“La cubista? L’unico modo per essere indipendente a 20 anni”

06/09/2011 di Dario Ferri

Dare spettacolo in discoteca significa guadagnare bene, ma in nero. E avere a che fare con molti pregiudizi e difficoltà: le testimonianze

Le cubiste le incontriamo e vediamo spesso nelle nostre serate. Andare in discoteca significa incrociarle coi nostri sguardi. Sguardi ammirati, se non proprio allupati, da parte degli uomini, mentre tra le donne prevalgono sentimenti di gelosia. Nonostante l’evidente visibilità del loro mestiere, poche persone sanno veramente cosa significa salire sul cubo mentre sotto di loro la gente balla e le guarda gambe e sedere.

CHI SONO LE CUBISTE- Ragazze belle che rinunciano alla loro vita sociale per ballare sul cubo, con tanti pregiudizi da incrociare nella loro vita, a partire dagli affetti più intimi per finire con l’aperta ostilità di moltissime donne. “Tanti ci vedono come puXXane”, confessa a Giornalettismo una ragazza che fa la cubista da sette anni. Hapreferito rimanere anonima, e abbiamo deciso di rispettare la sua decisione, anche perché il mondo della notte non è esattamente un paradiso, anche se è molto artificiale. Le cubiste sono pagate sempre in nero, fanno una vita massacrante, e spesso avvertono una grande solitudine nonostante lavorino in mezzo a migliaia di persone che si divertono. C’è però un buon motivo per salire sul cubo: i soldi. Con paghe tra i 100 e 150 euro a serata, si può guadagnare molto di più che negli altri lavoretti che si trovano i loro coetanei. Sul cubo puoi salire solo fino a 30 anni, e quindi è meglio sfruttare subito l’opportunità.

COME SI INIZIA – Giovani, intorno ai 18 anni, carine, capaci appena di muoversi e desiderose di guadagnare qualche soldo. Ecco l’identitik della cubista ai primi passi

Ho iniziato a fare la cubista poco dopo i 20 anni, l’età tipica per chi balla sul cubo nelle discoteche italiane. Di solito si inizia quando si è già maggiorenni, anche se capita talvolta di incontrare ragazze che hanno meno di 18 anni.  Prima di fare la cubista ballavo nelle discoteche di latino americano. Il mio compito era quello di far danzare le persone che arrivavano al locale. Mi piaceva molto come lavoretto, diciamo, ma guadagnavo molto poco. Per quello ho deciso di salire sul cubo, ho saputo quanto si prendeva e non c’era alcun paragone, visto che si trattava di una cifra molto superiore, per lo stesso numero di ore. E fondamentalmente la natura dell’impiego non cambiava. Prima al latino americano facevo animazione, e poi sul cubo ero sempre un’animatrice, anche se più isolata e con molti meno contatti con il pubblico. Quindi la mia motivazione era puramente economica, e per la maggior parte della persone la scelta è simile. Fare la cubista conviene, per la mia esperienza personale è l’unico modo di essere indipendenti in Italia a 20 anni, se si vuole studiare. Ballando in discoteca mi potevo pagare l’affitto e le spese per vivere da sola, da cameriera invece sarebbe stato impossibile.

