E-bike: il futuro della mobilità italiana su due ruote

Le biciclette elettriche, o e-bike, rappresentano il futuro della mobilità italiana. Tale affermazione, sicura nei toni e nei contenuti, è suffragata dai dati di vendita delle due ruote a pedalata assistita che si stanno affermando sempre di più in Europa e negli Stati Uniti grazie ad un prezzo accessibile che valorizza al massimo la loro principale caratteristica, ovvero garantire una mobilità green evitando il problema della fatica fisica.

Lee Iacocca And His New E-Bike

 

LA DIRETTIVA EUROPEA – Una bicicletta elettrica, per essere definita tale, deve rispettare i parametri definiti dalla Direttiva Europea 2002/24/CE secondo cui questa dev’essere dotata di un motore elettrico ausiliario dalla potenza nominale massima continua non superiore a 0,25 kW. L’alimentazione deve interrompersi riducendosi progressivamente al raggiungimento di 25 chilometri all’ora o comunque appena il ciclista smette di pedalare, anche al di sotto di tale limite di velocità. Ed una bicicletta elettrica, per essere definita tale, deve avere oltre al motore ed alla batteria un caricabatterie, un freno con interruttore elettrico, una centralina con blocco d’accensione, un sensore di pedalata ed un indicatore dello stato della batteria.

31 MILIONI DI BICI VENDUTE – E se si soddisfano tutti i requisiti, allora si è possessori di una e-bike, un mezzo che non richiede neanche l’omologazione e che può essere usato, quindi, come una semplice bicicletta. E questo rappresenta certamente il suo pregio più grande. Come ricorda Rinnovabili.it, la crisi economica ed il costo dell’energia hanno reso le biciclette delle alternative interessanti. Tanto che in Europa e negli Stati Uniti nel 2013 si è arrivati a 31 milioni di biciclette elettriche vendute. E secondo alcune stime, questa quota dovrebbe arrivare a 38 milioni nel 2020. Una crescita impressionante che porterà il volume d’affari di questo settore a raggiungere quota 11 miliardi di dollari mentre oggi si attesta, secondo dati di Navigant Research, a quota 8,4 miliardi.

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800.000 VENDITE IN EUROPA – In Italia nel 2011 sono state vendute 50.000 biciclette, segno di come il settore sia vivo e vitale nel nostro Paese. Un numero che potrebbe aumentare, viste le vendite nel resto d’Europa. L’European Bicycle Market & Industry Profile, report creato dalla Colibi, l’associazione dei costruttori europei di Biciclette e dal Coliped, l’ associazione europea dei produttori di parti ed accessori, in Europa le vendite hanno raggiunto quota 800.000 grazie alle batterie più efficienti, migliorate con l’introduzione degli apparecchi al litio, con la diffusione della fibra di carbonio che ha garantito una maggiore leggerezza nei telai ed a motori più performanti. Poco meno della metà di queste biciclette sono state vendute in Germania, con 380.000 unità.

IN CALO LE BICI TRADIZIONALI – Al secondo posto c’è l’Olanda con 175.000 biciclette elettriche vendute. Questi numeri hanno permesso alle aziende del settore, a loro volta costrette a fare i conti con la crisi, a migliorare i propri fatturati del 40 per cento. L’Italia, dal canto suo, si trova in buona compagnia visto la presenza, a quota 45.000 pezzi venduti, di Francia ed Austria. E secondo Veicolielettricinews, la prospettiva è di un ulteriore aumento negli anni a venire, come in Italia dove si parla di una crescita percentuale a due cifre. Ma questo successo non è accomunato da una crescita nelle vendite delle biciclette tradizionali. Secondo una valutazione diffusa da Bikeitalia, nel 2012 in tutta Europa sono state vendute 19 milioni e 719 mila biciclette. Un numero certo importante ma inferiore rispetto ai 21 milioni e 344 mila mezzi a due ruote venduti nel 2007.

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I MODELLI IN VENDITA – Segno che più che la bicicletta in sé, ad essere interessante è proprio la filosofia della bicicletta elettrica. Ed i prezzi proposti dai produttori per l’acquisto di uno di questi mezzi è a dir poco concorrenziale. Ad esempio la Atala propone la «basic enjoy» a pedalata assistita a partire da 469 euro. Certo, ci sono modelli che superano in scioltezza anche più di 1000 euro, e forse addirittura duemila, ma questo dipende dalla tecnologia presente in ogni singolo mezzo, dal materiale di costruzione del telaio e dalle specifiche meccaniche, visto che per quanto riguarda quelle tecniche è difficile scostarsi da quanto prevede la legge. Tuttavia, in questo caso, è opportuno fare molta attenzione a chi vende cosa. Perché se è vero che con una bicicletta da poche centinaia di euro si può risparmiare, la sorpresa è sempre dietro l’angolo.

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ATTENTI AL SERVIZIO POST-VENDITA – Perché ogni cliente deve valutare la bontà e la validità del servizio post-vendita. L’acquisto di una bicicletta economica potrebbe anche rivelarsi un colpo di fortuna, ma questo dipende dalla qualità dei componenti utilizzati. Per poche centinaia di euro si acquisterà un telaio in acciaio, dei freni semplici, una batteria al piombo, un motore «a spazzole», un computer di bordo con funzioni minimali, con una scarsa autonomia e dal peso importante. Inoltre se acquistaste delle biciclette anonime o di marche sconosciute, sareste privi dell’assistenza post-vendita, o comunque avrete grosse difficoltà a trovare pezzi di ricambio. Anche un cavetto staccato potrebbe diventare un problema di difficilissima soluzione.

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