Il MoVimento 5 Stelle e la confusione su «80 euro» e «assegni familiari»

09/04/2014 di Redazione

Confermata l’intenzione di tagliare l’Irpef, con «l’operazione quattordicesima» lanciata da Renzi e il bonus promesso fino a 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti (con reddito fino a 25mila euro lordi annui), il governo dovrà presenterà il 18 aprile il decreto legge ad hoc. Dopo le critiche sulle coperture controverse – tra chi ha spiegato come Renzi abbia indicato risorse virtuali e chi ha denunciato i tagli su Sanità e statali, ndr – , ad attaccare il premier è stato il MoVimento 5 Stelle, che lo ha accusato di voler cancellare le detrazioni per il coniuge a carico con una norma contenuta nella legge delega sul lavoro, il Jobs act, al momento in discussione a Palazzo Madama. «Renzie ha tolto, alle stesse categorie cui ha promesso gli 80 euro, le detrazioni per il coniuge a carico che valgono 700-800 euro l’anno, 65 euro al mese circa», si legge. Sul blog di Grillo, però, non è mancata la confusione, dato che è stato lanciato l’hashtag #assegnifamigliari, differenti dalle detrazioni (così come hanno sottolineato anche molti commentatori sui social network).

Assegni familiari
MoVimento 5 Stelle contro Renzi e la confusione tra detrazioni e assegni familiari

La norma denunciata da Grillo, spiegava Libero alcuni giorni fa, in realtà deve ancora essere scritta e nel testo presentato al Senato si parla di «armonizzazione»: «Una espressione meno spudorata, ma che conferma la volontà di intervenire sugli sgravi per le famiglie», precisava però il quotidiano, paventando il rischio sul taglio. Si sottolineava come l’esecutivo punti ad «abolire la detrazione per il coniuge a carico e introdurre il tax credit», per spingere le aziende ad assumere donne in cambio di uno sconto fiscale, offerto sotto forma di credito di imposta (tax credit). Non erano mancate le polemiche.

LE POLEMICHE SULLE DETRAZIONI – Sul blog di Beppe Grillo è stata la deputata pentastellata Carla Ruocco ad attaccare il presidente del Consiglio, accusandolo di «raccontare la balla degli 80 euro al mese, in complicità con giornali e tv di regime». Il motivo? Ruocco sottolinea come nella legge delega sul Lavoro «Renzie ha tolto, alle stesse categorie cui ha promesso gli 80 euro, le detrazioni per il coniuge a carico che valgono 700 – 800 euro all’anno, 65 euro al mese circa». In pratica, attaccandolo di fare soltanto propaganda. «Un voto di scambio a 15 euro. La tua dignità vale così poco?», ha proseguito. Sul blog del capo politico dei 5 Stelle, si legge:

 «Niente più detrazioni per il coniuge a carico è scritto tra le pieghe della più becera ambiguità del cosiddetto Jobs Act. La lettera c) dell’art. 5 infatti recita così: “introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”. Cosa si nasconde dietro questa faziosa e ambigua dicitura? Un vero e proprio blitz sulla fondamentale detrazione per coniuge a carico, sostituito con un improbabile ed incostituzionalissimo tax credit! Oggi la detrazione per il coniuge a carico spetta a qualunque coniuge lavoratore/lavoratrice, uomo o donna che sia, che abbia moglie o marito a carico cioè che non abbia superato il reddito di 2.840,51 euro annuo, 5 milioni di vecchie lire. Questa detrazione ammonta all’incirca a 700/800 euro l’anno. Eliminarla sostituendola con questo cosiddetto tax credit significa ridurre enormemente la platea dei beneficiari!», ha attaccato Ruocco.

Secondo quanto sostenuto da Ruocco, «la tax credit spetterebbe come credito d’imposta alle imprese che assumono una donna alle seguenti condizioni, coesistenti: donne lavoratrici anche autonome; con figli minori; che si ritrovino al di sotto di un reddito complessivo». Per la parlamentare, una donna che «venisse assunta con questo meccanismo e che avesse un coniuge a carico, oppure una coppia senza figli o senza figli minori, perderebbero la detrazione, che invece oggi le spetta». Si tratta delle stesse categorie, per Ruocco, alle quali è stato promesso l’intervento sugli 80 euro. Tanto che, attacca il M5S,  «per 5 milioni di famiglie gli 80 euro in busta paga si riducono a 15».

LE DETRAZIONI – Ad occuparsi della vicenda era stata Patrizia de Rubertis sul Fatto quotidiano, dove si spiegava come il governo avesse l’intenzione di «abolire la detrazione per il coniuge a carico e introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile». Così, l’esecutivo puntava a scoraggiare «la permanenza a casa delle donne e favorire la loro assunzione da parte delle imprese che godrebbero di una serie di vantaggi fiscali». Non erano mancate le critiche:  «Abolire questo bonus che abbraccia una platea amplissima per incentivare pochi, non è la soluzione per evitare che le donne siano costrette a scegliere fra avere dei figli oppure lavorare», aveva spiegato al Fatto Enzo De Fusco, coordinatore scientifico della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Anche Libero aveva contestato Renzi per il possibile taglio della detrazione per il coniuge a carico, con un articolo di alcuni giorni fa:

«Stiamo parlando di una stangata clamorosa che colpisce oltre 5 milioni di famiglie alle quali Renzi toglierà la bellezza di 65 euro al mese. Calcolatrice alla mano, vuol dire 780 euro l’anno. Tuttavia, non ci sono speranze: la mazzata vedrà la luce nella versione finale del disegno di legge che i tecnici di Palazzo Chigi hanno messo a punto e che giusto ieri è stato presentato al Senato per l’inizio del prescritto iter parlamentare»

LA CONFUSIONE DEI 5 STELLE SUGLI ASSEGNI FAMILIARI – Su Twitter è già montata la polemica, tra chi imputa a Renzi di fare soltanto propaganda sugli 80 euro e attacca l’esecutivo per il possibile intervento sulle detrazioni. Rispetto alla campagna lanciata dal M5S, non pochi però hanno sottolineato la confusione fatta dai 5 Stelle, che avevano lanciato l’hashtag #assegnifamigliari, scambiandoli con le detrazioni:

 

 

 

Altri infine hanno sottolineato come nel testo poi si parli ancora di «armonizzazione»:

 

Rispetto alla confusione fatta dai 5 Stelle, era stato Libero a chiarire la questione del possibile intervento sulle detrazioni:

«L’aspetto controverso emerge se si confronta questa misura con lo sconto fiscale Irpef che Renzi va sbandierando da quasi un mese. La platea è quasi sovrapponibile: buona parte dei lavoratori con reddito fino a 25 mila euro, destinatari dello sconto Irpef annunciato dal premier, hanno probabilmente anche il coniuge a carico. Il risultato è evidente. Per 80 euro in più se ne perderanno 65: il beneficio effettivo, perciò, per una fetta enorme di contribuenti si riduce alla miseria di 15 euro al mese, 180 euro l’anno. I tempi – va detto – non coincidono. Il bonus da 80 euro, salvo sorprese, arriverà con le buste paga di maggio, mentre la stangata da 65 euro deve ancora compiere il lungo percorso in Parlamento. Nella peggiore delle ipotesi entrerà in vigore a gennaio 2015 e questo garantirebbe – per i contribuenti con basso reddito e coniuge a carico – un aumento secco dello stipendio fino a 80 euro per soli 8 mesi. Con l’anno nuovo, lo sgravio potrebbe essere sterilizzato dal giro di vite sulle detrazioni.»

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