«L’Italia non rispetta i diritti dei passeggeri sui treni»

28/03/2014 di Alberto Sofia

L’Italia è stata deferita dalla Commissione Ue alla Corte di Giustizia europea per non aver recepito la normativa comunitaria in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Il regolamento Ue sui diritti dei passeggeri stabilisce obblighi vincolanti per gli Stati membri, che dovevano essere applicati entro il 3 dicembre 2009.

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DIRITTI DEI PASSEGGERI SUI TRENI: ITALIA DEFERITA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA –  Per Bruxelles il nostro Paese non ha ancora istituito un organismo ufficiale e autorizzato a vigilare sulla corretta applicazione del regolamento sul suo territorio. Ma non solo: l’Italia non ha nemmeno stabilito quali siano le norme che possano individuare le sanzioni per chi trasgredisce la legge. In pratica, per la Commissione, senza questi due interventi preliminari, chi viaggi oggi in treno in Italia o verso altri Stati membri dell’Unione, non può vedersi riconosciuti i propri diritti in caso di problemi. «La protezione dei passeggeri che viaggiano in Europa è una delle pietre miliari della politica dei trasporti Ue», ha spiegato il vicepresidente della Commissione, Siim Kallas. Secondo il responsabile per i Trasporti tutti gli Stati membri devono garantire la creazione di strutture concrete a cui i passeggeri possano rivolgersi per far rispettare i loro diritti e sanzionare le violazioni. Soltanto in questo modo è possibile, per Kallas, «garantire anche un clima di concorrenza equa per il settore ferroviario in tutta l’Europa».

DIRITTI DEI PASSEGGERI NEGATI – Il nostro Paese era finito sotto osservazione da parte della Commissione Ue dallo scorso 20 novembre 2013, proprio per la scarsa attenzione riservata alle condizioni dei pendolari e dei passeggeri del servizio ferroviario (tre milioni di persone in totale, ndr). La Commissione Ue ha inviato un parere motivato, contestando all’Italia la mancata adozione del regolamento, nonostante siano passati ben quattro anni dalla scadenza fissata al 3 dicembre 2009. Non c’è traccia dell’Agenzia nazionale che dovrebbe vigilare sul rispetto delle norme e dei diritti dei pendolari, né delle sanzioni per chi non li rispetta. Ma quelli che viaggiano sui treni non sono gli unici passeggeri in Italia che non vedono riconosciuti i propri diritti. Lo scorso 8 febbraio la Commissione aveva bocciato il nostro Paese anche per violare le norme Ue sui diritti dei passeggeri disabili e di chi viaggia in nave, così come per i ritardi nei risarcimenti di chi compra pacchetti vacanze da tour operator che poi falliscono. Erano così state avviate 3 procedure d’infrazione con l’invio di lettere di messa in mora. Se entro aprile l’Italia non risponderà in modo adeguato, scatteranno nuovi deferimenti. In particolare, Bruxelles ha rimproverato l’Italia per il mancato rispetto dei diritti dei passeggeri disabili che viaggiano in bus, in quanto rischiano di non potersi spostare nell’assenza di fermate predefinite in cui possono ricevere assistenza. Stessi disagi per chi viaggia via nave, dato che non è ancora diventata operativa l’autorità garante per la verifica del rispetto delle prerogative dei passeggeri (una contestazione simile a quella che ha portato al deferimento per quanto riguarda il trasporto ferroviario, ndr). Senza Agenza nazionale, non esiste un organo al quale i cittadini possono rivolgersi in caso di contenziosi. C’è poi il ritardo nel rimborso dei pacchetti-vacanze, nel caso di fallimenti dell’operatore turistico. Il fondo nazionale preposto ai rimborsi non ha sufficienti risorse finanziarie per farvi fronte, tanto che i tempi si sono allungati in modo rilevante. Ritardi ormai diventati cronici che hanno spinto la Commissione a bacchettare il nostro Paese, con il nuovo rischio di ritrovarsi davanti la Corte di giustizia Ue.

L’INDAGINE UE SUGLI AIUTI ALLE FERROVIE – La notizia del deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea segue l’apertura di un’altra indagine Ue, sugli aiuti alle Ferrovie. La Commissione europea ha spiegato di aver avviato «un’indagine approfondita per valutare se alcune compensazioni per obblighi di servizio pubblico e il trasferimento a titolo gratuito di asset nell’ambito del mercato italiano del trasporto ferroviario di merci sono compatibili con le norme Ue in materia di aiuti di Stato». Sono benefici che finiscono a società appartenenti al gruppo Ferrovie dello Stato, in particolare le sue controllate Trenitalia e FS Logistica. La Commissione ha spiegato che «esaminerà se le misure in questione hanno conferito un vantaggio economico selettivo a Trenitalia o ad altre società del gruppo, a scapito dei concorrenti», valutando poi «la veridicità delle asserzioni presentate in due denunce, riguardanti due misure distinte». Se la prima riguarda il trasferimento a titolo gratuito di alcuni asset dell’infrastruttura ferroviaria da Rti a favore di Trenitalia e FS Logistica, la seconda si riferisce alle compensazioni che Trenitalia riceve dal 2000 per l’adempimento di obblighi di servizio pubblico nel settore del trasporto merci. L’Italia ha già chiarito come le misure siano necessarie per garantire il servizio universale di trasporto merci verso il Sud della penisola, ma Bruxelles intende vigilare sulla vicenda, per capire se tutto rientri nella disciplina prevista dall’Ue. Una nuova grana per l’amministratore delegato del gruppo Fs, Mauro Moretti, di recente protagonista della diatriba con Renzi sugli stipendi dei manager pubblici e attaccato anche da Della Valle, dopo che aveva minacciato di andarsene nel caso in cui venisse tagliato il suo stipendio. Per ora Moretti ha spiegato di essere «tranquillo», nonostante l’apertura dell’indagine Ue per gli aiuti alle Ferrovie: «Alcune aziende italiane, dirette da nostri vecchi dirigenti licenziati, hanno fatto ricorso e hanno aperto una procedura. Potete capire che c’è qualche problema di rivalsa», ha replicato. Per poi aggiungere come Fs sia «disponibile a collaborare con le autorità italiane ed europee per fornire tutti i chiarimenti necessari a una rapida soluzione del caso». L’azienda stessa si è difesa spiegando che «le compensazioni ricevute dallo Stato per il contratto di servizio pubblico per il trasporto merci sono state nettamente inferiori ai costi sostenuti da Trenitalia per lo svolgimento del servizio, tal che si sono generate comunque perdite consistenti per la società nel corso degli anni».

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