«Michael Schumacher respira da solo»

Michael Schumacher migliora costantemente e adesso respira da solo. In coma dal 29 dicembre dopo aver battuto la testa su una roccia mentre sciava a Maribel, il campione oggi sta meglio e, anche se non è uscito dal coma, cresce la speranza per lui:

michael schumacher respira da solo

MICHAEL SCHUMACHER RESPIRA DA SOLO – Sono passati due mesi da quando ha avuto l’incidente mentre sciava sulle nevi di Meribel (Francia) con il figlioMick e amici, Michael Schumacher è caduto in un tratto di fuoripista, colpendo con la testa un masso. Pino Allevi racconta i miglioramenti del campione:

Corinna gli parla, gli sussurra parole all’orecchio, in una intimità sacrale. I figli, Gina Maria e Mick, vengono quando possono e intanto hanno ripreso gli impegni scolastici. Mick corre pure nei kart, anche se il papà non gli è più accanto. Spesso in ospedale giunge Jean Todt. Il consiglio dei medici è di fargli sentire voci amiche. Todt gli parla in inglese, come ai tempi della Ferrari. Non manca neppure un altro personaggio che era con Michael nei momenti dei trionfi. È Ross Brawn, che arriva periodicamente dall’Inghilterra e si siede vicino a Schumacher, pare facendogli ascoltare le registrazioni audio boxpista, quelle dei GP. Perché i medici dicono che Michael deve riannodare i fili della sua vita, con i suoni, le voci. Lui respira immobile, forse sente (molti che si sono trovati nel suo stato hanno rivelato a distanza di tempo che udivano tutto), forse no. Ma bisogna insistere e non accettare il peggio. Nessuno può dire se, e quando, Schumi si risveglierà. Ma intanto è vivo, percepisce qualche stimolo e magari sarà solo questione di tempo, di affetto che può riportarlo verso il risveglio, verso un abbozzo di sorriso, verso una ipotesi di normalità.

A marzo sulla stampa tedesca i medici non erano per nulla ottimisti sulla salute di Michael.  Nelle settimane scorse i medici che curano il pilota, sottoposto a due interventi chirurgici per il grave trauma cranico e per l’emorragia cerebrale, hanno annunciato l’inizio di una fare di risveglio del paziente, così come ribadito anche dalla sua agente Sabine Kehm. Ma, secondo Tipu Aziz, professore di neurochirurgia presso l’Unviersità di Oxford, la situazione «non fa ben sperare». «Il fatto che non si sia (ancora, nda) svegliato implica che l’infortunio è stato molto grave e che un pieno recupero è improbabile», ha dichiarato l’esperto. Secondo il dottor Aziz i medici di solito impiegano solo pochi giorni per risvegliare un paziente dal coma. «Se non ottengono poi segnali positivi diventa tutto molto preoccupante», ha spiegato il neurologo, aggiungendo che i medici di Schumacher probabilmente stanno effettuando regolarmnete scansioni cerebrali per cercare segni di attività del cervello nonostante tali segnali siano difficili da rilevare in una situazione in cui il paziente è sedato.

LE POCHE SPERANZE – Tuttavia, qualche speranza per i familiari e i fan del pilota arrivano da altri medici che considerano ancora prematuro sbilanciarsi, nonostante siano passati già due mesi dal ricovero del paziente. «Circa il 90% dei recuperi viene effettuato entro 9 o 12 mesi, quindi è ancora presto», ha dichiarato in queste ore il dottor Anthony Strong, neurochirurgo presso il King’s College di Londra, che comunque ribadisce come più tempo si trascorra in coma pìù difficoltoso diventa il recupero. Si tratta delle stesse preoccupazioni espresse, infine, dal dottor Colin Shieff, neurochirurgo al National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra, il quale sostiene che anche altre parti del cervello di Schumacher che non sono state direttamente colpite nell’incidente potrebbero con il passare del tempo mostrare segnali negativi che in una fase inziale non si erano manifestati. Non resta che continuare a tifare.

LA SMENTITA – «Michael si trova sempre sempre in una fase di risveglio. La situazione clinica e’ immutata». Lo scrive Sabine Kehm, manager di Michael Schumacher, che dal 29 dicembre è ricoverato all’ospedale di Grenoble, in seguito a una caduta sugli sci. «Ogni informazione medica, che non è confermata dall’equipe sanitaria o dal management – aggiunge – deve essere considerata infondata». (ANSA).

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