LE CARATTERISTICHE DELLA CUBISTA – Per essere scelta devi essere carina, o quantomeno avere forme capaci di attirare l’attenzione. Devi anche essere capace di stare in mezzo alla gente, e essere sempre su di morale, perché la cubista col broncio non piace per nulla, anche se i momenti di scazzo capitano a tutti.Il criterio estetico è fondamentale, si viene scelta principalmente perché sei una ragazza che può piacere. A volte non serve essere particolarmente bella, ma devi avere un fisico accattivante e in forma, molto sodo diciamo. Devi avere un’attitudine a stare con la gente, sintetizzabile con il titolo di un libro che mi ha colpito: “Prometterla a tutti ma non darla a nessuno”. In realtà una cubista non deve neanche saper ballare, basta solo muoversi a tempo con la musica, tante ragazze sul cubo non conoscono neanche un passo di danza. Bisogna essere ragazze piacenti,  ma servono anche doti caratteriali, perché se no è difficile star sul cubo. Fondamentalmente servono ragazze aperte, gentili, solari, che riescono a star bene in mezzo alle persone. Al 90% si balla sopra il cubo, però capita anche che i proprietari del locale ti chiedano di fare da ragazza immagine. Per quel ruolo servono doti  spiccate di personalità, perché devi cercare di divertire i clienti della discoteca. Il locale guadagna se loro ordinano da bere, e tu devi fargli compagnia, farli divertire, anche se io l’ho fatto sempre in modo non ambiguo. E’ ovvio che ci sia un ammiccamento anche molto sensuale, ma per me finiva lì. Altre ragazze invece vogliono sfruttare l’occasione, e questo capita soprattutto nei locali più ricchi, dove ci va la gente coi soldi. Lì ti arrivano proposte di vacanza, cene o inviti di ogni genere, sempre con una mano che ti sfiora le cosce. Alcune ragazze cercano queste cose, magari per pagarsi la droga, cocaina principalmente, che altrimenti non si potrebbero permettere. Dal punto di vista caratteriale bisogna essere forti, e non sembrare mai tristi, anche quando tutto si vorrebbe fare tranne che ballare seminuda su un cubo in mezzo agli sconosciuti. I proprietari odiano le cubiste musone, e se non piaci loro poi rischi di non lavorare più in quel posto, perché chiamano l’agenzia dicendo che non vai più bene. E fare la cubista diventa pesantissimo, perché devi ballare ore e ore con il tacco 12, i piedi ti esplodono dal male, e quando arrivi a fine serata sei esausta. Magari ti chiedono perfino perché non ridi, e l’unica cosa che provi in quel momento è un enorme senso di isolamento. Sei in mezzo ad un mucchio di gente, ma in realtà sei sola, e nessuno lo capisce, anzi, li devi divertire. Nessuno si preoccupa che sei una persona, ti vedono solo come un paio di tette, gambe e sedere che si muovono. Tanti di quelli che ballano in discoteca sono maleducati, e anche le donne si comportano male. Alcune mie colleghe sono state picchiate, magari perché la ragazza era ingelosita dal fatto che il suo fidanzato guardasse il loro sedere. Come se fosse colpa loro. Per questo ci vuole scorza fisica e morale, anche perché i proprietari del locale non sempre ti aiutano. I buttafuori sotto al cubo non ci sono quasi mai, per noi è quasi un lusso, perché significa serata tranquilla, senza nessuno che ti rompe. Ma a chi gestisce le discoteche in realtà nella maggioranza dei casi non interessa se balli bene o male, vogliono solo che ti comporti in modo da divertire i loro clienti, perché gli interessa solo spendendo un mucchio di soldi.  E se ti vedono con il fidanzato si scocciano, perché per loro la cubista non deve far vedere che è già impegnata.

SI GUADAGNA, MA TUTTO E’ IN NERO – Per fare la cubista servono belle gambe e determinazione, ma resistere è conveniente. Il guadagno è buono, soprattutto se paragonato a quello delle cameriere o di altri lavori simili nella ristorazione o nell’industria dell’intrattenimento. Paghe soddisfacenti, visto che con una ventina di serate al mese si arriva tranquillamente a 2 mila euro, ma tutto in nero. Nel mondo della notte l’Iva e i contributi non si sanno che cosa siano, almeno per quanto riguarda le cubiste. Così come non esiste la malattia: se non stai bene e sei fuori per lavoro, prendi i soldi solo se balli, con annessi gli insulti dei proprietari dei locali perché ti sei permessa di prenderti il raffreddore.

