Piazzapulita con Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi

PIAZZAPULITA, DIPENDENTI PUBBLICI, PRIVILEGIATI O…? – Alfredo Ferrante, dirigente pubblico chiamato a commentare un servizio girato a Roma che ha per protagonisti dipendenti pubblici che escono per fare commissioni nel corso del loro turno di lavoro mentre si parla di 85.000 esuberi per effetto della spending review. Ed a questo punto ricorda che ha vinto un concorso che gli garantisce uno stipendio da 3.000 euro e che rappresenta un qualcosa di diverso dal dirigente pubblico nominato dalla politica. Il sindaco Pino Rossi chiede conto delle sue 36 ore di lavoro ricordando che un dirigente privato le fa in tre giorni e che sono tutelati. Alfredo Ferrante ricorda che un dipendente pubblico viene valutato e quelli che vanno male rischiano dalla perdita dell’incarico al licenziamento. Matteo Salvini non ci sta e grida che a Malpensa i dipendenti pubblici rubavano dalle valigie e nessuno li aveva licenziati, con Ferrante che dice che non sono dipendenti pubblici. Salvini ribadisce che da consigliere a Milano vedeva gente che non pagava per le sue malefatte perché ultragarantiti senza che potessero rispondere come gli altri dipendenti. Antonio Padellaro, interpellato su questo tema, parla degli 80 euro in busta paga che riguarda i garantiti, ovvero i dipendenti. E comunque stiamo parlando di elezioni europee e Renzi stesso aveva detto che avrebbe voluto avere questo provvedimento prima delle elezioni.


Poi bisogna capire che Renzi in tre mesi non può fare miracoli e che deve fare i conti con altri alleati (e la Bonafé appare scocciata, come si vede dal fermo immagine sottostante) tra cui Alfano che potrebbe mettere paletti su alcune riforme. Ed il Presidente del Consiglio in realtà dovrebbe avere dei punti fermi da rispettare. La Bonafé trova scorretto tirare in ballo la campagna elettorale legata a queste riforme perché si spera di migliorare le condizioni degli italiani. Padellaro guarda la sua interlocutrice con aria accondiscendente e le chiede perché deve dire certe cose. La Bonafé rilancia il tema delle riforme e della legge elettorale, con Sgarbi scatenato che spiega che fa schifo. E Padellaro diventa rosso in faccia quando la Bonafé dice che il Fatto Quotidiano segue il Movimento Cinque Stelle. Padellaro dice che lei fa politica per raccogliere voti e che nega di acchiappare consensi, chiedendosi cosa ci sia d’offensivo nell’affermare che un partito o un governo accusando il deputato di aver detto una cosa falsa. Si perché Padellaro ha voluto sottolineare il suo risentimento sul fatto che il giornale che dirige e che si mantiene coi soldi delle copie vendute possa essere indicato come partigiano di un’area politica in risposta ad una riflessione legata ad una riforma nata per cercare voti, con la Bonafé che di questo a quanto pare non vuole sentire parlare.

