La bambina malata che non ha più i sintomi dell’Hiv

Una bambina americana nata con l’Hiv e curata subito dopo la nascita con un’aggressiva terapia antiretrovirale, undici mesi dopo non ha mostrato più alcuna traccia dell’infezione. La notizia, resa nota a Boston durante al 21esima Conferenza sui Retrovirus e le Infezioni Opportunistiche (CROI 2014), era da tempo attesa da medici e ricercatori che studiano le potenzialità del trattamento precoce. Una possibile conferma, dopo il primo caso annunciato nel marzo dello scorso anno dal medico del Johns Hopkins Children’s Center, Deborah Persaud.

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Come ha spiegato il Washington Post, non mancarono perplessità quando la dottoressa rese noti ad Atlanta i risultati sorprendenti riscontrati su un bambino del Mississipi. Il neonato, sieropositivo, era stato apparentemente curato proprio attraverso un trattamento farmacologico aggressivo, appena trenta ore dopo la nascita, come spiegò il quotidiano americano. Eppure alcuni medici obiettarono come non ci fossero sufficienti prove per sostenere che il bambino del Mississipi fosse realmente infetto alla nascita, nonostante le conferme degli esperti. La stessa Oms (o Who, in inglese), ovvero l’Organizzazione mondiale per la Sanità , spiegò di voler attendere risultati simili. Adesso, dopo l’annuncio del secondo caso, riprende la speranza di ottenere una remissione della malattia quando questa viene trattata precocemente.

I BEBÈ CON HIV E IL TRATTAMENTO PRECOCE ALLA NASCITA: IL SECONDO CASO – Appena quattro ore dopo la sua nascita da una madre sieropositiva e che non si curava, i medici hanno deciso di replicare il trattamento dei colleghi del Mississippi. Tutto attraverso una combinazione di tre diversi farmaci antiretrovirali (Azt, 3TC, nevirapine). Un trattamento aggressivo, con un dosaggio più alto di quello solitamente consigliato nel caso di bebé di madri sieropositive, non sottoposte a terapia durante la gravidanza. I medici non hanno mai interrotto il trattamento, come ha spiegato Yvonne Bryson (docente di pediatria della facoltà di medicina dell’Università della California) a Los Angeles. Il medico, tra i consulenti che ha partecipato alla cura del piccolo, ha mostrato i risultati: dopo diversi mesi di terapia, il virus sembra scomparso. Tanto che i medici non sono riusciti a trovare tracce dell’Hiv nel sangue del piccolo paziente o in altri tessuti.

I RISULTATI –  Audra Deveikis, pediatra al reparto di malattie infettive del Miller Children’s Hospital Long Beach, dove la bambina è nata, cominciò ad applicare il trattamento alla neonata (con alte dosi del farmaco) ancor prima di avere i risultati del test dell’Hiv, considerato come fosse altamente probabile il contagio dalla madre. I risultati, arrivati qualche giorno dopo, furono positivi. «Quel che è stato più notevole con questa bambina è stata la rapidità con cui il virus è sparito: i test del Dna erano negativi quando aveva sei giorni e sono rimasti tali», ha spiegato il dottor Bryson, precisando come la bambina sia ancora in trattamento antiretrovirale. «In questa fase non si può ancora parlare di guarigione o di remissione, dato che la terapia è ancora somministrata. L’unico modo per scoprirlo sarebbe interrompere il trattamento antiretrovirale».

IL PRECEDENTE – Non è il primo caso, considerato il già citato precedente del neonato del Mississipi. Il bambino, sieropositivo, è apparentemente guarito dopo esser stato trattato con antiretrovirali trenta ore dopo la nascita. Adesso, tra pochi mesi, dovrebbe anche partire un nuovo studio clinico che coinvolgerà circa 60 neonati sieropositivi, che saranno sottoposti a terapia antiretrovirale entro 48 ore dalla loro nascita. Nell’attesa che i risultati riscontrati nei due bambini americani possano essere confermati.

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