Perché la guerra all’aborto è un orrore

L’esempio della Spagna di Rajoy, che ha recentemente introdotto severe limitazioni all’aborto, dimostra come le pulsioni comunque minoritarie dei cristiani minaccino il diritto alla scelta abortiva anche dove s’è affermato. Ma è negli Stati Uniti e in Italia dove trionfano le tattiche trasversali per colpire l’applicazione di leggi che non si riescono a scalfire democraticamente.

A father and daughter wait their turn to lay a white rose at a cross symbolizing the daughters commitment to purity at the annual Father-Daughter Purity Ball in Colorado Springs

I NOSTRI CROCIATI – Le tattiche usate dagli antiabortisti nel nostro paese sono note e spaziano dal tentare d’imbottire i consultori di beghine che hanno il compito di molestare le abortienti, all’istituzione e all’offerta alle stesse di riti funebri per i feti, e ovviamente nella persistente opera d’iscrizione nella lista dei medici obiettori di quanti sia possibile. Obiezione ottenuta grazie a un gioco di potere fin troppo visibile che penalizza la carriera nella sanità pubblica di quanti non si dicono obiettori, anche se poi spesso in privato non obiettano e praticano aborti a pagamento. Tutto questo non impedisce alle donne che vogliono abortire di farlo, ma i cattolici sono evidentemente convinti che queste tattiche servano a ridurre il numero degli aborti, che invece sono da tempo in calo per altre dinamiche, a dimostrazione che la legge 194 funziona e che -riduce gli aborti- oltre a renderli molto meno pericolosi di quanto non avvenisse in clandestinità. Se c’è una costante storica è che se una donna vuole abortire lo fa, sia legale o illegale, costoso o gratuito fa poca differenza, perché a differenza di quello che sembrano credere gli antiabortisti, si tratta quasi sempre di decisioni più che meditate. Decisioni che non possono essere lasciate ad altri che alle donne, perché nessuno può ergersi giudice di un atto tanto intimo e dei motivi che spingono verso quello che comunque è un trauma.

I CROCIATI A STELLE E STRISCE – L’osservazione del fronte antiabortista statunitense riserva invece una maggiore varietà d’approcci, che sono da tener d’occhio perché è un attimo che fenomeni del genere riescano ad attraversa l’Atlantico e infettare anche l’Europa, l’esempio di quella depravazione intellettuale che è il creazionismo è lì a dimostrarlo. Gli Stati Uniti peraltro sono un caso di studio molto interessante perché a livello federale l’aborto è riconosciuto come un diritto e quindi i singoli stati non possono negarlo, circostanza che spinge gli antiabortisti a inventare e mettere in opera una serie di espedienti per penalizzare l’aborto e le abortienti, spesso con risultati raccapriccianti, in particolare negli stati della Bible Belt e in quelli a forte maggioranza repubblicana, nei quali l’unico limite sembra essere la fantasia. Espedienti autorizzati da una sentenza meno famosa della Roe v. Wade che ha introdotto l’aborto, ma che ne limita gli effetti. La   Planned Parenthood v. Casey, introduce infatti l’interesse dello stato come fattore che può trovare espressione nelle leggi che regolano l’aborto, in netta contrapposizione a quello della donna, ma tanto è bastato perché ne provassero di tutti i colori, alcune delle quali davvero disgustose.

IL SESSO SOLO PER FAR FIGLI – Come da noi l’opposizione all’aborto s’accompagna all’ostilità ai contraccettivi, perché per buona parte dei buoni cristiani di quelle lande la vita è sacra e il sesso prematrimoniale è una cosa sporca che semplicemente non si fa, mentre una volta sposati si fa per far figli e quindi i contraccettivi sono ugualmente inutili. Ovviamente la distanza tra teoria e pratica rimane intonsa anche in quegli stati e allora ai giovani si offrono i «purity ball», i balli della purezza, e si spingono a fare promessa di castità fino al matrimonio. Pratiche decisamente trash, con le povere figlie – dodicenni – addobbate a festa e costrette a «fidanzarsi» (puramente) con i padri o ad indossare anellini che ne segnalino la solenne promessa all’indisponibilità a pratiche sessuali. Questa fiera del trash dura da più di un decennio, all’inizio era un po’ meno sofisticata ed è cominciata con un tour itinerante e il jingle: «Oh… dont’ give it away…» che nella sua traduzione letterale come nell’originale suonava abbastanza ridicolo. Sponsorizzata e finanziata dai governi Bush la promessa di verginità si è diffusa, anche se i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative, perché a parità di estrazione sociale le vergini promittenti hanno fatto sesso esattamente come le coetanee meno ipocrite, anche se poi hanno usato meno la contraccezione e in alcune aree hanno raccolto più malattie sessuali e gravidanze indesiderate. Da qui la fine dei finanziamenti statali già prima dell’avvento di Obama e da qui l’evoluzione a coinvolgere i genitori paganti che non vogliono che qualcuno possieda carnalmente le loro figliole prima del marito, se e quando lo troveranno. Ovviamente la promessa di verginità e i fidanzamenti con il papà sono riservati alle ragazze, i ragazzi non rimangono incinta e nessun vero padre devoto riuscirebbe a proporre la promessa di verginità prematrimoniale ai figli maschi senza che gli scappi da ridere o senza temere che poi diventi omosessuale. Che nella scala delle disgrazie per questo particolare genere di devoti, è un evento piazzato molto più in alto del figliolo che sfoga i suoi sani istinti senza sposare la non-sicuramente-più-vergine-fino-al-matrimonio che lo assiste nell’impresa.

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