“Volevo essere una farfalla”: diario di un’anoressica

Michela Marzano pubblica il romanzo della sua malattia

Si chiama Michela Marzano, è autrice di molti saggi filosofici e ora pubblica la storia della sua malattia in un libro dal titolo “Volevo essere una farfalla” (Mondadori). Repubblica di oggi offre una recensione di Daria Galateri che pubblichiamo in parte, invitandovi a leggere entrambe:

Ora che Michela Marzano pubblica il romanzo della sua anoressia (Volevo essere una farfalla, Mondadori, pagg. 210, euro 17,50) diventa palese e affascinante l’uso letterario che aveva fatto della malattia già nei saggi filosofici. La Marzano ha disseminato nei suoi studi centinaia di sintomi. Usa spesso la parola “disincarnato”, “smaterializzato”, e anche, per il mondo modellato dalle imprese (Estensione del dominio della manipolazione), il termine “gabbia”, che nel romanzo è associato al corpo anoressico. Volevo essere una farfalla si propone come una scrittura scucita. Ma non puoi raccontare una storia? le chiede il compagno; ma lei vuole usare una scrittura ellittica, “disincarnata” appunto; “quando si ha una bella idea non si riesce a darle carne, a farla vivere”. Michela Marzano ha iniziato il suo racconto molti anni prima di questa Farfalla, che dice “gli anni passati con la fame, a punirmi per ogni caloria ingoiata, a mangiare e vomitare tutto”, e suggerisce il ruolo (il peso) delle aspettative del padre – “voglio scrollarmi di dosso il peso del dovere, voglio sentirmi leggera”; “Con me papà è sempre stato troppo pesante – per anni, ho fatto di tutto per diventare leggera come una farfalla… In termini di chili, s’intende”.

Un padre che compare, letteralmente a ogni pagina, a chiedere la perfezione:.

Dunque, questa storia è un puzzle. L’autrice non dirà tutto, lo avvisa in esergo. E allora eccoci autorizzati a indagare tra le righe del racconto che si vuole, è inutile dirlo, esile, frantumato e leggero. “Mio padre il francese lo capisce appena”; e: “di filosofia non ne capisce molto”: quasi che le scelte di fondo di Michela Marzano, filosofa di grande seguito in Francia, siano state forme di fuga e scelte di autonomia rispetto all’onnipotente papà; certo, una sfida. La sua scrittura non appartiene al genere del mécontemporain, praticato, in Francia, dagli scontenti del presente, gli “scontemporanei” vituperatori del mondo. La protagonista- farfalla esibisce i suoi successi – “non capita a tutti vincere il concorso alla Normale di Pisa”: anche se la tesi, cui si presenta a quota 35 chili, avrà come tema (ancora il problema della perfezione) l’“essere e il dover essere”.

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