Come funziona il bonus in busta paga

09/04/2014 di Alberto Sofia

Il Consiglio dei ministri ha approvato martedì il Documento di economia e finanza (Def), confermando che nel decreto del 18 aprile ci sarà il promesso taglio dell’Irpef, che porterà un aumento in busta paga fino a 80 euro per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 25mila euro lordi annui (circa 1.500 euro netti al mese). Lo sgravio partirà da maggio e riguarderà anche gli incapienti, ovvero chi non paga le tasse perché guadagna meno della soglia minima di 8 mila euro l’anno. L’operazione «quattordicesima» – così come l’ha chiamata il presidente del Consiglio Matteo Renzi – costerà da maggio a dicembre 6,7 miliardi di euro: l’esecutivo ha spiegato che saranno coperti per gran parte (4,5 miliardi) attraverso la spending review.

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Le coperture per l’aumento degli 80 euro in busta paga – Photocredit: La Repubblica

Per il resto, attraverso l’incasso dei maggiori introti Iva generati dal pagamento di circa 40 miliardi di euro di debiti delle Pubbliche amministrazioni e dal raddoppio dell’aliquota sulle plusvalenze delle banche dovute alla rivalutazione delle aliquote di Bankitalia. Si passa dal 12,5 al 26%.

 

Non mancano però le critiche per l’esecutivo: secondo il Fatto, «i conti tornano, ma solo sulla carta», si spiega. Se Renzi e Delrio si sono mostrati certi delle coperture, in realtà, secondo il quotidiano diretto da Antonio Padellaro, per trovarle il governo colpirà «statali e Sanità». Tutto mentre arriva il taglio sulle stime di crescita per il 2014: il Pil sale appena dello 0,8% (rispetto all’1,1% lasciato in eredità da Lette, ndr). Ma non solo. Secondo il Fmi è troppo ottimistico: per l’organismo il Pil italiano crescerà dello 0,6% nel 2014 e dell’1,1% nel 2015. Previsioni che posizionano il nostro Paese al di sotto della Grecia (fa meglio anche il Portogallo, ndr).  Anche secondo Libero «il governo si gioca i soldi che non ha». Il motivo? «Più di metà delle coperture promesse sono virtuali. Il rischio è che questi quattrini dovremo cacciarli noi», ha attaccato il direttore Maurizio Belpietro.

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Photocredit: Libero

COME SARÀ IL BONUS IN BUSTA PAGA – Per quanto riguarda il bonus in busta paga, in conferenza stampa il premier ha precisato quante persone beneficeranno dello sgravio fiscale: «Quelli che ricevono meno di 25mila euro lordi all’anno sono circa 10 milioni, con gli incapienti sono circa 14 milioni. Il 18 aprile – venerdì prossimo, in tempo per le buste paga di maggio, ndr – ci sarà nel decreto l’individuazione fascia per fascia», ha spiegato il presidente del Consiglio. Il Corriere della Sera ha spiegato come sarà il bonus, in base alle misure previste nel Documento di Economia e Finanza:

«Nel Def, il documento di economia e finanza approvato ieri in consiglio dei ministri, si parla solo dell’aumento delle detrazioni Irpef per chi guadagna meno di 25 mila euro lordi l’anno (circa 1.500 euro netti al mese). È il famoso taglio delle tasse che dovrebbe portare fino ad 80 euro netti in più nelle buste paga di lavoratori dipendenti ed assimilati, come i co.co.co., a partire dallo stipendio di maggio. Così l’operazione lascerebbe fuori proprio gli incapienti che, non pagando le tasse, dall’aumento delle detrazioni non avrebbero alcun vantaggio. Ma è lo stesso Renzi a dire che nel decreto legge che il governo dovrebbe approvare il 18 aprile ci sarà un intervento a favore di questa categoria»

La volontà di estendere il bonus anche per gli incapienti comporta però alcuni problemi per l’esecutivo, sia di natura tecnica che legati alle coperture. Secondo il quotidiano di via Solferino, la soluzione sarebbe quella di «spalmare in modo diverso» le risorse già trovate per l’aumento delle detrazioni Irpef, «lasciando fisso solo lo sconto massimo di 80 euro». Per quanto riguarda le questioni più tecniche, resterebbe da capire le modalità di attuazione della misura per chi guadagna meno di 8mila euro. Il bonus potrebbe essere anticipato dal datore, per poi permettere un recupero sotto forma di credito d’imposta. Oppure si potrebbe decidere il taglio dei contributi Inps – versati anche dagli incapienti – o del contributo diretto pagato sempre dall’Inps.

LE CRITICHE – Per ottenere i 4,5 miliardi di euro di risparmi dalla spending review (e ottenere le coperture per gli 80 euro in busta paga), secondo il Fatto il governo Renzi massacrerà però con i tagli il settore della Sanità e gli statali. Si legge:

«Il menu, checché ne dica il premier, non è deciso, ma si sa che a dare la maggior parte delle risorse saranno Sanità e pubblico impiego: il Servizio sanitario nazionale dovrà sopportare tagli tra uno e due miliardi; gli stipendi degli statali – e non solo quelli dei manager, ma dalle simulazioni in corso anche quelli da 60-70mila euro l’ anno – verranno colpiti per almeno un altro miliardo (è il caso di ricordare che i contratti non vengono rinnovati dal 2010 e che i numero dei dipendenti è sceso, dice il Def, del 5,7% in pochi anni); 800 milioni, forse più, sono riduzioni lineari di acquisti di beni e servizi trasversali a tutte le amministrazioni; 600 milioni dovrebbero arrivare dalla Difesa (più sui nuovi arruolamenti che dai tagli ai sistemi d’arma); il resto sforbiciando qua e là in ministeri e enti locali»

Anche Libero resta critico: anche secondo il quotidiano le coperture dei tagli sono soltanto virtuali, «appese alla missione quasi impossibileaffidata a Carlo Cottarelli»: «Si prenda il caso del Senato, che per alcuni dovrebbe lasciare nelle casse dello Stato circa mezzo miliardo. In realtà la riforma in discussione in queste ore non farà risparmiare quella cifra, ma probabilmente un decimo», ha attaccato Belpietro.

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