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PIAZZAPULITA, AMMAZZIAMO IL CARROZZONE – Vittorio Sgarbi dice che si sente libero di parlare perché non candidato. Matteo Renzi a differenza del compianto Letta ha coraggio e dopo Mussolini è il terzo che vuole cambiare le cose dopo Craxi e Berlusconi. Il primo era osteggiato dai partiti, il secondo si è votato da solo una legge che lo ha fatto fuori. Caduto per colpa del fuoco amico. Renzi nomina ministri che non hanno fatto neanche gli assessori come Maria Elena Boschi, lì perché amica di Renzi. L’unico ministro ombra è Padoan ma Renzi ha idee sbagliate a partire dall’abolizione del Senato, un’aula che rappresenta l’appello rispetto alla decisione della Camera. Poi sono trecento che verificano quello che fanno gli altri. E mentre il Consiglio Nazionale delle Belle Arti non prevedeva rimborsi non si capisce perché il Cnel o la Consulta prevedano dei gettoni. Ed i manager che si lamentano devono stare in silenzio ed accettare di avere uno stipendio come quello di Napolitano con delle aggiunte ed i premi per le attività. Sgarbi parla poi delle regioni a Statuto Speciale dimenticando il Friuli portando l’esempio del Trentino Alto-Adige, una regione che funziona a differenza della Sicilia. E bisogna a questo punto permettere a tutte le Regioni ciò che viene consentito a quattro regioni (in realtà ricordiamolo sono cinque, Valle d’Aosta, Sardegna, Sicilia, Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia-Giulia). Simona Bonafé cerca d’intervenire per spiegare il perché del Senato e ce la fa dietro imbeccata di Formigli spiegando che la logica è precisa e per questo la politica deve fare il buon esempio. E dopo aver lanciato l’hashtag #sgarbistaisereno si parla della riforma del titolo V della Costituzione e che l’Italia è l’unico Paese al mondo ad avere un bicameralismo perfetto. Luigi Angeletti parla di uno studio durato mesi condotto da ragazzi del sindacato che hanno letto i bilanci pubblici mostrando ciò che può essere risparmiato. La Uil a questo punto ha portato a Letta un elenco di 500 società prive di missioni. Ed alcune non hanno dipendenti ma solo organi societari. Ed è stato detto di cancellare queste aziende. E nessun paese al mondo ha in rapporto al numero di abitanti la quantità di persone che decidono come spendere i soldi pubblici. E parliamo di 144.000 persone. Resta un solo dubbio con la Cina perché oscura. Ci sono poi cinque livelli diversi per prendere le stesse decisione. Ci sono poi 32.000 stazioni appaltanti che hanno il potere di decidere. Si possono portare a 700. Si possono accorpare 7000 società pubbliche, a partire da 1200 società di trasporto pubblico locale. Pino Rossi, sindaco di Galio, in provincia di Vicenza, spiega che esistono due italie, gli ipergarantiti del pubblico e gli operai delle fabbriche private. Il sindaco Rossi vorrebbe argomentare ma Formigli stringe i tempi perché in fondo la conclusione è chiara: bisogna avere la libertà di licenziare il pubblico.

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PIAZZAPULITA, SPRECHI D’ITALA – Si va fuori dal Cnel per conoscere i politici ed i rappresentanti delle differenti sigle delle varie confederazioni italiane come il rappresentante di Confagri che per una volta al mese si riunisce con il Consiglio d’Amministrazione per un compenso di 22.500 euro l’anno per non decidere nulla. E mentre si parla di un’opera in cessione gratuita da Palazzo Pitti Sgarbi scuote la testa. Il pubblico poi non ha modo di vedere la reazione di Sgarbi davanti ad arazzi di 400 anni in ufficio. Il palazzo del Cnel vale 40 milioni di euro e Franco Masi, direttore generale, dice di ottenere dal ministero del tesoro 20 milioni di euro ed in 50 anni il Cnel ha fatto 14 proposte di legge con zero norme approvate. E Masi dice che se il Cnel venisse chiuso ci sarebbe un risparmio di 11 milioni l’anno. Luigi Angeletti dice di non essere mai andato al Cnel nel 2013 e la sua indennità di 25.000 euro l’anno viene passata al sindacato e che l’indennità viene scalata perché non c’è mai andato. E Formigli dice che chi non va non dovrebbe andare. E non ci va neanche la Camusso (sei assenze). Angeletti spiega che l’ente è diventato inutile da quando è stato cambiato dal Parlamento. Prima poteva proporre delle leggi su indicazione dei rappresentanti dei lavoratori. Poi sono arrivati dieci esponenti del governo, dieci esponenti del presidente della Repubblica e dieci delle imprese. Due anni fa sono stati dimezzati i rappresentanti delle imprese ma non quelli della politica. Per questo sindacati e imprese hanno chiesto un cambio d’attività. Formigli chiede ad Angeletti di prendersi un impegno per restituire l’indennità, con Angeletti che dice che se venisse data la certezza di restituire quei soldi ai lavoratori allora si può fare. Matteo Salvini dice che questi sprechi indegni c’erano anche 12 anni fa ma allora l’Italia era la quarta potenza mondiale (E Formigli ricorda che all’epoca il debito si poteva gestire con Salvini che risponde che in Giappone hanno il doppio del nostro debito e si sta da dio) e per questo si competeva con la Germania anche con la zavorra. E con gli stessi sprechi l’Italia ha venduto ai tedeschi. E parlando a Brambilla Salvini ricorda l’esistenza del sito Bastaeuro, aggiungendo che chi ha votato la riforma Fornero non può parlare di giustizia sociale. Salvini s’infervora ancora quando gli ricordano che alla Camera la Lega ha votato a favore del pareggio di bilancio in Costituzione. Poi parte con un triplice proclama: abolizione della legge Fornero, abolizione della legge Merlin ed abolizione dei prefetti. Simona Bonafé ricorda che la Lega ha votato contro l’abolizione delle province. Per quanto riguarda il cambio Euro-Lira appare evidente che il cambio non è stato perfetto ma ora è difficile uscire ed il Pd, dal canto suo, è per un’Europa diversa, non dell’austerità ma del rispetto delle regole e bisognerà capire come spendere per bene i soldi. E per quanto riguarda il recupero delle risorse ed il taglio degli enti inutili. E dopo il battibecco tra le proposte di Renzi e la lotta sulle province, con Angeletti che chiede di parlare, Padellaro che guarda sornione e Sgarbi che ride ogni volta che si parla di Euro, tocca al direttore del Fatto Quotidiano che si chiede se basta l’annuncio della messa all’asta di 100 auto blu per dimostrare di fare qualcosa mentre ad esempio non si parla più del finanziamento pubblico ai partiti

