Allattare al seno: come finisce un mito ingannevole

I benefici dell’allattamento al seno sono stati gonfiati fino alla nausea. La realtà è però ben diversa. Pochi giorni fa, infatti, uno studio, «Is Breast Truly Best? Estimating the Effects of Breastfeeding on Long-term Child Health and Wellbeing in the United States Using Sibling Comparisons» pubblicato su Social Science & Medicine, ha confermato l’esagerazione dei vantaggi dell’allattamento al seno. È uno studio unico, che controlla alcune variabili che in altri studi erano state trascurate (qui il comunicato stampa della principale autrice, Cynthia Colen).

La ricerca ha preso in considerazione gli effetti delle diverse modalità di allattamento sui bambini dai 4 ai 14 anni, e non solo nel primo anno di vita, per un totale di 8.000 bambini. Diversamente dalle precedenti indagini, poi, non ha confrontato bambini allattati al seno e con latte artificiale provenienti da contesti familiari diversi (le donne che allattano al seno tendono a essere più in salute e ad avere una educazione più alta, variabile importante per la condizione dei propri figli), ma bambini cresciuti nella stessa famiglia. Qual è il risultato? Non c’è alcuna differenza statisticamente significativa tra i bambini allattati naturalmente e quelli allattati artificialmente, eccetto che per l’asma. I primi – cioè quelli allattati al seno – hanno più probabilità di soffrire di asma. L’ossessione per l’allattamento al seno intreccia aspetti tecnici e culturali, inserendosi nella bizzarra tendenza a considerare ciò che è naturale come intrinsecamente preferibile e aprioristicamente migliore. In genere il «naturale» si apprezza di più quando non si vive nella natura, perché ci si dimentica quanto possa essere scomodo, brutale e molto lontano dall’arcadica allucinazione che seduce molte persone, la stessa che anima l’esaltazione del «biologico» o la furia contro gli OGM.

Si tifa per il «naturale» dimenticando che molti veleni sono naturali, così come i terremoti, la cicuta, le malattie e molte altro che nessuno considera preferibile e moralmente ineccepibile. L’allattamento al seno è «naturale», dunque «la cosa giusta da fare». Il latte in polvere rappresenta tutto quello che non vorremmo mai nemmeno vedere, in genere un rimedio quando non ci sono alternative – ma che tristezza, che sacrificio! Che lo si possa scegliere è sintomo di scelleratezza materna. La discussione non è di certo recente: basta fare qualche nome, come quello di Hanna Rosin o Joan B. Wolf o Elisabeth Badinter. A essere interessante non è solo il risultato «tecnico», ma soprattutto le implicazioni sociali e l’analisi delle ragioni per cui s’è imposta una tesi nata e cresciuta ignorando o interpretando erroneamente i dati. L’ideologia del naturale applicata all’allattamento comporta, come spesso accade, la condanna di tutto quello che non è tale. Non vuoi allattare? Sei una madre degenere e tuo figlio crescerà malnutrito e si ammalerà più spesso.

Oggi c’è uno strumento in più per opporsi a questa noiosissima bugia. Proprio ieri, intanto, si è svolto un convegno con «quattrocento operatori riuniti a Mestre» per ribadire quanto faccia bene allattare al seno («L’importanza dell’allattamento al seno in un convegno all’Angelo», VeneziaToday, 5 marzo 2014). Non si può mica pretendere che questa credenza pavloviana sia rovinata dai dati o che sia messa in discussione da diavolerie artificiali nel secolo in corso. Possiamo sempre confidare nel prossimo.

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