile, come una possibile accelerazione. Se le donne del partito – con Francesca Pascale, Maria Rosaria Rossi, Michaela Biancofiore e Daniela Santanchè in testa – spingono per la successione familiare, dentro la rinata Forza Italia c’è già chi ha evocato lo scenario delle primarie per il post-Europee. Contrario all’affidamento automatico della leadership alla presidente di Mondadori.

Forza Italia successione Marina Berlusconi

LO SCONTRO PER LA SUCCESSIONE DENTRO FORZA ITALIA –  Già invocata e “dipinta” come la possibile risposta del centrodestra a Matteo Renzi, il volto del “rinnovamento” in salsa berlusconiana, Marina Berlusconi ha più volte “resistito” ai corteggiamenti. Forse aspettando il momento giusto. Eppure le pressioni non sono mancate, anche durante la composizione delle liste per le Europee del 25 maggio, quando si ipotizzò l’ipotesi di uno scontro in famiglia – con il “ballottaggio” insieme a Barbara e Pier Silvio – per raccogliere l’eredità del padre. Una prospettiva che fu allontanata, con i diretti interessati rimasti ai margini, nonostante l’incandidabilità di Silvio Berlusconi. Ma già nei mesi precedenti Marina aveva diviso Forza Italia: c’era chi credeva fosse la carta giusta da giocare, di fronte al rischio dell’uscita di scena del padre leader. E chi, invece, non condivideva la soluzione “in famiglia”. Quella che permetterebbe al Cavaliere di mantenere il controllo del partito, in modo indipendente dalle sue vicende giudiziarie. Le indiscrezioni sul conto di Marina, sempre smentite dalla diretta interessata, avevano portato anche alla reazione del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. L’ex ministro aveva spiegato di non amare «le dinastie, né quelle monarchiche, né quelle democratiche». Non era stato l’unico: anche Altero Matteoli, Denis Verdini e Paolo Romani avevano più volte espresso le loro perplessità. Tirata in ballo più volte dalle sue “sostenitrici” – con Daniela Santanché tra gli sponsor principali -, la stessa presidente della Mondadori aveva preferito non farsi avanti. Almeno per il momento. Ma il suo nome non è certo passata di moda. Fino all’apertura con l’intervista sul Corsera e le parole del padre.

UN PARTITO IN CRISI DI CONSENSI – Come ha spiegato il quotidiano “La Repubblica”, una fronda rilevante di Fi resta però ancora oggi scettico. Al momento Berlusconi non si è sbilanciato troppo, lasciando aperta la prospettiva delle primarie per decidere la successione di un partito da tempo diviso tra le diverse correnti interne. Con lo scontro avvenuto nelle ultime settimane sulla stessa strategia politica da adottare. Una frattura che ha inciso in modo negativo anche sulle percentuali di consenso, crollate. Basta fare qualche paragone, simbolico. Rispetto al partito del 1994, l’anno storico della prima “discesa in campo” e della rivoluzione liberale promessa agli italiani, è rimasto soltanto il nome. La fiducia dell’elettorato si è ridimensionata: se si ricorda il 30.6% delle Europee di 20 anni, il 19% stimato oggi, a poco meno di un mese dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, non può che preoccupare i vertici forzisti. Ma non solo: l’ex presidente del Consiglio, condannato in via definitiva per frode fiscale, decaduto dal Senato e per la prima volta ineleggibile, è stato nei mesi abbandonato da diversi storici “compagni di viaggio” della prima avventura. Dal fondatore Giuliano Urbani, all’ex portavoce Paolo Bonaiuti, passato al Nuovo centrodestra dei “diversamente berlusconiani” Angelino Alfano e Renato Schifani, un tempo sodali dell’ex premier. Fino ai malumori di Claudio Scajola, silurato dalle liste di Fi per far posto al neo consigliere politico Giovanni Toti, e di Sandro Bondi, critico per il mancato appoggio al governo Renzi. Senza dimenticare i guai giudiziari di Nicola Cosentino, di nuovo in carcere – arrestato per camorra – , scissionista nel vecchio feudo partenopeo con la truppa di “Forza Campania”. Altri restano da tempo in silenzio: come l’ex ministro Elio Vito o il deputato Giorgio Lainati. Tra i “berluscones” della prima ora, soltanto in pochi sono rimasti fedeli: da Raffaele Fitto a Gianfranco Micciché – il volto simbolo del 61 a 0 nel collegio siciliano delle politiche del 2001 – , a Denis Verdini, l’artefice del “patto del Nazareno” con Renzi su Italicum e riforme, oggi in bilico. Con qualche ritorno, come quello di Francesco Storace, leader de “La Destra”, o di Alessandro Cecchi Paone. Nessun nome in lista, però, sembra in grado di galvanizzare il vecchio elettorato, trasmigrato sia verso Ncd, che verso il MoVimento 5 Stelle. Dopo le divisione per la composizione delle liste elettorali, lo scontro interno si è riaperto sull’ipotesi di Marina Berlusconi come futura leader.

L’IPOTESI DELLA «DINASTIA» BERLUSCONIANA E LA FRATTURA INTERNA – Di fronte all’accelerazione a favore della primogenita dell’ex presidente del Consiglio, la fronda interna sta già preparando le contromosse. L’opzione primarie, considerate le parole di Berlusconi, sarà quella su cui diversi parlamentari – dallo stesso Brunetta a Raffaele Fitto – punteranno, per evitare che il potere nel partito si conservi in modo ereditario. Simbolica è stata la kermesse di apertura della campagna elettorale per le elezioni Europee a Bari. Con le due anime del partito presenti. Da una parte l’area vicina all’ex presidente della Regione Puglia, dall’altra quella rappresentata da Giovanni Toti, il consigliere politico diretta espressione di Silvio Berlusconi. Sull’ipotesi di Marina Berlusconi leader futura, Fitto è rimasto perplesso: «Decideranno gli elettori». Al contrario, tra le donne del partito si continua a spingere per la presidente della Finivest. Nonostante Berlusconi stesso non sia mai stato attratto dall’idea di consultare la base degli elettori, l’ipotesi delle primarie non è lontana. Non c’è ancora una data, ma potrebbero essere organizzate per il prossimo autunno. Anche se molto dipenderà anche dal risultato delle prossime elezioni Europee.

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