Quando faccio una serata arrivo un’oretta prima che ci sia il pienone nella discoteca, quindi attorno a mezzanotte, l’una. Poi devo fare tre turni sul cubo di mezz’ora, in media, intervallati da due pause di simile durata. Questa è la norma, anche se dipende dal proprietario del locale, o dal direttore artistico. A volte capita che ci siano turni più corti, meno lunghi, ma di numero maggiore, altre volte invece balli quasi un’ora. Ad ogni turno ci si cambia, e normalmente gli abiti sono forniti dall’agenzia che ti ha mandato. A volte invece li dà il locale, magari perché ha pensato a particolari scenografie da farti fare. Normalmente poi una cubista porta dietro anche i suoi vestiti, è una sorta di divisa, come quella degli operai, anche se all’apparenza più scintillante.  Il guadagno è buono, perché per ogni serata si prendono dai 100 ai 120 euro. Il proprietario ti dà di più, ma tu devi girare una quota all’agenzia, che di solito va dai 30 ai 60 euro. La paga ti arriva a fine serata direttamente dal responsabile del locale, e normalmente l’incasso, come lo chiamiamo noi, viene dato alla cubista esperta, che poi gira la parte alle colleghe. Chi riceve l’incasso poi si occupa di mandare i soldi all’agenzia. Tutti i pagamenti, di norma, sono fatti in nero. I proprietari dicono che se no non avrebbero alcuna convenienza ad avere le cubiste. Se fai la barista, ovviamente, prendi molti meno soldi.  La frequenza delle serate dipende ovviamente da come fai il nostro mestiere, se sali sul cubo per professione o per arrotondarti gli studi. Io lavoro tre giorni alla settimana, venerdì, sabato e domenica, ma conoscevo ragazze che ballavano tutti i giorni. D’estate invece, quando fai la stagione nelle località turistiche di maggior richiamo, come la Sardegna o la Riviera adriatica, balli quasi tutte le sere, anche per due o tre mesi consecutivi. A volte lì lavori anche il pomeriggio, perché vai a fare la Pr in spiaggia, è compreso nel tuo lavoro. Ricevi i soldi solo quando si lavora. Se la discoteca è all’aperto e piove, niente paga, così come se ti ammali non prendi nulla. I proprietari dei locali però pretendono che vai sul cubo se non trovano sostitute, e ti capita magari di lavorare con la febbre, od altre indisposizioni. A volte ti insultano pure se ti prendi una malattia. Oltre alla stagione poi si lavora di più nei periodi festivi, dove in teoria a Capodanno sei pagata il doppio, anche se non sempre capita. Anche ai cubisti uomini capita lo stesso, anche se il loro San Silvestro è l’8 marzo, dove c’è grandissima richiesta. A volte le agenzie ti mandano a fare i weekend, e lì vieni rimborsata delle spese per l’hotel. Se con la macchina fai tanti chilometri ricevi anche un rimborso per le spese di viaggio.

MESTIERE SENZA FUTURO – Fare la cubista, ci raccontano le ragazze, conviene. C’è però un problema: si può salire sul cubo solo per pochi anni. Sei pagata bene, ma hai una data di scadenza dietro la schiena, spesso nuda. Dopo i 30 anni le cubiste non lavorano, sia perché è un mestiere che chiede molto fisicamente, sia perché dopo una certa età il pubblico non ti vuole più. Se però sei una bella ragazza e vuoi guadagnare un po’ di soldi, allora le cubiste ti consigliano di seguire la loro strada.

Puoi fare la cubista fino a che cadi a pezzi, visto quanto è pesante farlo tutti i giorni. Le cubiste sono ragazze che hanno tra i venti e venticinque anni, capita di incontrarne alcune che hanno superato i trenta, ma sono una rarità.  Non si vedono mai invece cubiste di trentacinque anni  o più grandi, anche perché sarebbero ridicole, francamente.  Dal punto di vista economico mi sentirei di consigliare di fare la cubista, perché per una bella ragazza in Italia ci sono pochi mestieri che ti permettono di essere così  ben retribuita, se parliamo di lavori non fissi. Lavorando 20 serate al mese  si prendono più di 2 mila euro, una cifra impensabile per una cameriera o una barista. Se hai bisogno di soldi allora va bene farlo anche perché facendo la cubista e la ragazza immagine impari a socializzare, anche se nel senso delle PR, non certo delle amicizie. Il denaro che riesci a guadagnare ti permette di avere un’indipendenza economica che a vent’anni è molto difficile avere, specie se frequenti l’università. Però è un lavoro che ti svuota, gradualmente ti esaurisce, perché ti isola dagli amici, dalla compagnia, dai tuoi affetti, e non è visto bene. Inoltre ti trovi immersa nel mondo dell’effimero, che è scintillante e glamour all’esterno, ma in realtà è vuoto. Tanti però ci vivono, sono proprio dentro l’effimero, e con queste persone è difficile dialogare, si possono solo dire sciocchezze. Inoltre tra le ragazze c’è sempre grande competizione, fai a fatica a trovare un po’ di solidarietà, nonostante vivi la stessa realtà. In tanti anni di cubista ho stretto pochissime amicizie. I rapporti nel mondo della notte si basano solo sull’attimo, sull’apparenza. fino a che non vedi l’ora di tornare a casa. Se vuoi fare la cubista sperando  di “conoscere” persone per diventare ricca fai prima a fare l’escort, perché da cubista non acchiappi nessuno.

