«Vi racconto come ho ucciso il mio bambino»

«Avevo un lavoro, una bella casa, due splendidi bambini, una bambina di 9 anni e un bambino di 7 anni che adoravo. Li veneravo, per me erano il massimo che potevo avere. Ero superfelice. Avevo avuto delle depressioni verso i 24 anni, anche verso i 30, ma mai (ero stata, nda) pericolosa per gli altri, anzi avevano paura che facessi del male verso di me. Non sono mai stata violenta. Non ho mai sculacciato i bambini. Io la violenza non so cosa sia, ma neanche mio marito, nessuno». Comincia così lo sconvolgente racconto di una donna condannata per l’uccisione di suo figlio di 7 anni mandato in onda ieri nel corso della trasmissione di Italiuno Lucignolo 2.0 e nel quale viene tracciato il percorso che ha condotto al folle gesto.

 

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«VEDEVO LA FINE DEL MONDO» – La follia omicidia sarebbe derivata da seri disturbi psichici. «All’improvviso – ha raccontato la donna davanti alle telecamere di Mediaset parlando di sè e della sua famiglia – ho cominciato ad avere pensieri negativi, nel senso che noi eravamo indebitati e dovevamo pagare con i nostri figli i nostri debiti a persone cattive che li avrebbero torturati, stuprati e riempito la testa di chiodi, buttati nell’olio bollente, tormentati e torturati all’inverosimile. Noi ci saremmo ammazzati. Vedevo la fine del mondo. Era un delirio il mio. Praticamente per salvare i bambini bisognava ucciderli, e dopo ucciderci noi. Io avevo questo pensiero ed ero terrorizzata. Io pensavo questa cosa la sapessero tutti. Quando vedevo una notizia al telegiornale (di qualcuno, nda) che ha ammazzato la moglie, la bambine, dicevo fra me e me: ‘C’è l’ha fatta, le ha salvate, bravo’».

 

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«L’HO ACCOLTELLATO AD OCCHI CHIUSI» – Pensieri assillanti dai quali la donna probabilmente avrebbe potuto liberarsi con l’aiuto di un medico. «Io ho avvisato che non dormivo, avevo preso l’appuntamento anche ai servizi sociali. Dovevo andarci il venerdì. Ho detto ‘Non posso venire venerdì perché devo avvisare a lavoro, vengo lunedì’. I sabato mattina mi sono alzata, ho preso mio figlio di 7 anni che io veneravo… era dolce, era flemmatico, era affettuoso, simpatico. Amo mia figlia, ma lui era qualcosa in più. Il maschietto per la mamma è sempre qualcosa in più. Gli ho detto ‘Vieni a far colazione’ e ho mandato la bambina a prendere gli zaini giù in taverna. Dopo l’ho accoltellato ad occhi chiusi. Dopo non mi ricordo niente. So solo che l’ho preso e l’ho accoltellato». Tutto sarebbe poi apparso chiaro a distanza di molte ore, per l’assassina. «Quando sono venuti gli infermieri, l’ambulanza e la polizia pensavo mi dicessero: ‘Brava ce l’hai fatta a salvarlo’. Mi son resa conto dopo due giorni che ero in ospedale di quello che avevo fatto. Ero convinta di aver fatto la cosa giusta. Dopo due giorni mi è venuta la morte nel cuore. Ho fatto una cosa che non sta in cielo nè in terra. Non c’è una spiegazione. Non c’è un motivo per il quale io sia andata fuori di melone».

 

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«MI VERGOGNO DI QUELLO CHE HO FATTO» – Qualcuno però si sarebbe accorto del malessere interiore. «La prima che si era accorta che stavo male è stata mia madre, che mi ha detto . racconta la donna – ‘Da gennaio andiamo dalla psicologa perché vedo che hai le nuvolette nere’. Lei ha capito subito che non stavo bene. Ma non fino a pensare una cosa del genere. Le depressioni le avevo avute e si erano risolte». Non si sarebbe trattato di un balck out, insomma, ma di una specie di discesa in un abisso. «Nella mia testa tutti sapevano che c’erano questi nemici che ci venivano a portar via i bambini per pagare i nostri debiti con l’estero…». «Il dolore c’è – conclude la donna parlando a Lucignolo -. Tu sei qua e ti rendi contro che hai fatto una cosa grave…». «Non siamo – dice – delle criminali che andiamo in giro ad ammazzar gente. Ci siamo ammalate di un male che non vedi che può creare qualsiasi tipo di dolore. Mi vergogno sempre di quello che ho fatto. Non l’ho fatto volontariamente».

TWITTER – Il servizio di Lucignolo ha dato avvio ad una serie di commenti su Twitter nei quali gli utenti hanno dimostrato di non gradire il racconto della donna:

 

 

 

 

 

 

(Fonte immagini: Lucignolo 2.0 / Italiauno / Mediaset)

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