Genny ‘a Carogna e Gastone: chi sono gli ultras che hanno fermato il calcio

05/05/2014 di Stefania Carboni

«Non c’è stata alcuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta né in cielo né in terra», chiarisce il responsabile del Viminale Angelino Alfano. Eppure la polemica dei capi curva e della loro influenza sulla finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina non si ferma ancora. Una maglia che fa indignare tutti, posa plastica sopra le sbarre dello stadio Olimpico e quei minuti di chiacchiere con autorità e calciatori. Genny ‘a carogna è diventato da sabato uno dei protagonisti della amara finale della Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. E’ a lui che Marek Hamsik e i responsabili dell’ordine pubblico dello stadio hanno fatto riferimento per comunicare le condizioni di Ciro Esposito, tifoso partenopeo, ferito a colpi d’arma da fuoco e in gravi condizioni al Policlinico Gemelli. Dentro lo stadio Genny’ a carogna con la maglia “Speziale libero”, fuori Gastone, alias Daniele De Santis, uno dei capi della Curva Sud, responsabile, secondo gli inquirenti, del ferimento del giovane napoletano in viale Tor di Quinto. Sono loro gli ultras che “comandano” il buono e cattivo tempo del calcio a Roma.

ACF Fiorentina v SSC Napoli - TIM Cup Final
(Un vigile del fuoco rimasto ferito durante il lancio di un petardo in campo – LaPresse)

QUEL TORSO NUDO E IL PRIMO AIUTO A CIRO – Le immagini lo ritraggono col pollice alzato, un solo “ok”, per informare che quella partita, segnata dal gravissimo episodio a Tor Di Quinto, si doveva giocare. Gennaro De Tommaso, noto come Genny ‘a carogna, è diventato uomo-simbolo di una Italia dipinta negativamente dalla stampa estera. Sui quotidiani spagnoli è stato definito «hijo de un miembro de la camorra». Personaggio noto alle forze dell’ordine, il capo dei Mastiffs, i mastini della curva A, De Tommaso gestisce un bar nel cuore di Forcella e ha precedenti per spaccio di stupefacenti. «Nel suo passato – si apprende dalle forze dell’ordine – anche un provvedimento di Daspo». Ma quella di sabato non è stata la  prima uscita “pubblica” di Genny ‘a carogna. La sua foto a torso nudo all’Emirates di Londra durante la partita di Champions League tra Arsenal e Napoli dello scorso ottobre ebbe molto spazio sui giornali inglesi, una immagine che venne poi associata alla devastazione di un pub poco distante dal campo di gioco di cui in un primo momento furono accusati i tifosi azzurri risultati poi estranei all’episodio. Il nome di Genny (pur essendo estraneo a quella vicenda) compare anche nell’ordinanza che nel 2008 portò a 40 arresti per gli scontri di Pianura, a Napoli, in piena emergenza rifiuti. Lo cita il pentito Emilio Zapata Misso, nipote del boss di camorra Giuseppe Misso, nel rivelare ai magistrati la geografia dei gruppi della curva e i rapporti con alcuni clan. «Il capo dei Mastiffs è Tommaso De Gennaro – disse – detto Genny ‘a carogna, figlio di Ciro De Tommaso, un affiliato al clan Misso». Sono bastate le immagini della Finale di Coppa Italia, sia nella trattativa che nella alzata del trofeo, per far nascere su twitter l’hashtag #ilcapoultrahadeciso. Eppure, nonostante le critiche piovute sui social, secondo gli zii di Ciro Esposito fu proprio De Tommaso il primo a soccorrere il ragazzo ferito. «Ciro – spiegano a Il Mattino – non ha niente a che fare con questi delinquenti. Però vogliamo precisare una cosa per amore della verità. Proprio questo Genny ‘a carogna è stato il primo a dare soccorso a Ciro». La t-shirt indossata dal capo ultrà fa però ancora discutere.  La scritta inneggiante alla libertà di Antonino Speziale, ultrà catanese condannato a 8 anni proprio per l’omicidio di Raciti, ha scatenato una valanga di critiche. «Sono molto amareggiata e addolorata, umiliata e offesa. Indignata. Sono indignata. Mio marito era un servitore dello Stato che ha indossato la divisa a 19 anni, con onore. E’ morto così, con quell’onore. E non si deve dimenticare. Nessuno si deve permettere di umiliare quel sacrificio e disprezzare i poliziotti che ogni giorno escono da casa senza sapere se torneranno», ha commentato all’Adnkronos Marisa, vedova dell’ispettore capo di polizia.