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PIAZZAPULITA, GLI STIPENDI DEI SUPERMANAGER – Vittorio Sgarbi dice che Renzi non rischia niente sul taglio degli stipendi dei supermanager spiegando poi che non è logico imporre un tetto nei confronti di gente che lavora. A questo punto ci si chiede se i giudici della Consulta 490.000 all’anno. E dopo un battibecco con Formigli che cerca d’interromperlo per mettere un cartello con gli stipendi dei giudici della Consulta. E dopo essersi chiesto per quale motivo un giudice della Consulta deve prendere quattro volte più di Renzi al mese per dire che il Porcellum non va bene, spiega che lui non vuole l’Euro e si chiede per quale motivo non si poteva mantenere la lira e perché se si cerca di difendere la propria moneta allora si è antieuropeisti. Ed a quel momento Sgarbi s’infervora al ricordo di Savelletri in cui gli hanno chiesto tre euro per un ghiacciolo e si capisce che l’Euro è una «merda» perché prima se una cosa costava poche lire ora ci so trova a dover spendere monete che valgono anche quattro mila lire per una mancia. L’imprenditore Gian Luca Brambilla dice che l’Euro è stata una scelta degli italiani e Sgarbi esplode ancora dicendo che l’Euro è stato voluto da Prodi e Ciampi e non dagli italiani. Brambilla dice che gli italiani hanno avuto tanti anni per dire che erano d’accordo con l’Euro, e Sgarbi esplode ancora chiedendo a chi potevano dirlo e che lui da «ultimo coglione» non ha avuto modo di esprimersi. Sgarbi si alza e si siede in platea. Corrado Formigli si offende e dice che quello di Sgarbi è un comportamento sgarbato. Brambilla dice che gli italiani potevano opporsi all’Euro con un referendum con Salvini ed Angeletti che dicono che non è vero in quanto non possono essere discussi i trattati internazionali. L’imprenditore dice che ora non si può uscire dall’Euro perché si rischierebbe di rimanere bloccati da un moloch fatto di debiti immensi. E per questo propone di cavalcare i fenomeni per reagire alla situazione intraprendendo un atteggiamento virtuoso che farebbe vivere il disagio attuale in un modo diverso. E parlando degli stipendi dei manager, secondo Brambilla bisogna dividere tra manager di aziende dello Stato e quelle in cui il tesoro ha una partecipazione. E per questo secondo Brambilla sostate mischiate le pere con le patate. Luigi Angeletti dice che bisogna tagliare per i manager di un’azienda pubblica, riferendosi a Moretti e dice che non se ne andranno via manco se gli tagli lo stipendio della metà. Simona Bonafé parla di un problema morale che non salva le casse dello Stato ma che riavvicina i cittadini alla politica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIAZZAPULITA, LA RABBIA DEL VENETO – Si parte con un servizio girato in Veneto tra rabbia e depressione da parte d’imprenditori e lavoratori con sindaci che invitano a mostrare la bandiera della Regione tra proclami d’indipendenza e festa della gente per strada. E dopo aver intervistato una donna che è passata da Grillo e Lega all’indipendentismo veneto in risposta alla comunanza con tutti gli altri movimenti. Un’altra signora si dice disposta ad ammazzare quante più persone tra coloro che gli han portato via la casa (Equitalia) o il direttore della banca. Corrado Formigli entra in studio e si rivolge subito a Matteo Salvini chiedendogli un pensiero sull’azione di Matteo Renzi sul taglio degli stipendi dei manager e sulle riforme a favore dei lavoratori. Salvini risponde plaudendo al referendum veneto, da rispettare come nel caso del referendum in