IL MONDO DELL’EFFIMERO – Fare la cubista significa vivere il mondo della notte, in tutte le sue contraddizioni. Bisogna divertirsi e fare vedere agli altri che ci si diverte, essere sottoposti a costanti allusioni sessuali, spesso volgari, che mostrano una forte insensibilità. Un ambiente dove è difficile stringere veri legami, anche perché sul cubo c’è chi sale per piacere e farsi desiderare, mentre altre solo per guadagnare qualche soldo.

Ci sono ragazze, per lo più giovanissime, che magari salgono sul cubo per essere al centro dell’attenzione, essere desiderate da un sacco di uomini. Ma dopo un po’ che fai questo mestiere in realtà quest’aspetto diventa sempre più marginale. Quando stai sul cubo hai le luci sparate sugli occhi, e neanche vedi cosa succede sotto di te. I commenti però capita spesso di sentirli, e tante volte sono fastidiosi. Qualche apprezzamento, ma pochi ti vedono come una persona. In parecchi pensano che le cubiste siano puttane, e si comportano in modo molto volgare, solo perché siamo abbigliate in modo succinto e provocante o coi tacchi alti. Per i cubisti è un po’ diverso: si nota che a loro piace essere osservati, anche toccati dalle donne.  Per quanto riguarda i fastidi che ti capitano, il rompicoglioni della serata c’è sempre, il ragazzo ubriaco che ti importuna e prova a sfiorarti, a toccarti con insistenza. Magari con la ragazza iper gelosa che poi se la prende con te quando se ne accorge. Anche i proprietari delle discoteche spesso non sempre mostrano rispetto per il nostro lavoro. Talvolta capita di aspettare anche un’ora, un’ora e mezza per essere pagate, quando inizia a sorgere la luce e non vuoi fare altro che andare a casa a riposarti.  Tra noi cubiste è invece difficile creare complicità, anche perché non ci sono mai vere occasioni di parlare. Sul cubo è ovviamente impossibile, mentre quando si è in pausa si cerca di riposare, rilassarsi. Magari fumando una sigaretta, però comunicare è davvero un’altra cosa. In molti anni da cubista ho stretto pochissime amicizie, anche perché ho notato molta superficialità nel nostro ambiente. Chi vive sempre di notte vive nell’effimero, è un mondo al di fuori della normalità, e tendi anche ad andare fuori di testa, per i ritmi e la solitudine che provi.

TANTI CI VEDONO COME PUXXANE – C’è poi un altro aspetto negativo di questo mestiere, almeno se non hai una personalità forte. Le cubiste sono spesso viste male dalle persone, scontano pregiudizi negativi dettati da come si vestono. Ballare in abiti succinti è malvisto, anche dalle persone che ti sono vicine, soprattutto perché alla lunga salire sul cubo significa isolarsi dalla propria vita affettiva.

L’opinione comune della cubista è sicuramente negativa, e si percepisce subito quando dici cosa fai che le persone ti guardano con occhi diversi. Avverti una sorta di pregiudizio, anche perché per molti vale l’equazione cubista uguale ragazza poco di buono. Alcune ragazze magari sono incuriosite, ma la maggior parte delle donne ti fa capire che a loro non piaci, anche se neanche ti conoscono. In generale le famiglie non vedono questo mestiere in modo  positivo, mia mamma non è certo mai venuta a vedermi ballare sul cubo. Era sempre in ansia per gli orari, anche perché dovevo guidare a notte fonda, stanca, e questa la faceva preoccupare. Diciamo che non erano contenti, e si notava la preoccupazione per la scelta di una professione della quale mi sarei potuta pentire dopo. E’ molto duro anche l’impatto sulla propria vita sociale. Avere la compagnia è impossibile, si può frequentare pochissima gente, anche perché nel tempo libero i tuoi amici escono mentre una cubista è quando deve lavorare. Anche i fidanzati non sono mai stati entusiasti della scelta, sembravano che mi dicessero “ti lascio fare la cubista”, con un senso di fastidio. Per i pochi anni nei quali si fa questo mestiere, la vita è sicuramente molto più dura di come appare. Poche relazioni umane, ritmi di vita stressanti e molto alienanti, tanta solitudine, e pochi appoggi. Vale la pena farlo per soldi, ma dopo un po’ sei costretta a dire basta.

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