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(Foto Getty/LaPresse)

SOLO CON LA SUA BERETTA ABRASA – L’altro ultrà protagonista dell’amara Coppa Italia si trova ora ricoverato nello stesso ospedale del tifoso che ha ferito. E’ Daniele De Santis, detto Gastone, romanista di 48 anni,  arrestato per tentato omicidio dei tre tifosi napoletani sabato nei pressi dell’Olimpico. Il motivo del folle gesto? Una dinamica “semplice e folle”, come ha spiegato il capo della Digos, Diego Parente. Sabato, nel tardo pomeriggio, una fila di pullman stracolmi di supporter partenopei attraversava viale Tor Di Quinto diretti allo stadio per la finale. A piedi, invece, c’erano gli altri tifosi in corteo. Immagini che per De Santis, appena uscito dal chiosco dei campetti di cui è gestore, erano quotidianeità ma anche (forse) un “motivo” per provocare. Forse c’è stato un tentativo di danneggiamento, da parte di alcuni tifosi, del chioschetto del romanista. Quello che però gli inquirenti stabiliscono è che l’ultrà ha pensato con due suoi amici di dare una “diversa accoglienza” ai tifosi del Napoli: invettive, lancio di petardi, gesti che hanno attirato l’attenzione del gruppo di napoletani a piedi. In pochi secondi decine di individui, molti incappucciati, sono tornati indietro avvicinandosi con spranghe verso Gastone. Lui, rimasto solo, ha sfoderato la sua beretta 7×65 con matricola abrasa: cinque colpi di pistola andati a segno quattro volte, con tre persone finite a terra. Uno di questi proiettili ha però trafitto Ciro Esposito al torace perforandogli il polmone. Il blocco scuro e partenopeo avanzava. De Santis ha cominciato a scappare ma è scivolato. La sua pistola, scarrellata e con un colpo inesploso, è finita a terra. Si è scatenata così nel giro di poco la vendetta. Calci e sprangate, fin quando qualcuno è riuscito a sottrarre Gastone al pestaggio e a far sparire la pistola gettandola in un vaso, evitando così il peggio. Il “gesto di un singolo, che non c’entra con la tifoseria della Roma”, secondo il questore Massimo Mazza. Gastone era già noto alle forze dell’ordine: nel 1994 fu arrestato, e poi assolto, per gli scontri durante Brescia-Roma, dove fu accoltellato il vice questore di polizia Giovanni Selmin e 16 agenti rimasero feriti gravemente a colpi d’ascia. Nel 1996 De Santis è balzato di nuovo alle cronache sotto la gestione di Franco Sensi. Il suo nome figura nelle vicende dei «boss della Sud» che pretendevano trasferte e biglietti gratis con minacce alla presidenza della AS Roma. Infine, nel 2004, Gastone è stato protagonista nel dialogo con Totti durante lo svolgimento del derby, una partita bloccata per colpa della falsa notizia della morte di un bambino investito da una camionetta della polizia. Anche in quell’occasione l’ultras giallorosso finì a processo prima di essere assolto insieme ad altri sei tifosi il 25 settembre del 2008. «Gastone» si salvò sempre: ora si trova piantonato in ospedale e stavolta sarà più difficile uscirne. L’accusa è pesante: tentato omicidio.

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