Crimea. Parlando di Renzi, 80 euro in più al mese sono utili ma se lo stato se ne riprende 100 in aumento delle tasse non vale la pena. Salvini poi se la prende con l’Euro, definito moneta senza senso, dicendo che Renzi è zero perché non va in Europa a ridiscutere i vincoli di Bruxelles ignorando una moneta che ha devastato il sistema produttivo italiano, dal Veneto alla Sicilia. Ed intanto non sono mai arrivati così tanti clandestini in Sicilia, in risposta ad uno smantellamento della Bossi-Fini che apre le porte agli immigrati grazie anche all’abolizione reato di clandestinità con l’aiuto del Movimento Cinque Stelle. E Renzi, servo di Bruxelles, non va lontano a partire dal fatto che mette le mani avanti per rimanere nella gabbia dell’Euro. Simona Bonafé, questa volta in studio, prima di rispondere sull’Euro, riprende una frase di Salvini che diceva che il Veneto è da 15 anni che è in difficoltà. E questo non indica la responsabilità dell’Euro ma della politica. Ed ora dopo 20 anni si è andati in Europa a portare riforme che interesseranno i lavoratori, la riforma del titolo V ed altre riforme. E si chiede a Salvini cos’hanno fatto i governi precedenti per il Veneto ed il resto d’Italia visto che non sono mai state portate riforme. Ed oggi bisogna dare risposte. Ed a questo punto bisogna chiedere la risposta all’uscita dall’Euro, chiedendo cosa succederebbe alla piccola Italia che si troverebbe a confrontarsi con un miliardo di persone. E parlando di Marine Le Pen, la Bonafé spiega che questi movimenti si alimentano con il lassismo della politica. Quindi se si propongono novità questi movimenti perdono spinta propulsiva. La Bonafé smentisce l’idea che l’aumento della Tasi non recupera l’aumento di 80 euro in busta paga ma che saranno i comuni a valutare l’aumento delle percentuali per aumentare a sua volta la base delle detrazioni. Salvini vuole rispondere ma sembra aver incassato il colpo lanciato dalla Bonafé che parlava di ampolle sui fiumi senza voler proporre riforme. Antonio Padellaro si associa dicendo che Salvini e Renzi dieci anni fa non c’erano e che l’indipendentismo veneto esiste da 20 anni ed anche prima con il carro-armato finto che voleva scalare il campanile di San Marco. Zaia poi è governatore ma questo non toglie che non si possano mantenere due ruoli in commedia. A questo punto bisogna dire che sono stati fatti degli errori. E Salvini acchiappa l’occasione per dire che hanno sbagliato. Ma il tema, continua Padellaro, è che non bisogna ripetere gli errori. Antonio Padellaro si rivolge poi alla Bonafé dicendo che il significato di certe parole ormai è logoro e la gente vota certi movimenti perché ormai è stanca di ciò che accede.

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PIAZZAPULITA, LA PRESENTAZIONE – Questa sera a Piazzapulita, il programma condotto da Corrado Formigli in onda su La7 a partire dalle 21.10 si parlerà di manager strapagati e mai responsabili, di statali fannulloni, di pensionati d’oro e di amministratori corrotti. E ci si chiederà nel corso della trasmissione, dal titolo «E io pago» se l’Italia si può permettere questa situazione.

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PIAZZAPULITA, GLI OSPITI – Saranno ospiti di Corrado Formigli il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, Simona Bonafé del Partito Democratico, Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, Vittorio Sgarbi, il direttore de Il Fatto Quotidiano Antonio Padellaro e l’imprenditore Gian Luca Brambilla.

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